Il compleanno di Charlton SIR BOBBY, 80 ANNI DA RE D’INGHILTERRA
STORIE E PERSONAGGI DA NON PERDERE
Elettricista per volere della madre, calciatore per tradizione famigliare, sopravvissuto per questioni di destino, campione del mondo per meriti propri, leggenda dell’Inghilterra e dello United per gioco, carattere e carisma. Robert Charlton oggi compie 80 anni. «Per tutti noi allo United è sempre stato solo Sir Bobby», dice Sir Alex Ferguson che con Charlton ha passato un bel pezzo di vita.
TRADIZIONE FAMIGLIARE In casa invece è «Wor Bob». Famiglia del Northumberland, regione di minatori vicino a Newcastle, natali in un paesino che oggi non arriva alle 30.000 anime, Ashington. Quattro zii materni e un cugino di mamma Norma, i leggendari Milburn, calciatori, ma la signora Charlton nel calcio non è che credesse granché: il maggiore dei 3 maschi di casa, Jack, anche lui futuro campione del mondo, prima di far soldi col calcio si era arruolato in polizia. E Bobby aveva imparato a cavarsela con i circuiti elettrici. Di scuola, pochina: a 15 anni era già a Manchester. Venerdì scorso cadeva il 61° anniversario del debutto di Bobby in quella che allora era la semplice First Division inglese, curiosamente contro il Charlton (Athletic). Fece 2 gol. Eravamo nel 1956.
LA TRAGEDIA Sedici mesi dopo, il 6 febbraio del 1958, il 21enne Bobby sopravvisse all’incidente aereo sulla pista di decollo dell’aeroporto di Monaco di Baviera che spezzò il volo dei «Busby Babes» la grande squadra messa su dal tecnico Matt Busby che aveva vinto due campionati di fila ed era alla sua seconda semifinale di Coppa Campioni. Ventitré vittime, compresi 8 giocatori, 21 sopravvissuti. Bobby si risvegliò a 50 metri dalla carlinga, ancora attaccato al sedile dell’aereo. Li, tirandolo per i pantaloni, l’aveva trascinato il portiere Harry Gregg, eroe della notte. La Bbc in questi giorni ha lanciato un documentario, «Sir Bobby at 80» e quando lui e Jack parlano di quella tragedia la voce continua a spezzarsi, gli occhi chiari a velarsi di lacrime. «Sono stato fortunato, terribilmente fortunato. Un altro posto sull’aereo e non sarei qui». Bobby torna in campo nemmeno un mese dopo, il 1 marzo. E in estate va al Mondiale, il primo di 4, dove non gioca mai. La storia però ha scelto quel ragazzino per traghettare lo United dalla disperazione al trionfo. Il Manchester piano piano riparte e a 10 anni dal disastro di Monaco sarà la prima squadra inglese ad alzare la Coppa Campioni. È lo United di Charlton-Law-Best, Bobby segna 2 gol in finale nel 4-1 al Benfica.
IL MONDIALE A quel punto Charlton è già campione del mondo: due anni prima, da capitano, ha guidato la sua Inghilterra al trionfo, a Wembley. Dopo lo 0-0 con l’Uruguay è stato lui, con un tiro di quelli che l’hanno reso famoso, a sbloccare la partita col Messico. Farà altri due gol, nel 2-1 al Portogallo in semifinale, e nella finale gli chiederanno di marcare a uomo un giovanotto di grandi speranze, Franz Beckenbauer. A fine anno il Pallone d’Oro sarà suo. In quel Mondiale, contro l’Argentina, Charlton ha rimediato uno dei due cartellini gialli della carriera, in quasi 1000 partite: fotografia del giocatore inglese duro ma corretto. Correva tanto, passava benissimo, tirava forte.
FARO Charlton ha giocato ancora prendendosi i record di presenze e reti nello United e nell’Inghilterra, superati prima da Bobby Moore, poi da Rooney (i gol) e Giggs. Ha provato a fare il tecnico senza grande passione né fortuna, è entrato nel board dello United e non ne è più uscito. La regina l’ha nominato Sir, lui è rimasto umile perché non ha mai ritenuto avvilente l’umiltà. «Non è mai cambiato», ha detto Giggs. «Un eroe, un faro, la luce», per Gary Neville. Uomo e un giocatore speciale, come la sua vita.