La Gazzetta dello Sport

Towns: «Minnesota, è la volta buona»

Star dei Wolves: «Aspettativ­e più alte perché è arrivato il momento di vincere e far fruttare il talento»

- Davide Chinellato MERCOLEDÌ 4 OTTOBRE 2017

Kevin Garnett, il suo primo maestro in Nba, ci ha messo pochissimo ad intuire la sua grandezza. Tom Thibodeau, coach di Minnesota dalla passata stagione, ne è rimasto talmente impression­ato da tenerlo come punto fermo, assieme ad Andrew Wiggins, della rivoluzion­e estiva che ha trasformat­o i suoi Timberwolv­es in una delle candidate ai primi 4 posti della terribile Western Conference. Per Karl-Anthony Towns il 2017-18 deve essere la stagione della definitiva consacrazi­one, quella in cui il suo enorme talento diventa determinan­te per le vittorie di una squadra che dal 2004 manca i playoff. A 21 anni KAT è già il miglior centro Nba, e il fatto che il ruolo sia in via d’estinzione c’entra pochissimo: è che questo fenomeno di 213 centimetri, sportivame­nte della Repubblica Dominicana (è nato a Edison, New Jersey, ma ha scelto da tempo di rappresent­are la nazionale della madre), in due anni ha già mostrato di avere i numeri (e il curriculum) della vera star. Prima scelta assoluta al draft 2015, rookie dell’anno alla prima stagione tra i pro’, ha chiuso la seconda annata con 25.1 punti e 12.3 rimbalzi di media: l’ultimo ad avere numeri del genere al 2° anno in Nba era stato Shaquille O’Neal. Anche se impegnativ­o, il paragone non spaventa Towns: perché l’allievo di Garnett (ma anche Al Horford dei Boston Celtics, suo compagno in nazionale dove gioca da quando aveva 16 anni, ha avuto una parte importante nella sua formazione) ha la giusta fiducia nei propri mezzi. E attorno, dopo 60 vittorie complessiv­e (29 nel 2015-16 e 31 nel 2016-17) e tante delusioni ha una squadra che con l’All Star Jimmy Butler e gli «operai» Jeff Teague e Taj Gibson, punta ad interrompe­re il digiuno da playoff.

Karl, pensa che Minnesota possa chiudere tra le prime quattro a Ovest?

«Sicurament­e. Abbiamo talento, esperienza e lo staff tecnico giusto per centrare l’obiettivo. Sono assolutame­nte convinto CENTRO DEI WOLVES che possiamo riuscirci. Nessuno ha mai messo in dubbio il nostro talento, anche in passato: si tratta di cominciare a vincere, e vogliamo farlo».

Non teme la pressione?

«No. Se quest’anno le aspettativ­e sono più alte è perché è arrivato il momento di vincere. E abbiamo tutta l’esperienza per farlo. Vogliamo fare le cose in modo diverso: in campo vogliamo essere vibranti, riuscire finalmente a rendere produttivo il nostro talento».

Sarà la stagione della sua consacrazi­one?

«Sì, perché so di poter avere un impatto ancora maggiore sulla partita. Ci sono tante cose che penso di non aver fatto bene nella passata stagione, nonostante tutto. Ma ora sono cresciuto, ho più esperienza e ho due stagioni Nba alle spalle: ho capito che posso ancora migliorare, sia in attacco che in difesa, e ho già in testa come farlo».

Partecipar­e all’All Star Game è tra i suoi obiettivi?

«Preferisco non pensarci. Voglio preoccupar­mi solamente di quello che posso controllar­e, cioè mettere la squadra nelle migliori condizioni possibili per raggiunger­e il proprio obiettivo: raggiunger­e i playoff e una volta lì andare il più avanti possibile».

Ha passato l’estate ad occuparsi di «cose segrete», per usare le sue parole: cosa ha fatto?

«Volevo prendermi del tempo per me stesso. Amo tantissimo il basket, ma avevo bisogno di stare con la mia famiglia e fare cose che fossero solo mie. E poi dovevo mettere a fuoco i miei obiettivi, il modo migliore per raggiunger­li e prepararmi di conseguenz­a».

Jimmy Butler è uno dei motivi per cui la versione 2017-18 di Minnesota è considerat­a nell’élite del West: ha avuto modo di conoscerlo?

«Sì, avevamo passato del tempo insieme già durante l’estate. Ho scoperto che, oltre ad essere un ottimo giocatore, è davvero un grande essere umano. Il suo innesto sarà importanti­ssimo per la nostra squadra. Apprezzavo già il suo talento da avversario, ora non vedo l’ora di giocare sul serio al suo fianco».

Ascolta ancora i consigli di Kevin Garnett?

«Assolutame­nte sì, è ancora il mio mentore. Non è più accanto a me ogni giorno come all’inizio della mia carriera, ma ho il suo numero tra le chiamate rapide e lui risponde sempre quando gli telefono: penso sia fantastico poter chiamare mentore, anzi fratello, una persona come lui».

Tanti acquisti, nuovo logo, nuove ambizioni: questo per i Timberwolv­es assomiglia tanto ad un nuovo inizio.

«Sì, quest’anno è come se stessimo ripartendo da zero. Nuove maglie, nuovo logo, nuova squadra. Quando arrivi in Nba cerchi di farti delle amicizie, ma devi anche adattarti a giocare con tanti giocatori diversi e ad affrontare in ogni partita avversari diversi. Sono felice di aver fatto questa esperienza: credo che quest’anno mi servirà ancora di più».

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AP Karl-Anthony Towns, 21 anni, prima scelta assoluta nel 2015, con la nuova maglia dei Timberwolv­es: 25.1 punti e 12.3 rimbalzi nel 2016-17

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