La Gazzetta dello Sport

Sfumature di Neri «Se canto i Beatles non faccio sul serio»

Guida di “Celebratio­n” su Rai 1: «Artisti italiani e hit straniere, ma anch’io mi metterò alla prova»

- Stefania Angelini

Dategli un microfono, una hit dei Beatles, magari una chitarra e aggiungete una platea come quella di Rai Uno. Per un tipo versatile come Neri Marcorè, mettersi nei panni del conduttore e prendersi in carico (pur dividendo la responsabi­lità con la collega Serena Rossi) quattro serate musicali su Rai 1, non è solo una sfida avvincente. «Che di certo qualche timore lo dà», confessa al telefono l’artista marchigian­o, lasciando trasparire una certa dose di modestia. Celebratio­n, che parte sabato, vuol dire soprattutt­o per l’attore di Porto Sant’Elpidio poter mettersi alla prova con la musica, una delle principali passioni di sempre (senza contare l’amore sconfinato per la Juve e il suo Ascoli). «La “responsabi­le” principale è mia madre. Quando ero piccolo lei lavorava a casa, faceva le tomaie delle scarpe e teneva la radio o il mangiadisc­hi sempre accesi. Poi, crescendo, ecco l’interesse per i cantautori, la chitarra. E, nonostante il mio lavoro non sia strettamen­te musicale, nel mio percorso artistico ho sempre cercato di portare le canzoni, in qualche modo».

A “Celebratio­n” ci saranno artisti italiani che canteranno grandi successi internazio­nali.

«Sì, ma daremo spazio anche a gag, sketch e mi ritaglierò delle parentesi musicali dove riuscirò a cantare, senza prendermi troppo sul serio...».

La parola audience, soprattutt­o se in ballo c’è il sabato sera, crea ansia?

«Certo, il peso lo sento. Ma oggigiorno vieni attaccato per qualsiasi cosa. Quindi me ne vorrei anche un po’ fregare. Cercherò di incontrare i gusti del pubblico senza snaturarmi, facendo le cose con autoironia».

Dopo la Mannoia, la Rai torna con formula dello show musicale in prima serata: c’è bisogno di leggerezza?

«C’è una tradizione delle canzoni che fa parte della nostra storia, è bello divertirsi attraverso questo linguaggio, cercando anche di fare qualcosa di nuovo. Magari puntando su facce non scontate, come la mia e quella di Serena».

O come quella di Baglioni a Sanremo?

«Gli auguro tutto il meglio. Ma anche questa scelta dimostra che la rete vuole sperimenta­re e non fare scelte cristalliz­zate».

Come la mettiamo con la crisi della satira in television­e, i politici non danno più spunti?

«Le imitazioni non fanno più parte del mio percorso, però da osservator­e mi viene da dire che siamo lontani, per esempio, dai tempi dei programmi della Dandini: in quel momento lì la satira politica era una cosa diversa. Certo è che il panorama italiano oggi è meno stimolante: più il potere è autorevole, del resto, più la satira ha efficacia. Più è scombicche­rato, meno la satira può aderire. Poi è anche difficile prendere spunti da qualcuno che già fa della battuta un valore. I politici oggi tendono involontar­iamente a fare satira loro stessi. E poi, dopo aver assistito a tante stagioni politiche, sarebbe bello che le cose cominciass­ero ad andare per il verso giusto: chessò, una legge approvata in tempi brevi. Ma assistere a continui naufragi conduce più allo scoramento che alla voglia di ridere». ATTORE

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SERVELLO Neri Marcorè, 51 anni, marchigian­o di Porto Sant’Elpidio

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