La Gazzetta dello Sport

«FORMIDABIL­I QUEI NOSTRI DERBY MA SARA’ UNO SHOW ANCHE DOMENICA»

- INVIATA A KIEV (UCRAINA) L’INTERVISTA di ALESSANDRA BOCCI

SUL TECNICO INTERISTA

SUL NUOVO CORSO MILANISTA

Vent’anni dopo, sono ancora insieme a parlare di calcio. Quando Andriy Shevchenko è arrivato al Milan nel 1999, Mauro Tassotti era l’allenatore della Primavera. Due anni dopo passò alla prima squadra da vice, per continuare un’avventura durata in tutto 35 anni. Quella di Sheva è stata più breve, però il feeling con il Milan è rimasto intensissi­mo, così come l’intesa con l’ex difensore. Quando ha accettato la panchina di c.t. dell’Ucraina, Andriy ha subito pensato a Mauro come vice e ha voluto a bordo anche un altro collaborat­ore ex rossonero, Andrea Maldera. Nella notte di Kiev, dopo la delusione dell’eliminazio­ne dai playoff per il Mondiale, sono rimasti a lungo a esaminare le ragioni di una sconfitta e il più pacato Tassotti ha cercato in tutti i modi di lenire il dispiacere di Sheva. «Ha un grande amore per il suo paese, logicament­e penserà ancora a lungo a questa sconfitta con la Croazia». Il giorno dopo, anche se la rabbia per l’eliminazio­ne non è diminuita, c’è spazio per parlare anche di Milan, un club che ha lasciato segni profondi sulla pelle di entrambi.

Il derby da ricordare?

Tassotti: «La semifinale di Champions League, ma anche uno che ho vissuto da giocatore, finito 2-1 con un colpo di testa di Hateley».

Sheva: «La semifinale di Champions. Ma anche quello nei quarti di finale, segnai di sinistro su passaggio di Cafu».

Nelle ultime stagioni i derby sono stati meno scintillan­ti...

T: «Sono cambiate tante cose nei due club, ci vuole tempo per tornare a certi livelli. Comunque i nuovi dirigenti del Milan stanno facendo un buon lavoro, hanno riportato entusiasmo con un mercato spumeggian­te e non è poco».

S: «Stanno cercando di fare una squadra competitiv­a e di rendere felici i tifosi».

Sheva, perchè ha scelto Tassotti come vice?

«Perché ha dei valori e c’è sempre stata grande sintonia fra di noi. Il Milan era davvero una famiglia. Parliamo tanto di calcio, da sempre. Ci confrontia­mo. E poi io ho imparato tanto di tattica e metodologi­a di allenament­o in Italia e credo in un certo tipo di lavoro».

Tassotti, perché ha accettato di lavorare ancora con Sheva?

«Un’esperienza con una nazionale all’estero mi intrigava molto, e mi piace lavorare con Sheva, che è un amico. Ora spero che riusciremo ad arricchire il percorso con la qualificaz­ione al prossimo Europeo. Vorrei vivere in prima persona l’atmosfera che ho percepito da osservator­e nell’estate 2016 a Parigi».

Tassotti, il vice perfetto. Un aggettivo per tutti gli allenatori con i quali ha lavorato al Milan.

«Non credo di essere il vice perfetto, sono soltanto uno che ha scelto di fare le cose che gli piacevano e di restare a lungo dove aveva messo radici. Comunque, vediamo. Ancelotti: buono, competente, uno che sapeva stare bene con tutti. Ho letto che al Bayern gli avrebbero fatto la fronda alcuni giocatori, mi pare incredibil­e. Leonardo: un passionale, un entusiasta della vita che si nutre di passioni fortissime. Penso che abbia scelto di andare in Turchia perchè aveva tanta voglia di tornare a lavorare sul campo. Allegri: capace, svelto nella lettura della partita. Mi sono trovato molto bene con lui. Con Seedorf invece per me non è stato un momento semplice, non è un mistero. Però ci tengo a dire che non gli ho mai fatto

L’INTER ERA GIÀ FORTE, SPALLETTI HA DATO MAGGIOR SOLIDITÀ MAURO TASSOTTI

I NUOVI DIRIGENTI HANNO RIPORTATO GRANDE ENTUSIASMO

L’EX DIFENSORE

la guerra. L’ho sempre stimato da giocatore, da allenatore bisognerà dargli tempo. Ultimo della lista, Pippo Inzaghi: appassiona­to, sa tutto di calcio e si è messo in gioco scendendo ad allenare in una serie minore. Non tutti lo avrebbero fatto».

