La Gazzetta dello Sport

Manca la firma del ministero, tiro a segno nel caos

1Non ancora ratificata dalla Difesa la nomina di Obrist. E Campriani va al Cio nel settore doppia carriera sport-scuola

- Valerio Piccioni

Il tiro a segno italiano rischia la chiusura. «Ora andiamo agli Europei di Baku, ma al nostro rientro fermeremo le attività se non arriverà la ratifica», avverte il presidente federale Ernfried Obrist. Il decreto con la sua nomina (fu eletto a ottobre) non c’è, lo deve firmare il ministero della Difesa «sentita la presidenza del consiglio dei Ministri», come non c’è un atto che vada in direzione contraria. «Una situazione all’italiana», dice Malagò in Giunta e in Consiglio Nazionale. Dove Obrist prende la parola: «Il Coni ci sta aiutando. Ma non possiamo più andare avanti: la situazione è sconcertan­te». La Federazion­e ha ora inoltrato una «diffida» al ministero della Difesa per accedere gli atti. Altrimenti c’è il rischio del ricorso al Tar. MENTRE CAMPRIANI... Tutto ruota intorno alla doppia veste dell’Unione Italiana Tiro a Segno, ente pubblico (e quindi sottoposto al limite dei due quadrienni, Obrist è al quarto) e federazion­e sportiva. Per ora il Governo ha scelto di non scegliere. Il tutto mentre Niccolò Campriani vola a Losanna per un anno di lavoro al Cio nel settore della dual career (la doppia carriera studio-sport di alto livello). Con Malagò che spera pubblicame­nte in un suo ripensamen­to verso Tokyo 2020... E a proposito di mandati, sono state stabilite le regole per il raggiungim­ento del famoso 55 per cento (all’origine del caso canoa) per l’elezione di un presidente federale che viene da più di due mandati: per stabilire la percentual­e, conteranno le schede bianche ma non le nulle.

IUS SOLI E GIUSTIZIA Il presidente del Coni ha parlato anche di Ius soli: «Il mondo dello sport aspetta la legge con impazienza perché troppo spesso giochiamo a carte impari, per non dire truccate». E si è soffermato pure sulla giustizia sportiva, dopo le ultime puntate dello scontro fra il procurator­e dello sport Enrico Cataldi e i tribunali federali: «Sono due mondi contrappos­ti e il Coni non tifa. I tecnici hanno cominciato a studiare le istanze manifestat­e da Cataldi, il che non vuol dire che saranno tutte accolte, ma si sta andando in quella direzione». Quanto al caso Schwazer, e allo scontro fra giustizia tedesca e procura di Bolzano, che ha protestato contro la scarsa quantità del campione (10 millilitri e solo della provetta «A») inviato in Italia per l’analisi del Dna, Malagò non interviene: «Sono un funzionari­o pubblico, ho le mie opinioni personali, ma qualsiasi mia posizione rischiereb­be di essere strumental­izzata».

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Ernfried Obrist, 74 anni, rieletto presidente Uits a ottobre 2016

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