Il nuovo accordo è un successo Ma Liga e Premier ancora lontane
La giornata di ieri deve segnare l’inizio di una nuova fase in Lega. Ne sono consapevoli molti club, non solo le big. E non è un caso se la scelta di rottura (da MP&Silva a IMG), che pure comportava una rinuncia di una decina di milioni a stagione, sia stata alla fine condivisa da 18 club. Le nuove procedure di vendita, con i pacchetti differenziati per territori e le trattative private, hanno stimolato la concorrenza facendo quasi raddoppiare l’incasso. Ma è altrettanto vero che i 371 milioni suggellati ieri dalla Serie A scolorano rispetto al valore dei diritti tv internazionali delle leghe concorrenti, che già sono proiettate verso nuove aste: se la Premier (1,3 miliardi) fa perno su 25 anni di consolidato format globale, la Liga (636 milioni) ha dimostrato in queste ultime stagioni di saper crescere collettivamente presentandosi in giro per il mondo con un presidentemanager come Tebas. Sì, la Bundesliga (240) è dietro di noi ma lo è sempre stata nello sfruttamento estero dei diritti tv. Insomma, è giusto celebrare il raddoppio ma non ci si può accontentare perché la competizione europea è sempre più agguerrita e le altre sono cresciute a velocità nettamente superiore. Lo pensano le grandi, sensibili alle sfide extra-confine, ma anche le medio-piccole più illuminate.
NODO STATUTO
È per questo che in molte avevano condiviso la bozza di statuto suggerita dal commissario Tavecchio per una Lega finalmente affrancata dagli umori dei patron, dotata di un amministratore delegato con ampie deleghe, con un consiglio puntellato da tre figure indipendenti e pronto a recuperare la sua centralità a discapito dell’assemblea. Peccato che dalla prossima riunione di lunedì, convocata proprio per approvare il nuovo statuto, rischi di arrivare l’ennesima fumata nera. E invece bisogna fare in fretta. Dotarsi di un regolamento snello e funzionale e procedere con le nomine. Perché il business globale del calcio non aspetta e c’è da mettersi al lavoro per migliorare davvero il prodotto Serie A. È chiaro che gli stadi sono quelli che sono e che Messi e Ronaldo giocano altrove ma se non si svolta con strategie innovative e spirito riformatore si resterà sempre indietro. Intanto la Lega sarà chiamata a utilizzare nel miglior modo possibile quegli 8 milioni dei diritti internazionali vincolati agli investimenti per lo sviluppo, magari aprendo uffici all’estero. Ma poi si dovrà agire in più direzioni, sul piano commerciale e politico. Solo così il valore della Serie A potrà decollare, anche agli occhi dei tifosi.