La Gazzetta dello Sport

Milano in affanno Risolve Theodore Varese lotta e cede

Pianigiani: «Venivamo da due settimane di lavoro pesante». Caja: «Gara positiva, ma non dalla lunetta»

- Vincenzo Di Schiavi MILANO

Davanti a Bob Morse, Sandro Gamba e Dan Peterson, gente che ha reso leggendari­a questa rivalità giunta all’atto numero 175, Milano s’interroga sulle insidie della propria doppia vita. Piega in volata, grazie ai guizzi individual­i, la fiera resistenza di Varese, indomita vittima sacrifical­e, tanto quanto lo sarà l’EA7 giovedì a Mosca, nell’ouverture di Eurolega, contro il Cska quando, appunto, i ruoli si invertiran­no. Arsenale da corazzata in Italia, vascello tutto da ricostruir­e in Europa dove, carta canta, Milano riparte da ultima della classe. Saper convivere col proprio bipolarism­o diventa la premessa di questo avvio di stagione se si bramano rivincite su tutti i fronti. «A veder giocare Cska e Fenerbahce sembrano di un’altra galassia – riflette Pianigiani –, ma noi andiamo dritti per la nostra strada, anche prendendo legnate, perché lo scopo è quello di crescere sul lungo periodo. Capire cosa ci manca per competere e migliorare. Certo, in Eurolega dovremo tirare meglio di come abbiamo fatto stasera perché almeno quattro tiratori li abbiamo. Segnare 74 punti non basterebbe mai».

LEADER All’appello del coach EA7 rispondo essenzialm­ente i due leader designati, Theodore e Goudelock, anche se a strappi, perché Varese srotola una difesa eccellente per tutta la partita. Così l’Openjobmet­is rimane nel match fino alla fine e solo un’invenzione di Theodore, letale quando veste i panni del solista lasciando quelli del regista che, per una sera, gli vanno piuttosto scomodi e i liberi di M’Baye spengono la ricorsa varesina. «Noi invece in lunetta siamo mancati – riflette Caja – ma la positività di questa partita è superiore al rammarico di quel 10/20 ai liberi. Devo fare i compliment­i ai miei per come si sono battuti seguendo il filo di una difesa che non è mai venuta meno e trovando, a turno, diversi protagonis­ti in attacco. La squadra è stata brava ad assecondar­li».

FIATO SOSPESO Waller e un ottimo Okoye nel primo tempo, Hollis e il redivivo Wells nella ripresa, tengono Milano col fiato sospeso fino alla fine. Brutto e anchilosat­o è il primo tempo dell’Emporio dove la palla gira a rallentato­re affogata in una messe di palleggi. Mai Milano trova lo punto giusto per aggirare la zona che Caja propone a ritmo serrato. «Veniamo da due settimane di carichi di lavoro molto pesanti – spiega Pianigiani, accolto positivame­nte alla sua prima al Forum –. Eravamo un po’ imballati, ma in Italia gli obiettivi cominciano da febbraio in poi e quindi ora fa fede il lavoro prezioso fatto in palestra, perché non avremo altri momenti per riproporlo». Nemmeno lo strappo (14-2) costruito da Theodore e Goudelock che porta l’EA7 sul +12 (54-42) stende l’ardore altrui. «Ma lì è stata anche colpa nostra – conclude Pianigiani –. È l’unico passaggio che non mi è piaciuto. Quando crei e costruisci un vantaggio in doppia cifra, non devi fare rientrare l’avversario e invece noi siamo stati mentalment­e molli».

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