«Nel tubo c’era il fuoco» Smascherato l’amatore col motorino nella bici
una gara del Csi, controlli con le telecamere termiche ai primi cinque: nel tubo piantone della Argon18 di Alessandro Andreoli è stato trovato il «doping tecnologico»
Il francese David Lappartient, presidente della Uec (Unione europea del ciclismo), tra i punti cardine della sua candidatura alla presidenza dell’Uci ha inserito la lotta al doping tecnologico. Sono in molti a pensare che sia persino peggio del doping classico. Per loro il doping tecnologico è una minaccia vera e seria, da combattere. Tra questi gli organizzatori francesi dell’Aso, tanto che al Tour le telecamere termiche erano spesso in mezzo al gruppo. Ma questo tipo di apparecchi sono praticamente inutili per le ruote «dopate». Altri, invece, sostengono che i motorini non esistono, non ne volevano neppure sentire parlare: «Figuriamoci se esistono. Ma dai!». Nemmeno si parlasse di ufo, di realtà aliene.
LA SVOLTA Ieri, però, il fatto che potrebbe cambiare la storia. A Bedizzole, in provincia di Brescia, era in programma una gara di cicloamatori organizzata dal Csi (Centro sportivo italiano). Partenza e arrivo dal Bar Sport, in cima a una delle prime colline moreniche del Garda. In zona da un po’ di tempo, tra i vari gruppi d’allenamento ma anche al termine delle garette, si parla di prestazioni monstre, di velocità non normali, di chi viaggia sul filo dei cinquanta come se fosse Merckx, di chi fa troppo lo spavaldo. E di bici: superleggere (persino di 3,9 kg), superveloci, super... Comunque non regolamentari. Così quelli del Csi stavolta si sono organizzati e si sono presentati con una telecamera termica per controllare i primi cinque dell’ordine d’arrivo. «Avevamo avuto alcune segnalazioni precise e ci siamo mossi di conseguenza — spiega Emiliano Scalfi, vice presidente e direttore tecnico del Csi provinciale —. Guardando, abbiamo visto che nel tubo piantone della bici di un corridore sembrava ci fosse il fuoco».
COLPEVOLE Il «corridore» in questione è Alessandro Andreoli, 53 anni di Rovato, tesserato per la Tokens-Bettoni di Costa Volpino, Bergamo, vincitore in stagione di alcune corse, ma ieri terzo. Suo fratello Mauro aveva corso nei dilettanti e nel 1982 vinse il Balestra. «Abbiamo invitato il corridore ad andare con due nostri giudici in un nostro centro autorizzato per controllare la bici, ma a quel punto lui ha ammesso la sua colpa. Dentro la bici (una Argon 18, ndr) ha un motorino». «Sono andati mirati — afferma il fratello del “moto-ciclista” — e credo di sapere anche chi ha fatto la segnalazione. Vedremo come andrà a finire». Finirà che Andreoli verrà squalificato, poi un giorno magari tornerà a correre. Per lui il difficile sarà superare l’enorme brutta figura.
I PRECEDENTI Che siano i vecchi motorini inseriti nel tubo piantone o le ipertecnologiche ruote, poco cambia. La differenza sostanziale tra i due sistemi sta nel prezzo d’acquisto, dai 6-7 mila euro per una buona bici motorizzata nel primo caso ai 200mila euro di una ruota che gira da sola. E in giro, soprattutto di motorini, ce ne sono tanti: usati in gara, in allenamento o nelle semplici passeggiate. Così tanti che Istvan Varjas, l’ingegnere ungherese inventore del meccanismo, più volte ha detto: «Datemi le classifiche, dalle gare dei professionisti a quelle delle granfondo, e io ve le riscrivo». Una boutade, hanno sempre pensato in molti. Anche perché finora era stata beccata solo una ragazzina in Belgio. A un giro dal termine del Mondiale di Zolder 2016, gli ispettori stopparono la 19enne Femke Van Den Driessche. L’origine del male sembrava essere la famiglia, dove più di uno aveva avuto qualche piccolo problema con la giustizia. L’anno prima, al termine della MilanoSanremo, c’era stato un tentativo di blitz da parte dei Nas sul furgone della Tinkoff-Saxo, ma le verifiche non vennero fatte per un vizio di forma. Ancora prima, il 3 settembre 2014, alla Vuelta c’era stata la caduta di Hesjedal. Ricordate il video di quando, con la bici a terra, la ruota nemmeno rallentava? E adesso?
Prestazioni sospette e bici «taroccate» hanno fatto scattare l’allarme E’ la prima volta in Italia. Il corridore sotto accusa ha ammesso le colpe