C’è la Tre Valli Ultima chiamata per le italiane ancora a zero
1Record negativo: in questa stagione le nostre squadre hanno vinto (poco) solo all’estero
Nella gloriosa storia del nostro ciclismo si sta stabilendo un triste primato: nessuna squadra italiana, quest’anno, ha ancora vinto una corsa in Italia. La Tre Valli Varesine di oggi, la Milano-Torino di giovedì e Il Lombardia di sabato diventano così una specie di ultima chiamata per togliere quello zero imbarazzante mai verificatosi prima. Ma non sarà una missione facile perché già oggi, nella corsa sulla carta più abbordabile delle tre pur con un parterre di partecipanti decisamente qualificato, i favoriti si chiamano Sonny Colbrelli e Diego Ulissi, entrambi in forza a team arabi (Bahrain-Merida e Uae-Emirates). A meno che la riserva azzurra Marco Canola o Francesco Gavazzi, in evidenza nelle ultime corse, si inventino il colpaccio.
Va sottolineato, peraltro, che questa è anche la stagione in cui il contingente di squadre italiane è al minimo storico: nessuna formazione nostrana figura nel World Tour e quattro sono Professional. L’Androni-Sidermec, fra queste, è quella che in stagione ha ottenuto i risultati migliori. Il team di Gianni Savio (25 vittorie: 9 in Francia, 8 in Romania, 6 in Cina, 1 in Venezuela e Slovacchia) ha quasi conquistato la Ciclismo Cup (che dà diritto a partecipare al prossimo Giro d’Italia) ed è attualmente al 2° posto del Europe Tour Ranking dell’Uci guidato dalla francese Cofidis. Dietro all’Androni viaggia la Nippo-Vini Fantini con 10 successi: 3 in Giappone, 2 in Cina e Romania, 1 in Usa, Svizzera e Olanda. Ancora più dietro la Wilier: 40° posto e 5 misere vittorie tra Cina, Malesia (2) e Francia (1). La squadra messa peggio è senza dubbio la Bardiani-Csf: 64° posto nel ranking e 4 successi tra Croazia (2), Usa e Malesia (1), risultato negativo che stona per vari motivi. I Reverberi che per la loro squadra ingaggiano solo corridori italiani «doc», nelle passate stagioni hanno ottenuto grandi soddisfazioni mentre quest’anno quello che si ricorda di più è la doppia positività di Ruffoni e Pirazzi alla vigilia del Giro. Il paradosso è che c’è una squadra che in Italia ha vinto due corse: l’Amore&Vita, a segno con Danilo Celano al Giro dell’Appennino e con Marco Zamparella nel recente Memorial Pantani. Però la squadra di Ivano Fanini, di categoria Continental e al gradino 58 del ranking Uci, pur essendo di matrice italiana è però affiliata in Albania.
Le possibili cause di questi risultati negativi le spiega Roberto Amadio, che per una ventina di stagioni ha guidato team dell’elite mondiale. «Il ProTour ha cambiato il mondo del ciclismo — dice il 54enne dirigente veneto —. Le squadre Professional hanno difficoltà a ingaggiare o trattenere i buoni corridori. I ragazzi di qualità puntano ai grandi team, a far parte della prima fascia internazionale. Poi da noi ci sono anche buoni tecnici, ma le strutture sono abbastanza deboli. Una debolezza sostanzialmente legata alle differenze di budget. Fatto sta che alle corse si nota sempre di più la differenza di qualità tra i vari corridori. Negli ultimi due-tre anni il divario tra le categorie è diventato enorme, una voragine. Non so neanche se ha ancora senso che squadre così differenti partecipino alle stesse corse». Parole che suonano come un campanello d’allarme. Qualunque sia l’esito di quest’ultima settimana di corse italiane.