Parte «Antidoping» l’inchiesta sportiva secondo la Rai
Studio Antinelli, argomenti scomodi e taglio da cinema Stasera si parlerà di immigrazione
Dopo «90° minuto» e la «Zona mista», che cosa c’è? L’«Antidoping». È il nuovo programma che scatta oggi su Rai 2 alle 19, dopo i gol e tutto il resto. «Antidoping» da una parte ironizza con il cognome del conduttore, Alessandro Antinelli, ma soprattutto cerca di interpretare ciò che si vede in controluce, verificare se tutto è come sembrava in una prima lettura alla fine di una partita, in una storia o nella vita di un personaggio.
OPTÌ POBÀ A POTENZA Più che di approfondimento vuole essere un programma di inchiesta, si parte giocando duro, affrontando il tema dell’immigrazione. C’è anche nel calcio, invade i vivai e spinge speranze e bidoni, di alcuni spesso non si conoscono il nome vero e l’età, altri vengono lasciati al loro destino senza scrupoli. Uno scandalo senza fine. «La tratta» è il titolo di questa prima puntata che si snoda tra filmati, interviste e anche intercettazioni crude e crudeli. L’inchiesta parte da Prato ed è arricchita dalle interviste a Godfred Donsah, centrocampista ghanese del Bologna , suo padre era arrivato in Italia su una barca dieci anni fa, e al camerunense Joseph Minala, oggi alla Salernitana, abbandonato alla stazione dopo false promesse. In primo piano anche la storia della squadra di rifugiati Opti Pobà di Potenza: una volta sbarcati in Italia si sono riuniti attraverso quel pallone magico che rotola. Questo e altro nella prima puntata in uno studio costellato dalle opere dell’artista calabrese Mario Sposato: oggetti e opere riciclati che offriranno lo spunto per scandire il tempo. «Io sono l’ultimo anello di un grande lavoro — dice Antinelli — il nostro racconto sarà in stile cinematografico, cercheremo di scavare il più possibile nelle varie situazioni, il taglio è simile a quello di Carlo Lucarelli, per rendere l’idea. Mi sbilancio: un programma così non si è mai visto nello sport della Rai».