Finale all’attacco E adesso i due giorni della verità
Chateauneuf-sur-Isere: un puntino sulla mappa stradale. Niente di più. Un paesino che arriva a stento a 4.000 abitanti. Non è famoso. Eppure è il punto chiave di tutta questa storia.
SOFFIO Mancano una ventina di chilometri al traguardo di Romans-sur-Isere ed è lì che la 16a tappa del Tour decolla. Parola d’ordine: ventagli. Sky aveva studiato bene le previsioni e l’Astana pure. Sapevano che il vento (prima laterale da destra, poi a favore) sarebbe stato un fattore importante — raffiche fino a 65 all’ora — e che quello sarebbe stato il punto chiave. La formazione britannica apre le danze, il solito monumentale Kwiatkowski trascina Froome. E Fabio Aru, messo nella giusta posizione da Valgren e Lutsenko, è prontissimo. Romain Bardet un po’ meno e deve ringraziare Oliver Naesen che lo riporta dentro: «Mi hai salvato la vita», gli dirà. Uran pure è dentro e così i primi quattro della classe (in 29”) continuano nella marcatura a uomo. È il quinto, Dan Martin, a finire nella rete: la Quick Step, che pure ha dovuto mettere in conto i problemi fisici di Stybar e Vermote, si attira critiche per avere sacrificato degli uomini, rimasti in appoggio a Kittel (arrivato a 16’19”), in lotta per la maglia verde, mentre l’irlandese perde 51”. A 1’33” arriverà Contador, già fuori dai giochi per la maglia gialla, mentre vanno a casa Philippe Gilbert e il neozelandese Bennet, che era 12°. Negli ultimi 12 km Froome è andato a 54,7 km orari di media, Martin a 52,5. Anche la lotta per il successo di giornata è appassionante: Daniele Bennati ci prova ai meno 2 ed è ripreso a 700 metri dalla fine, poi Michael Matthews fa il bis del successo di sabato a Rodez, stavolta su Degenkolb. Nota sulla sicurezza: un paio d’ore prima dell’arrivo era stato individuato uno zainetto sospetto e un’area vicino al traguardo era stata sgombrata.
BENE Fabio Aru nel vento si è esaltato, anche se non era quel maestrale che spesso spazza il cielo della sua Sardegna. In squadra erano stati svegli fino a tardi per studiare le previsioni, l’allenatore Maurizio Mazzoleni mandato in avanscoperta sul percorso aveva comunicato via
58,7 I chilometri di salita (sui 183 totali) che i corridori trovano oggi da La Mure a Serre Chevalier
radio di stare in campana proprio all’uscita del paesino. «Il Tour è questo — spiega il campione d’Italia, raggiunto dalla famiglia —. Era la prima tappa dopo il riposo, e tutti avevano voglia di andare forte. È stata una tappa in stile fast and furious. Il wattaggio medio è stato molto elevato (oltre 230, ndr). Mi è servita l’esperienza, avevo già vissuto tappe ventose come quella del Ventoux lo scorso anno. Situazioni che capitano in poche altre gare. Devi farti trovare pronto sempre, non solo in salita. I miei compagni mi hanno tenuto davanti tutto il giorno e li ringrazio».
Anche Froome era soddisfatto e sereno, con una piccola ‘osservazione’ alla TrekSegafredo: «Hanno cercato di fare il ventaglio mentre stavo mangiando, forse non era proprio il momento giusto». La maglia gialla si prepara per i due giorni sulle Alpi «i più duri di questo Tour, se visti insieme. Se arrivassimo così alla cronometro, sarebbe Uran il mio avversario principale. Mi sento sempre meglio e potrei attaccare per incrementare il vantaggio». Oggi il meteo avverte di possibili temporali sul Galibier, tetto del Tour a 2.642 metri: arriva dopo Croix de Fer e Telegraphe, a 28 km dal traguardo. Cime del mito che si godrà sul posto il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron. Cime che ispirano Fabio Aru: la maglia gialla è a soli 18”. «Lo sforzo di oggi (ieri, ndr) potrebbe restare nelle gambe di qualcuno. Delle salite che ci aspettano in questi due giorni, la più dura è l’Izoard (arrivo in quota di domani, ndr), per le pendenze più che per l’altitudine. Sarà bello vedere come andrò». Lo prendiamo come un auspicio. Vai Fabio.