Agnelli: «La Juve esiste solamente per vincere»
I vertici bianconeri a Montecitorio. Il presidente: «È il gruppo che conta». Marotta: «I campioni passano, la società rimane»
Il mantra del momento è in una frase: «I campioni passano, la Juve resta». La pronuncia per primo il padrone di casa, Francesco Boccia, il presidente dell’associazione parlamentare Giovanni Agnelli Juventus club, che vive il suo giorno di festa a Montecitorio, ci si buttano a riempirla di contenuti anche Andrea Agnelli e Beppe Marotta. Il presidente bianconero ci arriva scandendo il ragionamento. «Per la Juventus esiste un unico risultato, che è quello della vittoria. Non lo dico per arroganza ma con legittima ambizione. Noi competiamo per vincere poi la differenza la fanno le persone. E’ il gruppo che fa la differenza. Il gruppo unito». E «La voglia di vincere della società che resta intatta», aggiunge Marotta. Boccia condisce il tutto con una specie di filastrocca fatta con le partenze che la Juve ha saputo metabolizzare in questi anni: Pogba, Tevez, Morata, Pirlo, Bonucci…
CAMPIONI E RISCHIO Agnelli non fa nomi e cognomi, non parla di mercato, anzi serve l’assist a Marotta, che però preferisce buttare il pallone in calcio d’angolo: non è il momento di parlare. Ma nel discorso del presidente è l’idea stessa di campione, quello che se n’è andato e quello che deve arrivare, che deve inserirsi in un contesto preciso: «Il grande problema di chi fa calcio è di mantenere il proprio status, la Champions per noi, la serie A per qualcun altro, la B per altri ancora. Dunque, come si fa? Si deve investire, ma non si compra un giocatore per vanità, piuttosto per cercare di ridurre il rischio sportivo » . Per questo, Agnelli cita i dirigenti: Marotta, ma anche Pavel Nedved e Fabio Paratici: «Loro sono il cuore pulsante della leggenda. E ci si renderà conto forse fra una decina di anni di quello che abbiamo fatto in queste sei stagioni».
CHAMPIONS E SUPERBOWL I parlamentari provano a intercettare qualche voce: ma è vero che Bonucci non sarà sostituito? E quando arriverà Bernardeschi? E Matic? La stretta attualità incalza, ma Agnelli fa un discorso sul sistema calcio, «ancora governato da norme definite quando era ancora un gioco e che invece oggi è un comparto industriale». Il suo slogan è: «Legati alle tradizioni, ma con un occhio al futuro». Questo è il pallone che immagina. E che dovrà cambiare le sue regole: «Serve una riflessione a livello europeo sul calcio professionistico per raggiungere un modello più virtuoso entro i prossimi 15 anni». Un pallone che ancora, per esempio, ne deve inseguire un altro. «Prendete due grandi avvenimenti globali come il Super bowl e la finale di Champions. La Champions è più vista, gli appassionati di calcio sono molti di più, ma il Superbowl ha 5 miliardi di diritti contro l’1,4 della Champions».
MONITO E a proposito di Champions, il presidente juventino firma un « monito » : non spassiamocela troppo con le quattro squadre nella massima competizione europea, perché si fa presto a ridiscendere. «E il successo di oggi potrebbe diventare un boomerang». La festa continua, ma senza esagerare. Anche perché Agnelli resta fedele allo stesso manifesto: «Niente passato. Per noi contano solo le sfide da affrontare».
FORSE FRA UNA DECINA DI ANNI SI CAPIRÀ QUELLO CHE È STATO FATTO
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