La Gazzetta dello Sport

CREMINI-CANNIBALI E’ IL DERBY DI CREMA

UNA DOLCE ATTESA LUNGA 42 ANNI RIECCO I CREMINI E I CANNIBALI

- LA STORIA di GUGLIELMO LONGHI

Accade nel marzo 1975: Chaplin viene nominato baronetto dalla regina Elisabetta, in Italia è approvata la legge che fa diventare maggiorenn­i a 18 anni, Gustav Thoeni vince per la quarta volta la Coppa del Mondo di sci. E il 9 (una domenica), a 40 km da Milano, si gioca il derby Crema-Pergolette­se. Stasera, 42 anni dopo, lo stadio Voltini sarà attraversa­to da una scossa attesa da troppo tempo. Si tratta dei trentadues­imi di Coppa Italia, partita secca, anticipo della doppia sfida di campionato. Nel Paese dei campanili anche questa è una piccola grande storia da raccontare.

I CANNIBALI Si chiamano così i tifosi della Pergolette­se, soprannome inventato nel 1965 da Carlo Mariani, insegnante e dirigente della squadra rivale. Cannibali perché cattivi? Ma no, la spiegazion­e si è persa col tempo, ma non sembrano esserci riscontri oggettivi perché i derby non sono mai sfociati nella violenza. Piuttosto, divoratori di nomi. La loro squadra ne ha cambiati 4 in più di 80 anni, record unico in Italia. Seguiteci: nel 1932 nasce la Pergolette­se che nel 1975 diventa Pergocrema (si vuole fare chiarezza) che nel 1994 diventa Cremapergo (si pensa alla fusione) che nel 2002 ridiventa Pergocrema (dopo la promozione in D) che nel 2011 dopo il fallimento torna a essere Pergolette­se. Come la Fiera dell’est cantata da Branduardi. La storia gialloblù, e quella nero e bianca, sono un continuo saliscendi. Alvaro Stella, portavoce dei Cannibali: «L’idea della fusione non è stata mai accettata: noi abbiamo la nostra identità e ne siamo orgogliosi». Orgogliosi di questo ritorno alle origini, all’atto di nascita nell’osteria il Pergoletto, luogo simbolo di un quartiere popolare. Stasera alle 20.30 lo stadio sarà pieno (venduti fino a ieri oltre 1.700 biglietti) e diviso in parti uguali. Con la Pergolette­se favorita se non altro perché in campionato ha un punto in più dei rivali con una partita da recuperare.

I CREMINI Si chiamano così i tifosi del Crema: soprannome vagamente ironico. L’avvocato Mario Palmieri si può considerar­e il leader del popolo bianconero e ricorda con fierezza che la loro «è la prima e vera squadra della città, ci siamo dal lontano 1908, abbiamo anche giocato in B nel secondo Dopoguerra. La Pergolette­se è nata in un quartiere (Crema ha 35 mila abitanti, ndr), un po’ come il Chievo». Loro no, arrivano dal centro: almeno così all’inizio, poi le cose sono cambiate, i tifosi si sono mischiati. La storia di questi 16 derby (perfetta parità: 4 vittorie e 13 gol a testa) si nutre di sfottò e sani dispetti, come i manifesti fatti stampare quella volta dai cremini: «Non uscite di casa, in città si aggirano tribù cannibali attirate dall’odore del derby». E la risposta degli altri, condita da una certa autoironia: uno striscione con il disegno di ossa umane. E poi gli spogliatoi dello stadio dipinti di gialloblù, come la curva Sud, un’iniziativa del Comune che ha fatto infuriare i cremini. L’avvocato Palmieri ora fa il conciliant­e e ricorda che «per oltre vent’anni siamo mancati dal Voltini, che del resto è dedicato a un ex presidente del Crema». Loro, i cremini, fanno finta di nulla, di non sapere che non sono i favoriti e sperano che finisca come il primo derby (6 ottobre 1963, 1-1) e non come l’ultimo, in Serie D come oggi (sconfitta 2-1). E si aggrappano al recente passato: «In 10 anni siamo passati dalla Prima categoria alla D, non male». C’è attesa e voglia di derby, se ne parla da settimane, da quando è uscito il calendario di Coppa Italia. A fine settembre, in una cena del Panathlon, sono state fatte le prime prove di derby sereno con i presidenti Zucchi e Marinelli, gli allenatori Porrini e Curti, i capitani Pagano e Manzoni divisi dai colori ma uniti dalla grande emozione per questo

triplete padano destinato a passare alla storia.

BARBAROSSA Su una cosa le due fazioni sono in accordo totale: siamo in provincia di Cremona, ma non confondete­ci con i cremonesi. «Loro sono abitudinar­i e tranquilli, noi molto più attivi», spiega Palmieri che avendo uno studio anche a Cremona deve misurare le parole col bilancino. La verità si perde nella notte dei tempi, a quando (eravamo nel 1160) Barbarossa distrusse Crema con l’aiuto di Cremona. No, non era decisament­e una sfida alla pari.

IL CREMA È NATO ALL’INIZIO DEL SECOLO SCORSO E SI CONSIDERA LA VERA SQUADRA CITTADINA, LA PERGOLETTE­SE HA CAMBIATO NOME 4 VOLTE DAL 1932 A OGGI: IN CAMPIONATO HA UN PUNTO IN PIÙ ED E’ FAVORITA I tifosi sono uniti dall’antipatia verso i vicini di Cremona. Quell’idea di fusione che non è mai piaciuta

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Il gol del gialloblù Pesenti in un derby giocato nella stagione 1969-70

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