«È bellissimo Una vittoria che aspettavo»
Lo schiacciatore: «So di non aver giocato bene in attacco, ho cercato di fare bene il resto»
L’aspettava da tanto, tantissimo tempo. C’è una linea sottile che unisce le ultime due vittorie di Ivan Zaytsev in Italia. Lo scudetto con La Lube conquistato sul campo di Perugia tre anni fa (era il 2014), e questa Supercoppa italiana con la maglia di Perugia, conquistata sul campo della Lube. In mezzo ci sono tante emozioni, una medaglia d’argento olimpica e anche un figlio (anzi quasi due). C’è stata una delle estati peggiori della sua carriera con la famigerata storia delle scarpe e l’esclusione della Nazionale. Ci sarebbe nel mezzo un cambio di ruolo e tanti dubbi. «Sì l’aspettavo da tanto, tantissimo tempo - ammette Ivan -. Anche per quello c’è stata un po’ di emozione alla fine della partita. Non ho fatto una gran partita in attacco, lo so anche io e ho cercato di dare tutto quello che avevo negli altri fondamentali. Cercando di non subire psicologicamente le cose che non andavano».
GRAZIE «Su questo aspetto abbiamo lavorato tanto con Bernardi durante la preparazione ed è per questo che adesso voglio ringraziare lui prima degli altri. E poi ringrazio tutti gli altri perché è bello. Anzi bellissimo». E poi con il suo fare guascone rilancia. «Adesso magari qualcuno dirà che questa cosa porta sfiga (è una sorta di leggenda metropolitana della pallavolo che chi vince questo trofeo poi non vinca altro in stagione, ndr) ma io vi assicuro che per noi non porta per nulla male. Anzi». «Io personalmente posso fare molto meglio, lo so. Ma abbiamo fatto una partita molto solida dal punto di vista della squadra. Di grande sostanza - aggiunge Ivan Zaytsev, mentre il piccolo Sasha scorrazza per il palasport di Civitanova inseguito dalla mamma Ashling - E penso che ce la siamo davvero meritata questa Coppa. E’ bellissimo finalmente poter festeggiare davanti alla nostra gente». Anche Ivan corre via e prendendo il microfono va a ringraziare a piena voce la sua curva prima di venire inghiottito in un turbine di autografi e di selfie. Il digiuno è finito. Anche Ivan può respirare...