«Froome è il favorito ma deve salire di livello Fabio lo vedo sul podio»
«Situazione nuova per Chris, riceverà molti attacchi. Bardet costretto a muoversi. In montagna il più forte è Landa»
Tutti si ricordano del finale pazzesco del 1989. E come potrebbe essere altrimenti? Quel Tour de France era cominciato il primo luglio e si era concluso domenica 23: esattamente come questo. Ma sui Campi Elisi l’ultimo giorno non andò in scena una passerella per i velocisti, bensì una crono di 24,5 chilometri che fu teatro di uno dei ribaltoni più clamorosi della storia non solo del ciclismo ma dello sport: Greg LeMond superò il francese Laurent Fignon e conquistò il Tour de France per appena 8 secondi. L’americano aveva già vinto tre anni prima, e nel 1990 avrebbe servito il tris. Tre Tour come Chris Froome. Oggi Greg commenta la Boucle per Eurosport e in una camionetta ben piazzata all’arrivo — fornita di provvidenziale aria condizio
nata — ci parla di questi giorni decisivi: «Froome è ancora il favorito. Però…».
Però, Greg?
«Sui Pirenei non è stato il miglior Froome in salita. Se non sale di livello, i suoi rivali hanno delle possibilità di detronizzarlo. Se invece andrà forte come negli anni passati, è più dura».
I primi 4 sono in 29 secondi. Analizziamo pregi e difetti di ognuno e cominciamo da Froome.
«Sky è la squadra più forte e Chris può contare sulla cronometro. Ma riceverà molti attacchi, perché in tanti possono sperare. Le altre volte affrontava le ultime salite in grande vantaggio e molti erano scoraggiati in partenza. È una situazione nuova».
Come vede Aru?
«Fabio mi piace. È dinamico, aggressivo, ama attaccare. Peccato che abbia la squadra meno forte. L’occasione per lui è l’arrivo in salita sull’Izoard. È lì che può fare la differenza, poi ho sentito che lo conosce bene perché si allena spesso lì».
Di Bardet che cosa pensa?
«Sta correndo bene, è quello che finora ha sbagliato di meno. La Francia è tutta per lui, ma non mi sembra stia soffrendo la pressione. La squadra è forte, sono ancora al completo e tutti nei primi 70 della classifica. Sia lui sia Aru pagheranno a cronometro. Sono obbligati a fare qualcosa prima».
E Uran?
«Ha corso sempre lontano dai riflettori, nessuno lo considerava anche dopo la vittoria di Chambery. Un vantaggio. A crono va meglio di Aru e Bardet ma non sarà sul livello di Froome».
Che cosa si aspetta da queste due tappe alpine?
«Dipenderà più dai corridori che dal percorso. Nel senso che affronteranno salite dure ma non durissime. Domani (oggi, ndr) la Croix de Fer è difficile, ma è lontana dal traguardo. Il Telegraphe è medio, il Galibier non ha pendenze impossibili. E l’Izoard… c’è la novità che è il finale di tappa, ma ci sono ascese più difficili. Quando lo facevo io, saliva compatto un gruppo di 20 corridori».
Adesso che Dan Martin ha perso 51 secondi nei ventagli, il quinto è Mikel Landa. Come lo vede?
«Aspettavo che me lo chiedesse! Mi sembra che in salita sia quello che vada meglio di tutti».
Però è compagno di Froome…
«Sì, però va via da Sky a fine anno. Sulla carta, sarà leale e cercherà di aiutare il capitano, cercando allo stesso tempo di salire sul podio. Ma se invece trovasse la grande giornata in montagna, magari attacca e guadagna molto. Attenzione!».
Dunque Greg, riassumendo?
«Froome favorito, ma non troppo. Aru può salire sul podio: ha una bella occasione, peccato per quei secondi che ha perso a Rodez ma è pienamente in corsa. E occhio a Landa».
«ARU MI PIACE: SULL’IZOARD PUÒ FARE LA DIFFERENZA» «URAN? NESSUNO LO CONSIDERAVA: UN VANTAGGIO»