Sheva, che cosa vorrebbe portare del suo Milan nella sua Ucraina?

«La capacità di gestire le partite, di capire i momenti. Noi lo sapevamo fare».

Il derby di Milano è speciale perché...

T: «Perchè è una festa, i tifosi vanno insieme allo stadio. Non è così dappertutt­o».

S: «Perché trasmette emozioni intense. Spesso i giocatori vogliono pensare che il derby sia una partita come le altre, ma sanno che non è vero».

Vi piace l’idea di un San Siro per due, suggerita dal sindaco Sala?

T: «A volte si sente dire che costruire è più facile di ristruttur­are, ma penso che tutti i milanesi siano affezionat­i a San Siro».

S: «Stadio ricco di storia, non è mica semplice decidere di cambiare casa...».

Il giocatore chiave del Milan?

S: «Squadra in costruzion­e, un leader va ancora definito. Ma all’allenatore bisogna dare

Il giocatore chiave dell’Inter?

S: «Icardi, un capitano, un leader e un grande attaccante. Mi piace molto».

Tassotti, le piacerebbe tornare al Milan?

«Il Milan è qualcosa di speciale per chiunque ci abbia lavorato, non soltanto per chi ha vestito la maglia da giocatore ma per tutti quelli che partecipan­o anche dietro le quinte. Credo che chi ci è stato ci tornerebbe sempre, poi bisogna vedere in quale ruolo».

Sheva, si vede al Milan in futuro, come allenatore?

«Un lavoro ce l’ho e mi piace mol- tissimo. Sono concentrat­o sull’Ucraina che voglio far crescere e spero di poter classifica­re al prossimo Europeo. E’ questo il mio futuro».

Tassotti, che allenatore è Shevchenko?

«Adesso deve capire se vuole fare l’allenatore per molti anni. Essere c.t. ti facilita perché magari i giocatori accettano anche più volentieri di restare in panchina, ma hai poco tempo per preparare le gare e trasmetter­e le tue idee, questo è il lato negativo. Comunque se Sheva deciderà che il lavoro di allenatore gli piace non ho dubbi che saprà farlo bene».

Venendo ai tecnici di Milan e Inter, chi è più avanti nel lavoro?

T. «L’Inter aveva un organico

molto forte già nella stagione passata e non si capiva la stranezza di un rendimento oscillante. Adesso Spalletti, che è un tecnico di grande esperienza, ha portato maggiore solidità. Rispetto al Milan l’Inter ha il vantaggio di aver inserito pochi nomi, ma credo sia successo proprio perché non c’era bisogno di molti ritocchi».

S: «Sono due società che torneranno al top, ci sono dei percorsi da fare. Credo che questo derby dia motivazion­i forti a tutte e due le squadre, restare in zona Champions League è fondamenta­le».

Come finirà questo derby?

T: «Non saprei dire perché, ma mi aspetto una partita spettacola­re, con molti gol. Io dico 2-2. Certo che Spalletti e Montella non sarà facile lavorare, hanno tanti nazionali e i sudamerica­ni torneranno proprio poco prima del match».

S: «Vero, però certe partite si giocano a occhi chiusi. Anch’io mi aspetto spettacolo».

Sheva, quanti gol ha fatto all’Inter?

«Quindici, 14 con il Milan e uno con la Dinamo Kiev».

Tassotti, chi è stato l’avversario che l’ha messa più in difficoltà?

«Altobelli».

Tassotti, negli anni Ottanta è arrivato nella Milano della nebbia, adesso vive nella Milano del design e del Bosco verticale.

«Una zona bellissima. Milano è una città da apprezzare ed è diventata molto più bella. Io sono romano ma mi sento più milanese, anche perché è qui che mi sono formato».

S: «Anch’io mi sento un po’ milanese, ho mantenuto una casa in centro e torno sempre volentieri. Milano è in movimento, è vibrante. E merita di tornare al top anche nel calcio».

«QUELLI DI CHAMPIONS RESTANO INSUPERABI­LI, DA QUESTO CI ASPETTIAMO SPETTACOLO. MILANO MERITA IL TOP»

MONTELLA DEVE ANCORA TROVARE IL SUO LEADER, CI VUOLE TEMPO

ANDRIY SHEVCHENKO

SULLE NOVITÀ ROSSONERE

VORREI AVESSE LA CAPACITÀ DI GESTIRE LE GARE CHE AVEVAMO NOI

IL C.T. UCRAINO

SULLA SUA SQUADRA

ICARDI È L’UOMO CHIAVE DELL’INTER, MI PIACE MOLTO

L’EX ATTACCANTE

SUL CAPITANO INTERISTA

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