La Gazzetta dello Sport

CHE ITALIA! A TRENTIN LA PARIGI-TOURS

Sabato il 2° Lombardia del siciliano; ieri, ultima gara con la Quick-Step, il trentino attacca come nel 2015: «Sono cambiato»

- Ciro Scognamigl­io cscognamig­lio@gazzetta.it twitter@cirogazzet­ta

Questa volta sapevano tutti che ci avrebbe provato. Conoscevan­o il quando e il come. Soltanto che non sono riusciti a fermarlo. Per questo, il bis di Matteo Trentin alla 111a ParigiTour­s (stesse edizioni del Lombardia) vale di più del successo che ottenne due anni fa nella classica che chiude la stagione del grande ciclismo in Europa: un po’ decaduta e uscita dal World Tour, ma sempre di livello (è nata nel 1896 come la Gazzetta e l’Olimpiade).

RACCONTO «Se ci fosse stata una volata di gruppo, avremmo puntato su Gaviria — racconta il 28enne trentino della Quick-Step Floors —. Io avrei dovuto provarci prima, quindi la caduta di Fernando non ha cambiato molto le strategie. Il tempo non era buono, con una pioggerell­ina finissima da inverno in Val Padana. Il finale, tortuoso e insidioso. Così sono partito ai meno 10, come nel 2015. Con me c’era il danese Andersen, poi ai meno 5 ci ha raggiunti il mio compagno Terpstra che ha lavorato alla grande. E allo sprint ho avuto la meglio. Ero atteso, ero uno dei favoriti. E non ho sbagliato (8° Pasqualon, ndr)». Per la verità, è un pezzo che Trentin non sbaglia. Un occhio alle cifre: pro’ dal 2012, nella prime cinque stagioni (e mezza) aveva vinto 10 volte. Poi, tra il 2 agosto e ieri, 7 centri (tra cui 4 tappe alla Vuelta) e il quarto posto al Mondiale. «Ho sentito tante critiche arrivate da quelli che io chiamo i sapienti del ciclismo “divanato”. Il quarto posto di sicuro mi brucia, forse avrei potuto essere più “cattivo” nella preparazio­ne dello sprint, dire “da qui non mi sposto”, rischiare di più. Ma è il senno di poi. I primi due posti erano fuori portata, il bronzo era possibile, però credo resti un risultato importante».

FINALE Ma davvero la stagione del grande ciclismo si è chiusa? Vista da una prospettiv­a «tricolore», è un peccato. L’Italia finisce alla grande: in due giorni sono arrivati il fantastico trionfo di Nibali al Lombardia (pure nel suo caso si è trattato del bis del 2015) «doppiato» ieri dalla perla di Trentin. «Si può essere ottimisti verso il 2018 — commenta il c.t. azzurro Davide Cassani —. Sul podio del Lombardia abbiamo visto il presente e il futuro del nostro ciclismo. Vincenzo è un fenomeno e Moscon (3° , ndr)... pure, visto tutto quello che è riuscito a fare in stagione, a 23 anni. Quanto a Trentin, non ne ha sbagliata una in questo finale. Sui percorsi duri contiamo su atleti molto forti, su quelli un po’ meno impegnativ­i i Sagan e i Kristoff hanno qualcosa in più... ma siamo pronti per cercare la vittoria anche nelle grandi classiche di Primavera».

PROPOSITO E’ proprio quello che si propone Matteo Trentin, oggi a Varese per un primo incontro con la nuova squadra (la Orica-Scott). «Alla Quick Step non sono stato bene, di più. Se ho deciso di cambiare è per essere leader. Sono un Trentin nuovo, un Trentin che non deve più sgomitare per guadagnars­i un certo spazio. Un Trentin che vuole partire nelle classiche di inizio stagione pensando in grande». Intanto? «Qualche impegno extracicli­stico. Il matrimonio di Puccio. La festa del fan club. A novembre poi... mi barrico in casa (vive a Montecarlo con Claudia e il figliolett­o Giovanni, ndr). Magari andremo fuori qualche weekend. Non siamo bravi a programmar­e. Andiamo a sensazioni». Il 2018, invece, lo programmer­à: al Nord vuole tornarci da capitano. Da vincente.

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BETTINI UN GRANDE UNO-DUE Matteo Trentin, 28, trionfa alla Parigi-Tours: battuto Andersen (Dan). Sopra, Vincenzo Nibali, 32, sabato re del Lombardia. Entrambi avevano vinto la stessa gara nel 2015, ma a distanza di una settimana

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