La Gazzetta dello Sport

Lazzari, highlander Spal «Sempre qui per Semplici»

- Matteo Pierelli INVIATO AD AURONZO (BELLUNO)

E’rimasto solo lui. Manuel Lazzari è l’unica traccia che rimane del gruppo partito dalla Seconda Divisone (2013-2014) e arrivato in quella Serie A che la Spal non assaporava da 49 anni. L’esterno di Valdagno, 23 anni, è l’uomo perfetto per Semplici: spinge molto, ma all’occorrenza mette grande intensità nella fase difensiva. Forse è anche per questo che è rimasto a Ferrara, nonostante le tante richieste. «E’ una città in cui mi trovo bene, la società è seria e ambiziosa e non vedo perché dovrei andarmene. Certo, Semplici è stato l’allenatore che mi ha fatto fare il salto di qualità e non c’è dubbio che la sua presenza abbia pesato sulla scelta di rimanere alla Spal».

Spal di cui Lazzari è un fedelissim­o…

«Si, sono rimasto l’unico che ha fatto il triplo salto, ma io c’ero anche la stagione precedente: nel 2012-2013 giocavo nella Giacomense, da cui la Spal ha preso il titolo sportivo».

Da allora la scalata è stata continua. Anche per Lazzari.

«E pensare che a un certo punto ho pensato di smettere. Ero un ragazzino, avevo 14-15 anni e da qualche anno giocavo nelle giovanili del Vicenza, che a un certo punto aveva deciso di non confermarm­i. Ci rimasi malissimo. Per fortuna i miei genitori mi hanno sempre sostenuto e mi hanno anche insegnato a credere in me stesso. Così sono ripartito dalla Serie D: prima Montecchio Maggiore e poi Porto Tolle. Da li è cominciato tutto».

L’anno scorso il debutto in B, ora si sale ancora di un gradino.

«Ho fatto una buona stagione: rendimento costante e nove assist, ma potevo fare meglio a li-

MI HA FATTO TIRAR FUORI IL CARATTERE, ERO MOLTO TIMIDO MANUEL LAZZARI SUL SUO ALLENATORE

vello realizzati­vo».

In effetti zero gol segnati in una stagione non è un bel vedere...

«Mi manca un po’ di cattiveria sotto porta, questo è vero, però i miei punti di forza sono altri: mi piace soprattutt­o saltare l’uomo, andare via in velocità e poi servire in area l’attaccante».

Tutte qualità che le ha insegnato Semplici.

«Lui è quello che mi ha fatto diventare un giocatore profession­ista. A livello caratteria­le e in campo ero molto timido, lui mi ha tirato fuori il carattere che avevo dentro e che faticavo ad esprimere. Ma soprattutt­o ha corretto le lacune che avevo in fase difensiva».

Fase difensiva che sarà un fattore molto importante per le squadra che vogliono salvarsi.

«E’ il nostro obiettivo stagionale e ce la metteremo tutta. Credo che saranno 6-7 le squadre coinvolte, tra cui noi e le altre neopromoss­e».

Guardando un po’ più su la lotta scudetto?

«Il Napoli ha il gioco più spettacola­re di tutti, il Milan ha speso tanto prendendo giocatori di livello internazio­nale, ma secondo me la Juve resta ancora la grande favorita, anche se dietro ha perso un totem come Bonucci. A proposito un rammarico ce l’ho».

Quale?

«Non vedrò da vicino Dani Alves, il mio idolo. Mi sono sempre ispirato a lui».

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