Aggrappati ai gol di Ciro
Ventura senza il Gallo si affida a Immobile, in gran forma
Poi a un certo punto, a 27 anni, scopri che quell’Inno di Mameli parla di te. Sì, «l’Italia chiamò», e bisogna esserci, bisogna farsi trovare pronti, perché quel fratello del gol con cui — prima al Torino e poi in Nazionale — era bello dividere camera e felicità ha dovuto gettare la spugna, e tu l’avevi capito subito, l’avevi capito dal tono con cui rispondeva agli sms. «Non mi fare scherzi», scriveva l’altro giorno Ciro Immobile ad Andrea Belotti, ma lo scherzo all’attaccante del Torino lo aveva fatto il ginocchio. E così adesso quello «stringiamoci a coorte» diventa quasi un «aggrappati a Ciro». Sarà lui l’attaccante chiamato a portarci al Mondiale, quello con cui superare imperiosamente gli scogli di Macedonia e Albania e quindi provare a fare paura all’avversario che il sorteggio ci riserverà.
NUMERI RECORD I numeri, d’altronde, sono dalla sua parte, se si pensa che Immobile in questo inizio di stagione ha segnato 14 gol in 12 partite disputate. Infatti, 13 sono le reti che ha segnato nei 10 match giocati nella Lazio tra Supercoppa, campionato e Europa League, più una realizzata in Nazionale (1-0 all’Albania) nelle due gare macinate a settembre. Medie stratosferiche, utili a santificare l’acquisto dal Siviglia dell’allora d.s. Monchi — ora alla Roma — che nel 2016 lo ha ceduto alla Lazio per «soli» 9,45 milioni più bonus, ovviamente ignaro dei derby che sarebbero arrivati
CARICA TORINO Ma questi sono giorni d’azzurro, che certificano la ritrovata grandezza dell’ex capocannoniere della Serie A nel 2013-14, appannatisi poi nei trasferimenti al Borussia Dortmund e al Siviglia. Non è un caso, perciò, che Immobile — con i 6 gol segnati in 11 presenze — sia il bomber del ciclo Ventura. Quello che, grazie alla doppietta realizzata un anno fa nell’andata in Macedonia (2-3), salvò parzialmente il c.t. dai nuvoloni polemici. Il ritorno, tra l’altro, si giocherà a Torino, in casa granata, quella in cui Immobile è diventato re del gol in Italia, nell’Anno di Grazia 2013-2014. E se in quella stagione i suoi timbri furono 22 in Serie A, l’annata scorsa si è addirittura migliorato arrivando a quota 23. Non è un caso perciò che Parolo — compagno di azzurro e di biancoceleste — lo racconti così: «Ciro è in un grandissimo periodo di forma, ma non è questione del momento: lui è forte e la sua media gol è sempre stata alta. Alla Lazio gli vogliono bene tutti, dall’usciere di Formello a quello dello stadio, e in queste condizioni si esalta. Insomma, io sono contento di godermelo, perché chi segna un gol a partita fa sempre bene al morale».
ANTIDEPRESSIVO
E infatti l’attaccante si carica l’Italia sulle spalle. «Non ho paura degli spareggi, anzi non vedo l’ora di giocarli. Intanto vogliamo vincere le prossime due partite. Certo, sappiamo che non sarà facile perché la Macedonia all’andata ci ha messo in difficoltà, e in Albania è sempre dura per tutti. Quindi dobbiamo essere pronti e concentrati». Proprio come lo è lui. «Adesso ho raggiunto la massima serenità. Sto bene fisicamente, sto bene con me stesso e sto bene anche con gli altri. Per questo sto facendo cose importanti». Suggerimento: occorre trasferirle di peso anche in azzurro, visto che tra infortuni, apocalissi, tragedie e catastrofi annunciate, il morale della Nazionale sta virando pericolosamente verso il basso. Occorre quindi scacciare in fretta la depressione e ritrovare il sorriso. Si può fare, anche perché il farmaco è a portata di mano e si chiama Ciro. Quello che ha gli occhi chiari e tanta voglia di fare gol.
GLI SPAREGGI? NON VEDO L’ORA DI GIOCARLI, NON HO PAURA CIRO IMMOBILE ATTACCANTE ITALIA