La Gazzetta dello Sport

Dall’acqua al crac Atac A Grillo non conviene liberarsi della Raggi?

1Sindaca nel mirino per il dissesto dell’azienda di trasporti L’immobilism­o frutto del “contratto” M5S. Col Pd è bagarre

- di GIORGIO DELL’ARTI gda@vespina.com

Quale sarà la corda a cui verrà impiccata la giunta Raggi? Quella dell’acqua, che all’ultimo s’è deciso di non razionare in attesa che a settembre i dati relativi al lago di Bracciano siano migliorati? O quella dell’Ama, la municipali­zzata dei rifiuti, ottomila dipendenti e 850 milioni di fatturato, di cui 770 realizzati grazie alle rimesse del Comune, costretto ogni anno a coprire le perdite? Oppure quella dell’Atac, 12 mila dipendenti, un miliardo e tre di debiti, mantenuta dalla mano pubblica con un milione e mezzo di versamenti al giorno?

1 La giunta Raggi sta per essere impiccata?

Forse no. Ma forse sì. Sergio Rizzo ha scritto ieri di un asse inatteso che s’è formato tra Andrea Mazzillo, assessore al Bilancio e fino a qualche giorno fa fedelissim­o della sindaca, e Marcello De Vito, presidente dell’assemblea comunale, lega- to invece alla nemica della Raggi, Roberta Lombardi. Se due che dovrebbero sedere su sponde opposte si mettono d’accordo, significa che i tempi si fanno difficili per la capitana. Mazzillo ha restituito la delega alle Politiche abitative e ha deciso di dar battaglia a Virginia per il fatto che tutte le decisioni a Roma sono prese nel chiuso di una stanza e su indicazion­e dei due che con Roma c’entrano poco o niente, vale a dire Grillo e Casaleggio jr. Queste decisioni finora non hanno prodotto nulla di buono e lo dimostra proprio il caso del direttore generale dell’Atac, Bruno Rota, che se n’è andato sbattendo la porta. Rota aveva miracolosa­mente salvato l’Atm, l’azienda degli autobus di Milano. Ma a Roma ha potuto combinare poco. I grillini lo accusano di aver dormito sugli allori e di non aver licenziato nessuno dei dirigenti incapaci, lui ha risposto che dalla giunta gli sono arrivate solo sollecitaz­ioni ad assumere o a promuovere. Assumere o promuovere «i soliti noti», cioè gli amici dei governanti attuali. Ha poi detto che l’Atac è fallita e che non resta che portare i libri in tribunale. Idea in voga da almeno cinque anni, senza che si sia mai messa in pratica.

2 L’Atac è al cento per cento del Comune, no? E può una società pubblica fallire?

Il fallimento finora è stato evitato con le ricapitali­zzazioni. Cioè si prende il denaro dei contribuen­ti (vale a dire i soldi miei e suoi) e lo si mette dentro l’azienda. L’ultimo a procedere in questo modo è stato Ignazio Marino: mise 200 milioni come Comune di Roma e stornò in favore dell’Atac un credito di 300 milioni che aveva verso la Regione Lazio. Soldi buttati al vento, si direbbe a questo punto. Gli ultimi stipendi sono stati pagati per miracolo e a quanto pare nessuno è più disposto a prestare soldi all’azienda, che non è evidenteme­nte in grado di restituirl­i. Stanno venendo meno anche le coperture assicurati­ve e le capacità di manutenere autobus, tram e metropolit­ana. A Roma, nell’ultimo anno e mezzo, sono andati a fuoco mentre erano in servizio 18 autobus. Record mondiale, credo.

3 Non si tratta di miserie che precedono l’arrivo della Raggi?

Senz’altro sì. La giunta grillina però non ha fatto nulla in questo anno di amministra­zione. In campagna elettorale Virginia, per accaparrar­si i voti delle partecipat­e, definì il sistema romano e l’Atac in particolar­e un «fiore all’occhiello della città». Una volta salita in Campidogli­o, poteva dare lei il buon esempio della svolta, intanto tenendosi i capi dell’Atac che aveva trovato Marino e che parevano capaci di fare il loro mestiere. La sindaca fece in modo di buttarli fuori e per il resto lasciò correre. Perché invece non dare il segno della svolta, varando un piano lacrime e sangue che la facesse finita con le parentopol­i e i giri-truffa? I biglietti falsi, le mense gestite dai sindacati con fatturazio­ni per milioni di euro mai documentat­e, l’assenteism­o dilagante con i doppi o tripli lavori del personale anche durante il servizio, eccetera eccetera. O quelli del Movimento 5 Stelle non erano venuti per cambiare il mondo?

4 Perché non riescono a combinare niente?

C’è quel contratto che obbliga la Raggi a fare quello che dicono Grillo e Casaleggio. Altrimenti rischia di dover pagare una penale da 150 mila euro. Pizzarotti a Parma s’è salvato ed è stato rieletto proprio perché non ha esitato a liberarsen­e. Idem la Appendino, a parte l’incidente di piazza San Carlo: non è politicame­nte ancora morta perché non ha firmato nessuna impegnativ­a.

5 A Grillo non converrebb­e sbarazzars­i della Raggi?

C’è una corrente, dentro l’M5S, che preme per un colpo di scena. Grillo resiste perché teme di pagarla cara alle prossime politiche. Non si chiede come mai i consensi per il Movimento siano in calo? Può darsi però che i consiglier­i comunali grillini taglino la testa al toro e facciano cadere Virginia cominciand­o a votarle contro (e chi se ne frega di Beppe). L’asse Mazzillo-De Vito farebbe intraveder­e proprio questo. Ma ieri il caso Atac è anche diventato terreno di scontro politico tra Pd e l’M5S. Renzi attacca: «Nell’azienda dei trasporti di Roma i grillini, che dovevano fare la rivoluzion­e, invece fanno come gli altri, anzi peggio: raccomanda­ndo gli amici degli amici». La sindaca Raggi annuncia querele.

Bruno Rota, 62 anni, è l’ex direttore generale di Atac: aveva assunto l’incarico in aprile. Rota è stato al timone di Atm a Milano dal 2011 al 2017 ANSA

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ANSA Virginia Raggi, 39 anni e l’assessore ai Trasporti Linda Meleo, 29, al vernissage dei nuovi bus Atac in novembre
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