A TUTTO SHEVA
L’ITALIA E IL MONDIALE Con l’Ucraina non voglio incontrarvi al playoff In Russia dobbiamo andarci insieme IL NOSTRO CAMPIONATO Questo Napoli è rivoluzionario Sarri equivale a un Sacchi 2.0 La Juve però è più forte come rosa e società IL DERBY DI MILANO
«E ccomi!». Il solito sorriso, un’educazione d’altri tempi e tanta umiltà, nonostante abbia scritto pagine uniche nella storia del Milan e del calcio internazionale in generale. Andriy Shevchenko ci raggiunge, come promesso, nell’ultima fila di un aereo speciale, pieno di fenomeni del recente passato, diretto a Tbilisi, a casa Kaladze, dove venerdì scorso si è giocata una spettacolare gara di beneficenza per aiutare il popolo georgiano, colpito da una serie di incendi devastanti. In volo pure Maldini, Totti, Zanetti, Cordoba, Boban, Costacurta, Albertini, Cafu, Rivaldo, Crespo, il c.t. dell’Under 21 Di Biagio, Toni, Simic, Dida, Seba Rossi, Abbiati, Ambrosini, Dino Baggio, Ba, Angelo Carbone, Favalli, Jankulovski, Di Livio, Delvecchio, Candela, Vierchowod. Avversari e compagni di una vita «tutti grandi campioni - continua Sheva -, amici, gente che ho rispettato tanto e dalla quale ho ricevuto affetto e appunto rispetto. Che partite! Che tempi! Che giocatori!».
Andriy Shevchenko, oggi c.t. dell’Ucraina, il rischio di un playoff con l’Italia è serio.
«Speriamo di no, e non è solo una questione tecnica».
Cioè?
«Amo l’Italia, mi sento italiano. È da quando sono bimbo che ho il vostro Paese nel cuore»
Racconti.
«Venni undicenne per un torneo giovanile, giocammo ad Agropoli e rimasi incantato dalla gente, dal modo di vivere, da tutto. Rientrai a casa con la convinzione che un giorno avrei vissuto a lungo in Italia».
Insomma, Italia da evitare anche per una questione di cuore?
«Proprio così e non sono sentimenti di circostanza».
Non è quindi casuale che il suo staff, a partire dal vice Tassotti, sia molto italiano?
«L’Italia è l’università del calcio dal punto di vista tattico. La serie A propone novità ogni anno, e io attingo moltissimo. Mauro per me è poi sempre stato un punto di riferimento in ogni senso, anche umanamente. Ci capiamo con uno sguardo».
Torniamo alle sue qualificazioni mondiali: per evitare l’Italia basta vincere il girone, e quindi bisogna fare bottino pieno contro Kosovo e Croazia.
«Sarebbe perfetto se andassimo insieme in Russia, ma il cammino è ancora lungo per noi. La Croazia ha individualità eccezionali, e penso soprattutto a Modric, oltre ai vari Perisic, Mandzukic e Brozovic».
In pratica vi giocherete tutto proprio con Modric e compagni.
«Calma, nella mia testa per ora c’è solo il Kosovo».
Ha un solo punto in classifica...
«Se non si vince in Kosovo, e parecchio bene, di fatto non c’è un domani...».
Che percentuale di qualificazione dà ai suoi ragazzi?
«Abbiamo concrete speranze, siamo in costante crescita e sapremo giocarci le carte giuste».
Un bel salto di qualità rispetto all’ultimo Europeo.
«Sì, considero positivo questo percorso, a prescindere da come andrà poi il discorso qualificazione. Abbiamo preso la squadra dopo un Europeo disastroso: zero punti, zero gol fatti e giocatori moralmente a pezzi. Siamo ripartiti da una si-
tuazione difficile, senza contare i tanti problemi extracalcistici»
E dopo oltre un anno di lavoro qual è il bilancio?
«Lavoriamo con metodologie moderne, abbiamo avuto il massimo appoggio dalla federazione e dai ragazzi. In campo siamo già una squadra vera, con idee chiare e il bene comune davanti a qualsiasi individualismo. Oggi invece siamo in grado di giocarcela con chiunque».
Yarmolenko e Konopljanka le stelle?
«Hanno qualità ed esperienza, ma le mie squadre non dipenderanno mai dai singoli. Non si va lontano così, l’ho imparato in Italia. O hai Messi oppure devi prima di tutto essere solido, organizzato e con un’identità ben precisa. Stiamo gettando basi importanti, il lavoro va completato e mi piace questa esperienza».
A chi si ispira Sheva allenatore?
«A tutti e a nessuno in particolare. Voglio essere Shevchenko e basta, vorrei essere riconosciuto per la serietà del mio lavoro. Amo comunque osservare e raccogliere le cose migliori di chi ha più esperienza di me. Lobanovski era per esempio la scienza applicata al calcio quando nessuno nemmeno immaginava certe metodologie. Ancelotti è perfetto nei rapporti umani, Capello è per me la stabilità a 360 gradi, mentre Mourinho è il manager per eccellenza. Ho imparato anche da Zaccheroni, che aveva idee nuove, diverse, e da esterno ho apprezzato parecchio Lippi, unico nel creare un gruppo organizzato, compatto e affamato».
Prende la rincorsa da c.t. per poi iniziare con i club? C’è la serie A nei suoi piani?
«Sono orgoglioso di aver scritto pagine storiche del calcio italiano da giocatore, e un domani vorrei fare altrettanto da allenatore, questo è certo».
Il nostro calcio sembra intanto in difficoltà, ed è forte il timore di non arrivare in Russia.
«Un Mondiale senza l’Italia perderebbe sapore, io sono convinto che ce la farete. E comunque in generale non vedo più una crisi italiana. Secondo me il vostro calcio è tornato a crescere