La Gazzetta dello Sport

Inzaghi e la favola Lazio «Credo alla Champions e voglio restare in alto»

- Stefano Cieri INVIATO AD AMATRICE (RIETI)

Ad Amatrice, un anno dopo. Dodici mesi fa la Lazio portava la propria solidariet­à alla gente colpita dal terremoto del 24 agosto 2016. C’erano anche Simone Inzaghi e Igli Tare. Letteralme­nte sconvolti nel vedere quella cittadina, nella quale tante volte si erano recati, completame­nte distrutta. Era ottobre e ad Amatrice si cominciava a ricostruir­e. E anche loro, fatte le debite proporzion­i e senza che ciò suoni blasfemo, stavano ricostruen­do una Lazio uscita a pezzi da una stagione negativa e poi disorienta­ta dal pasticcio Bielsa. SOGNI E REALTA’ Un anno dopo Inzaghi e Tare sono tornati ad Amatrice per ricevere il premio «Manlio Scopigno», come miglior tecnico e miglior direttore sportivo dell’ultima A. A loro la ricostruzi­one è riuscita in pieno. Quella di Amatrice è molto più complicata. Ma la rinascita, come ha sottolinea­to il sindaco Sergio Pirozzi, è cominciata. Ed è iniziata proprio dallo sport, con la recente inaugurazi­one del nuovo palazzetto. «E presto riavremo pure lo stadio. Il mondo del calcio ci è stato vicino. In particolar­e i club di Serie A. Tutti tranne Inter e Juve, però...», ha punzecchia­to Pirozzi. Che poi ha ammonito: «Siamo ripartiti, ma tanto c’è ancora da fare». Un concetto che vale pure per Lazio, come hanno sottolinea­to Inzaghi e Tare. Fieri di come la loro creatura

cambia: via il 4-2-3-1, si lavora al 3-5-1-1. Dalla Romania il figlio d’arte: «Mi aspettavo si stia comportand­o, ma attentissi­mi a restare con i piedi per terra. «Dobbiamo chiederci - ha osservato Tare - perché Roma e Lazio negli anni abbiano vinto meno di quanto avrebbero potuto. E la risposta è che nella capitale si vive tutto in maniera esagerata, le vittorie come le sconfitte». Tradotto: guai a parlare di Champions per la Lazio. «Aspettiamo marzo - ha frenato il d.s. -. Se saremo ancora nella posizione in cui ci troviamo ora va bene, adesso è troppo presto». Ma l’orgoglio per quanto fatto c’è tutto: «Mi dà fastidio quando si parla della Lazio come sorpresa. Sono anni che raccogliam­o risultati. Abbiamo giocato otto finali, vincendone la metà (due Coppe Italia e due Supercoppe italiane, ndr). Siamo una realtà solida e una delle squadre che gioca meglio in Italia». Grazie anche a talenti scoperti da lui, come Luis Alberto. «Stavo seguendo un altro del Deportivo, Lucas Perez. Ma dopo le prime partite sono rimasto colpito più da Luis Alberto e l’ho preso».

COME MAESTRELLI A trasformar­e in oro le buone intuizioni del d.s. è un allenatore che, da quando si è accomodato sulla panchina biancocele­ste, sta facendo squadra-tecnico-club pronto D.S. BIANCOCELE­STE

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LAPRESSE Simone Inzaghi, 41 anni, tecnico della Lazio dall’aprile 2016
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GETTY Massimo Rastelli, 48, dal 2015 al Cagliari

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