Ventura: «Italia fuori dal Mondiale? Una catastrofe»
1Il c.t. difende il proprio lavoro, ma è d’accordo con Malagò che parla di «tragedia sportiva»
Ormai è solo una questione di sfumature lessicali perché, man mano che i playoff per la qualificazione al Mondiale si avvicinano, il vocabolario calcistico, in caso di flop, si fa sempre più drammatico. Un mese fa il presidente federale Carlo Tavecchio aveva parlato di «apocalisse», ma l’accostamento non ha convinto Giovanni Malagò, numero uno del Coni, che su «Radio Anch’io lo Sport» ha precisato: «La parola apocalisse la lascerei a chi si occupa di fatti diversi e più importanti, come la religione. Se la Nazionale non andasse al Mondiale sarebbe una tragedia sportiva per il nostro Paese. Solo nel 1958 in Svezia non ci qualificammo. L’aritmetica ci fa capire che andremo agli spareggi. Essere testa di serie non garantisce di trovare una squadra materasso, tantomeno la certezza di giocare la partita di ritorno in casa. Inoltre le due gare si disputeranno a pochi giorni l’una dall’altra. Di tutte le cose che possano capitare a un presidente di federazione, è da non augurarsi che non si riesca a qualificare, anche se l’infortunio di Belotti preoccupa».
La virata da apocalisse a tragedia invita all’uso corretto dei sinonimi che, sul dizionario Treccani, associano «tragedia» a: «Catastrofe, disgrazia, dramma, sciagura, sventura». Con queste premesse il c.t. Gian Piero Ventura salta sul primo traghetto in ordine alfabetico e ammette cupo: «Sono d’accordo. Prima si è parlato di apocalisse, poi di tragedia, io dico invece catastrofe». Ma la chiosa successiva è da notare. «Esclusa la prima partita persa con la Francia, ad appena 48 ore dal mio arrivo, quando non conoscevo neppure i nomi di alcuni giocatori, a oggi abbiamo fatto 8 vittorie, 2 pareggi e una sconfitta. Metterei la firma su un nuovo filotto del genere». Ventura non ha torto, però i ragionamenti prevalgono sulle emozioni, tanto più in un Paese di c.t. dove l’infortunio di Belotti ha riportato a galla le nostalgie di Balotelli, Zaza, Giovinco, Chiesa e altri ancora. Le idee di Ventura — che pure deve occuparsi di Macedonia e Albania — sono però più complessive. «Se affronti squadre più forti, per colmare il gap occorre una organizzazione feroce. Una volta c’erano i blocchi. Se ci fossero 9 giocatori italiani del Napoli andrebbe bene. Ma, mentre una volta ce n’erano dieci della Juve, adesso ne ho un paio per squadra. Non posso naturalizzare l’Atalanta. Comunque il mio sistema di gioco in assoluto è uno dei più semplici, e la squadra ha voglia di saperne sempre di più».
Meglio così, perché i problemi non mancano persino in difesa. «Quello che offre il campionato lo avete sotto gli occhi, ma non dobbiamo piangerci addosso, qui deve essere una oasi felice in cui si apprende. Nei club se l’allenatore perde va a casa, negli stage invece si può insegnare. Da noi ogni squadra ha sue peculiarità, mentre l’80% delle squadre inglesi gioca, invece, sempre alla stessa maniera ma a velocità supersonica. Chelsea-City è stato uno spot per il calcio, che va giocato a duemila all’ora. Quello è per ora è un modello irraggiungibile: ci sono ore e ore di lavoro contro parole e parole. Sarri parla di finestre? Quando ho chiesto tre giorni in più prima della Spagna è scoppiata una guerra parlamentare. Devono essere la Figc o la Fifa a prendere in considerazione l’idea. Le Nazionali ci sono sempre state; se tu hai una top squadra hai dei nazionali».
A rincuorare Ventura (che come Malagò sposa una Var «migliorabile, ma che ha risolto miriadi di problemi, anche se devo documentarmi
sul caso del gol annullato alla Juve»), ci sono le parole di Immobile e Insigne, affamati di Mondiale. «Non ho paura degli spareggi, anzi non vedo l’ora di giocarli — dice l’attaccante della Lazio —. Mi dispiace per Belotti, sarebbe un peccato non averlo al fianco». Non fa drammi neppure Insigne. «I playoff non mi fanno paura, cercheremo di affrontarli nella maniera migliore possibile». Buono a sapersi, altrimenti — in chiave Mondiale — per il calcio italiano sarà apocalisse/ tragedia/catastrofe (barrare il sostantivo prescelto).