Lausitzring, basta corse sulla pista maledetta
1Il 20 agosto l’ultima gara di Superbike, poi sarà un centro prove. Qui nel 2001 morì Alboreto e Zanardi perse le gambe
Chiude una pista per noi maledetta. Dal nome impronunciabile e quasi sinistro: Lausitzring. Il circuito tedesco ospiterà l’ultima gara il 19-20 agosto, quando vi correrà il Mondiale Superbike. Poi basta. Diventerà un centro prove, come quello di Nardò, destinato alla sperimentazione delle auto a guida autonoma. E la notizia sarebbe destinata a un trafiletto, se non fosse che all’EuroSpeedway, di proprietà della Dekra, storico sponsor di Michael Schumacher, sono legati ricordi bruttissimi e purtroppo indelebili per gli italiani, nonostante questo simbolo motoristico del Brandeburgo sia ora destinato all’oblio sportivo.
CIAO MICHELE Era il 2001, l’anno che avrebbe cambiato la storia del mondo, con l’attacco terroristico alle Torri Gemelle di New York. E, pochi mesi prima dell’11 settembre, per la precisione il 25 aprile, l’automobilismo italiano viveva una tragedia perdendo Michele Alboreto, l’ultimo pilota di «casa» a fare innamorare Enzo Ferrari. Il campione milanese stava provando l’Audi R8, una barchetta destinata alla 24 Ore di Le Mans, in un test proprio al Lausitzring, quando la sua vettura (forse per una foratura) decollò contro le recinzioni come un aeroplano. Alboreto morì, a 45 anni. Aveva sfiorato il Mondiale di F.1 nel 1985, battuto dalla McLaren di Alain Prost e (anche) dalla fragilità della Ferrari. Poi, finita la carriera nei GP e passato all’Endurance, nel 1997 aveva trionfato a Le Mans con la Porsche del team Joest, diventando l’uomo scelto dall’Audi per gettare le basi di quello che sarebbe un ciclo di trionfi, ma senza di lui.
IRONMAN Il 15 settembre 2001, pochi giorni dopo l’attentato, la F.1 era invece di scena a Monza per le qualifiche del GP d’Italia, con la rossa di Schumacher dipinta a lutto sul musetto, quando dal Lausitzring arrivò la notizia dell’incidente di Alex Zanardi. Il bolognese era in testa alla gara europea di Formula Indy, quando all’uscita dai box dopo un pit stop si intraversò e fu travolto dall’auto di Alex Tagliani, che disintegrò il muso della sua Reynard, amputandogli le gambe. Alex si salvò, grazie a 15 operazioni e ai medici di Berlino. Nel 2005 sarebbe tornato a correre (e a vincere) con Bmw nel Mondiale Turismo, diventando poi un atleta capace di conquistare 4 ori nel ciclismo ai Giochi paralimpici. L’uomo d’acciaio che conosciamo.