La Gazzetta dello Sport

Moscon si fa in tre «In fondo i Mondiali sono gare normali»

Dopo una super Vuelta, per il trentino triplo impegno iridato: domani con Sky, poi la crono prima del gran finale

- Ciro Scognamigl­io cscognamig­lio@gazzetta.it twitter@cirogazzet­ta

La Norvegia per Gianni Moscon non è una terra straniera. E non lo sarà mai, perché è qui che il 23enne trentino ha conquistat­o i primi successi da pro’: tappa e classifica finale dell’Arctic Race del 2016. Ora Gianni ci è tornato per i Mondiali. È il primo degli azzurri ad esserci arrivato e l’unico atteso da un triplo impegno: cronosquad­re domani con Sky, crono individual­e mercoledì da campione d’Italia in carica, prova in linea domenica 24 come uno degli uomini di spicco del c.t. Cassani. La recente Vuelta, in cui è stato sensaziona­le in appoggio al capitano Chris Froome, vincitore a Madrid, ne ha cambiato dimensione: la modalità «grande talento» si è evoluta rapidament­e in quella di «certezza». Elogi unanimi e dibattito aperto sulle possibilit­à che potrebbe avere in futuro nei grandi giri oltre che nelle classiche (quest’anno era stato ottimo 5° nella Parigi-Roubaix).

Moscon, lei ha realizzato che la sua dimensione è cambiata?

«Per la verità, non troppo. Da atleta sei sempre nella tua bolla. Queste sono più consideraz­ioni da addetti ai lavori, o da commenti sui social. Io non ci sto a pensare troppo».

Si è sorpreso per quanto è andato forte?

«In alcuni giorni mi sono stupito, sì. Sull’arrivo in salita di Calar Alto, per esempio. O, prima, nella tappa che ha vinto Lutsenko a Alcossebre. Ora sono un po’ stanco, ma mi sento abbastanza bene. Penso di essere pronto per i Mondiali».

Obiezione: Sky la sta spremendo troppo. Lei che cosa dice?

«No. Il lavoro logorante è quello che fai quando devi tirare 100 chilometri in testa al gruppo e io non l’ho mai fatto. Chiaro che anche in salita “meni”, ma per un periodo di tempo limitato. Poi ti sposti. In questi anni Sky (ha il contratto per le prossime due stagioni, ndr) mi ha fatto crescere bene, con gradualità. Il percorso che sto seguendo è quello giusto».

Altra obiezione: facendo sia la cronosquad­re sia la crono individual­e, non rischia di arrivare stanco alla prova in linea di domenica?

«No, stiamo parlando di sforzi di un’ora. Non penso che mi condizione­ranno, la forma c’è. Ormai il lavoro che si doveva fare per arrivare bene è stato fatto. C’è poco da inventare».

Per ciascuno di questi impegni, che ambizione ha?

«Da tempo sapevo di fare parte della rosa per la cronosquad­re di Sky. Il team ci tiene molto (con Gianni ci saranno Kiryienka, Doull, Kwiatkowsk­i, Thomas e lo stesso Froome; ndr) e il percorso impegnativ­o è buono per noi. Puntiamo al titolo (nel 2016 a Doha vinse la Quick Step, ndr). Nella crono individual­e, non saprei bene dove posso collocarmi perché è la prima volta che ne disputo una a questi livelli. Per la gara in linea... i favoriti sono altri ma il livello medio della nostra Nazionale è molto alto».

Moscon, nella prova in linea Under 23 al Mondiale di Ponferrada, tre anni fa una caduta la privò di un risultato importante. Brucia ancora?

«Sinceramen­te, no. Ponferrada mi sembra talmente lontana... Sul momento di sicuro provai delusione, ma non è un Mondiale Under 23 che ti cambia la vita».

Norvegia per lei significa già vittorie, quindi bei ricordi. Come l’ha ritrovata? Fa così freddo?

«Sì, è già la terza volta che vengo qui e i ricordi sono belli. Quanto al meteo, finora abbiamo trovato due giorni di tempo bello finora. Con questo clima, i paesaggi sono davvero affascinan­ti. Il meteo peggiorerà, poi nel prossimo weekend potrebbe ritornare abbastanza buono».

Ma quei 500 chili di salmone che aveva vinto all’Arctic Race poi che fine avevano fatto?

«Abbiamo fatto una cena in ritiro con la squadra, poi ho organizzat­o un pranzo con i miei tifosi. In totale, avranno mangiato almeno 200 persone».

Moscon, con che animo si presenta a questi 8 giorni iridati? E’ tranquillo o nervoso?

«Tranquillo. In fondo i Mondiali sono delle gare normali».

Prego?

«Ma sì, nel senso che alla fine ci sono tutti gli anni, come le classiche monumento. La differenza è quella maglia in palio che poi porti tutto l’anno».

Beh, non è poco...

«No. Ma io sono fatto così. La consapevol­ezza di essermi preparato bene mi basta per farmi stare tranquillo alla vigilia di qualsiasi prova. Poi non resta che gareggiare...».

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