Stavolta ci pensa Mario Un altro gol pesante per salire a quota Ibra
Decisivo il croato che non molla mai. In bianconero ha segnato gli stessi gol (26) dello svedese nello stesso numero di presenze (92)
Mario Mandzukic è l’uomo dal sacrificio facile: quello che gli dici fa, dove lo metti sta, qualsiasi compito gli affidi, lui lo svolge nel miglior modo possibile. Lunedì, quando la Juventus si è allenata all’Allianz Stadium, Massimiliano Allegri a un certo punto ha detto al suo attaccante: «Mettiti in porta, che a te ci penso io». L’allenatore calciava e Mandzu parava, magari con uno stile rivedibile ma con grande efficacia. Ieri il guerriero croato è tornato ad attaccare la porta e ha segnato il secondo gol stagionale. Dopo un primo tempo sonnacchioso e poco eccitante, la Juventus ha trovato il suo apriscatole contro una Fiorentina a chiusura ermetica: un gigante di un metro e novanta tutto muscoli e nervi che sa mettersi al servizio della squadra. Un esemplare raro di centravanti che non vive per il gol, ma per la squadra. Che mette il bene comune davanti alla soddisfazione personale.
RAGGIUNTO IBRA Contro la Fiorentina Mandzukic ha unito l’utile al dilettevole: tanto lavoro sporco, un continuo su e giù per la fascia sinistra, che ormai è il suo habitat naturale, ma anche un gol da attaccante puro, quello che in fondo non ha mai smesso di essere. Anche se si spolmona di più e gravita meno in zona porta, l’istinto è sempre quello del rapace. Così quando ha visto Cuadrado ricevere palla sulla destra, Mandzukic si è appostato sul secondo palo, in attesa. Ha osservato Higuain sfiorare il pallone, ha messo la testa davanti a Gaspar, entrato giusto in tempo per macchiarsi di responsabilità sul vantaggio bianconero, e poi ha schiacciato il pallone in porta. Se Higuain non gira, se Dybala si prende una partita di pausa, se la squadra è chiusa e ingolfata, ci pensa il centravanti factotum a risolvere i problemi e scacciare via i guai. Ogni tanto tocca agli altri mettersi al suo servizio. Cuadrado l’ha fatto di nuovo intorno al 20’, quando gli ha confezionato un altro cross interessante: tocco da distanza ravvicinata e pallone respinto quasi sulla linea di porta. Poteva essere doppietta, ma Mandzukic non è un ingordo: va bene così, ne basta uno purché sia sufficiente a vincere. Adesso sono 26 centri con la Ju- ve: raggiunto Ibrahimovic dei tempi bianconeri (stessi gol e stesse presenze, 92), mica uno qualsiasi. Quasi tutti pesanti.
EQUILIBRATORE Mandzu a Barcellona non c’era, fermato da una botta presa qualche giorno prima contro il Chievo, e la Juventus ne ha risentito. Nel 4-2-3-1 brevettato l’anno scorso, e diventato subito l’abito preferito della Signora, lui è l’equilibratore, quello che dà peso e sostanza, che si sdoppia e si sacrifica. Anche per questo Allegri in Champions ha inserito un uomo in più a centrocampo, perché nessuno in quella posizione può garantirgli lo stesso lavoro. «Gli ho regalato 10 anni di vita – dice spesso il tecnico – da giovane faceva l’esterno, grazie a me è tornato ragazzino». Mandzukic ringrazia nell’unica maniera che conosce: correndo e facendo gol.