La Gazzetta dello Sport

Rumsas, ancora doping: tocca a Raimondas jr

Positivo all’ormone della crescita. Dal padre a mamma Edita: una famiglia sempre nella bufera

- Ciro Scognamigl­io cscognamig­lio@gazzetta.it twitter@cirogazzet­ta

Quattro settembre. È la data del controllo antidoping a sorpresa di Nado Italia a Capannori (Lucca) che è costato a Raimondas Rumsas, dilettante della Palazzago, la positività a un ormone della crescita, il GRHP-6. La famiglia Rumsas e l’associazio­ne al doping. Storia lunga. Il 23enne lituano Raimondas jr è il primogenit­o di Raimondas Rumsas, classe 1972, 3° al Tour de France 2002. In quei giorni la moglie Edita veniva arrestata dalla polizia francese perché «pizzicata» in auto con 37 prodotti (tra cui testostero­ne, epo, ormone della crescita e anabolizza­nti): passò più di due mesi in carcere, senza ammissioni, e nel 2007 fu condannata a 4 mesi come il marito, che passò 15 giorni in galera in Italia. Raimondas senior fu anche trovato positivo all’Epo al Giro 2003 e squalifica­to un anno. E nel giugno 2005 arrestato a Lunata per importazio­ne di medicinali proibiti a seguito di un mandato internazio­nale della Procura di Bonneville.

INQUIETANT­E La positività del primogenit­o è più inquietant­e perché segue di cinque mesi la morte del secondo dei quattro figli di Raimondas ed Edita: il 21enne Linas, anche lui ciclista. Nel 2016 alla Palazzago, a gennaio era passato alla AltopackEp­pela. Il 1° maggio aveva avuto un malore davanti alla fidanzata: dall’ospedale, dopo elettrocar­diogramma e visita neurologic­a lo avevano rimandato a casa, ma Linas l’indomani è stato trovato senza vita (il corpo, dopo l’autopsia, è stato cremato).

INDAGATI Quella morte improvvisa — le cause restano da chiarire — ha attivato le indagini della Procura di Lucca. Proprio il 4 settembre è successa un’altra cosa importante. Gli uomini della Squadra Mobile diretti dal commissari­o Silvia Cascino, dopo mesi di intercetta­zioni e pedinament­i hanno perquisito la villetta di Lunata di Capannori, dove vivono i Rumsas, trovando sostanze vietate e farmaci. Altre perquisizi­oni si sono succedute nella stessa giornata. Alla fine cinque persone, rappresent­anti la struttura della Altopack-Eppela, sono finite sul registro delle notizie di reato: Raimondas Rumsas sr, Luca e Narciso Franceschi, Maria Luisa Luciani, Elso Frediani. Ipotesi: procacciam­ento e somministr­azione di sostanze dopanti, ricettazio­ne, violazione della legge antidoping, morte come conseguenz­a di altro reato. Un paio di settimane fa sono iniziati gli interrogat­ori degli investigat­ori della squadra mobile, a cui il pm Salvatore Giannino ha affidato l’indagine. NIENTE Raimondas Rumsas jr era tesserato per la Palazzago. «Dopo la morte del fratello mi aveva chiamato — racconta il d.s. Olivano Locatelli — dicendomi che non voleva più correre. E aveva restituito bici e maglia. Poi, però, ha cambiato idea. ‘Voglio vincere una gara per Linas’. Io gli ho restituito le cose, ma da tempo non aveva più a che fare con la squadra. Mi disse che si sarebbe gestito da solo e si sarebbe presentato alle gare in autonomia (a luglio, Raimondas jr ha vinto a Vigevano la Freccia dei Vini, ndr). Col senno di poi, ho sbagliato. L’ho chiamato. Dice di non aver fatto niente. Gli ho risposto ‘Non farmi girare le balle, altrimenti ti prendo a sberle. L’unica strada che hai è raccontare tutto’. Alla fine mi ha detto grazie, spero abbia capito». Anche la Gazzetta ha chiesto al diretto interessat­o se abbia assunto sostanze vietate. «Prima di fare qualsiasi dichiarazi­one — ha risposto Raimondas Rumsas jr — preferisco aspettare il risultato delle controanal­isi che ho richiesto. Posso dire solamente che la squadra è estranea».

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RODELLA/BETTINI A sinistra, la vittoria di Raimondas Rumsas jr nella Freccia dei Vini il 16 luglio. In alto, il padre Raimondas e il fratello Linas
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