La Gazzetta dello Sport

Castro musica e gol «Ho cantato Diego ora tocca al Chievo»

1La canzone per Maradona gli ha portato bene (2 reti alla Viola): «Voglio dedicarne una a Campedelli»

- Guglielmo Longhi

Ha cantato davanti all’Arena, come un artista di strada. Ha suonato una serenata a Messi, girando per la città con la sua maglia. Ha dedicato una canzone a Totti il giorno dell’addio e una a Maradona, che l’ha ringraziat­o. E dopo la doppietta contro la Fiorentina, Lucas Castro, apprezzato canta-calciatore del Chievo, ha detto che è stato Diego a guidarlo.

E’ vero che ha pianto leggendo le sue parole?

«Pianto no, ma mi sono commosso, mi è venuta la pelle d’oca. Maradona resta un mito per un argentino».

Nella canzone ricorda le parole del telecronis­ta dopo il famoso gol all’Inghilterr­a e si chiede: “¿de qué planeta viniste?”

«Perché Diego arriva da un altro pianeta».

E lei?

«Dalla Terra: sono uno giocatore normale».

Diego era grande amico di Fidel, il suo omonimo. Le sarebbe piaciuto conoscerlo?

«Sinceramen­te no».

Come nasce la passione per la musica?

«Sempre avuta, qualcosa che c’è nel sangue. Appena posso, prendo la chitarra. E magari esco a suonare».

A chi dedica la prossima canzone? Forse a Campedelli che ha appena festeggiat­o i 25 anni di presidenza?

«Buona idea: è una brava persona, ha costruito una società seria e organizzat­a. Che ogni anno migliora».

Ma non è un allegrone: verrebbe a cantare con lei davanti all’Arena?

«Non credo, è timido, vero, ma a volte si lascia andare con noi: scherza e ride».

A proposito: quanto guadagna quando si esibisce in strada?

(ride) «Niente: dovrei portarmi il cappello per gli euro...».

Canta spesso con Franco Zuculini, centrocamp­ista del Verona.

«L’ho conosciuto qui dopo aver giocato col fratello Bruno al Racing club. Abbiamo scoperto di amare la musica: lui suona il piano, io la chitarra».

L’Hellas sta faticando, quest’anno ci sarà anche il derby in Coppa Italia. Il Chievo è favorito.

«Saranno belle sfide, mancano alla città. E chi ha detto che siamo più forti? Due anni fa abbiamo pareggiato e poi perso».

Inglese in Nazionale.

«Bravo, se lo merita. Peccato che andrà al Napoli».

Definisca il Chievo.

«Una squadra tosta che gioca semplice e corre tanto».

Anche se l’età media è la più alta del campionato?

«Abbiamo un bravo preparator­e (Roberto De Bellis, ndr)».

La stagione migliore? Lei gioca anche da trequartis­ta.

«Preferisco fare la mezzala, partire da dietro, arrivare di corsa. Mi adatto: a Catania facevo l’esterno alto nel 4-3-3».

«Quella dei 6 gol a Catania e l’anno scorso al Chievo».

Differenze tra le due squadre?

«Il Catania ha un centro sportivo da top club, il pubblico è più caldo e c’è una sola squadra».

C’è ancora qualche senso di inferiorit­à verso il Verona?

«Mai avuti: i nostri tifosi crescono ogni anno. Va bene così».

In estate era stato seguito dal Torino.

«Sì, ma non si è mai arrivati a qualcosa di concreto».

Se la chiamasse una grande?

«L’ambizione di salire c’è sempre, ma qui sto benissimo (ha firmato fino al 2021, ndr)».

Cosa rappresent­a Maran per Castro?

«L’ho avuto due anni a Catania, mi ha dato fiducia facendomi capire il calcio italiano».

Il Catania degli argentini.

«Papu, Barrientos, Izco, Bergessio: un gruppo straordina­rio. Al Chievo sono rimasto solo, dopo la partenza di Bizzarri, Spolli, Izco. Peccato…».

Una curiosità: è mai stato a Castro, la perla del Salento?

«Non la conosco: in vacanza torno sempre in Argentina con la famiglia».

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