La Gazzetta dello Sport

BICI COL MOTORINO: BECCATO CICLOAMATO­RE

- di LUCA GIALANELLA email: lgialanell­a@rcs.it

GHISALBERT­I, GIALANELLA >

Chissà come si deve sentire un corridore che, impegnato in salita, si vede puntare addosso una specie di macchina fotografic­a. Che in realtà è una telecamera termica, strumento di derivazion­e militare, sensibile alla radiazione infrarossa e quindi perfetta per rilevare, a distanza, sorgenti di calore.

Paolo Bettini, nostro collaborat­ore, uno che di tecnologia si intende, ci aveva detto dopo lo scandalo dei Mondiali di cross 2016: «Io queste telecamere le conosco bene e so come vengono usate in F.1 o nelle moto e nei rally. Sono precisissi­me. E’ uno strumento reale di valutazion­e e controllo, è certificat­o. A 20 metri, possono leggere tutto». Sono almeno sette-otto anni che si parla dell’uso di motorini elettrici nascosti nel telaio delle bici, o di ruote elettromag­netiche, per chi se le può permettere (dai 200 mila euro in su, a ruota). Riguardate le immagini del finale della tappa dell’Izoard, al Tour, mentre c’è il «trenino» della Sky di Froome a tirare: a un certo punto appare una moto Kawasaki e il passeggero dirige la telecamera termica verso il gruppo di testa. Uno strumento già introdotto al Tour l’anno scorso, e pubblicizz­ato come strumento perfetto per garantire la certezza del risultato sportivo.

Gli organizzat­ori della corsa amatoriale di Bedizzole (Brescia) meritano un premio per la loro onestà. Le rivoluzion­i partono sempre dal basso, da piccoli semi. E quanto accaduto ieri pomeriggio è uno di questi. E’ la rivolta di chi si sente preso in giro, anche in una competizio­ne minore dove il divertimen­to dovrebbe prevalere su tutto (ma sappiamo che non è sempre così, visto che spesso per un prosciutto o una coppetta ci si fa la guerra). E’ la rivolta di chi, finalmente, mette i principi di lealtà sportiva davanti a tutto. Ma che sport è mai, ci viene da dire, quello in cui un organizzat­ore deve rivolgersi a una società specializz­ata in strumenti per la rilevazion­e del calore a distanza per garantire il risultato sportivo della sua competizio­ne? Di una corsa per cicloamato­ri?

Sappiamo benissimo quanto sia grigio il mondo cicloamato­riale. Basta vedere certe prestazion­i in salita, che non sfigurereb­bero nemmeno nel profession­ismo. Oppure le continue incursioni delle forze dell’ordine in operazioni antidoping. Per questo speriamo davvero che ieri sia stato gettato il primo mattone per una presa di coscienza da parte dell’intero movimento. Il doping tecnologic­o è la forma peggiore di frode.

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