La Ferrari con l’incubo fragilità Il motore di Vettel ora è a rischio?
Candela k.o. in Giappone può aver danneggiato il V6. Una spagnola al controllo qualità
Il verdetto di Suzuka è stato impietoso: il sogno della Ferrari di tornare, a 10 anni di distanza dal titolo acchiappato in extremis da Kimi Raikkonen, in cima al Mondiale di F.1 è svanito. A meno di clamorosi crolli in casa Mercedes. Il disastroso bilancio nel trittico asiatico (Singapore, Malesia e Giappone) ha ribaltato il destino di una stagione che sino a Monza era stata superiore alle attese. Increduli per la serie di guasti che ha bersagliato la rossa nelle ultime due gare, prima Sergio Marchionne e poi Maurizio Arrivabene hanno puntato l’indice contro la qualità di alcuni componenti. E anche se manca la conferma ufficiale, sono corsi ai ripari individuando in una donna la spagnola di Saragozza Maria Mendoza, 42 anni, stesso ruolo in Fca dove guidava un piccolo esercito di 25 persone, la persona giusta a cui affidare il delicato settore del controllo qualità.
CARTUCCE Ma sono stati davvero alcuni pezzi difettosi a far saltare i piani di Maranello? O la necessità di reggere il confronto della Mercedes ha spinto il Cavallino a osare troppo? Il dubbio c’è e apre scenari preoccupanti in vista dei conclusivi quattro GP nei quali la Ferrari, considerate le prestazioni eccellenti della SF70H, dovrebbe tornare a svolgere un ruolo di protagonista sia per cercare di tenere aperto il più a lungo possibile il discorso iridato sia per difendere il 2o posto di Vettel dall’assalto di Bottas (ora a -13).
KERS In Malesia prima Vettel (in qualifica) e poi Raikkonen (a gara neppure iniziata) sono stati fermati da condotti del compressore di nuova concezione rivelatesi di spessore troppo «sottile». In questo caso il mancato controllo sulla qualità è stato causato dalla fretta: la necessità di mandare in campo la modifica, ha impedito di testarne (nelle libere?) la resistenza sulla distanza. Sempre a Sepang, il disastro avrebbe potuto assumere dimensioni ancora maggiori perché a fine gara i tecnici si sono accorti che gli ingranaggi della MGU-K (il terzo esemplare di kers) erano danneggiati, tanto che in Giappone è stata montata la quarta unità. Altro che prendere Ricciardo, se la corsa fosse durata qualche giro in più, Seb non avrebbe visto la bandiera a scacchi!
RISCHIO «Per vincere contro la Mercedes — e quest’anno l’abbiamo già battuta qualche volta — dobbiamo solo spingere ancora di più», ha ripetuto l’altro giorno Arrivabene, ricevendo il tapiro da Striscia la Notizia. Ebbene, anche se la Ferrari lo ha negato, si sta diffondendo la convinzione che il cedimento della candela, particolare fornito dalla giapponese NGK, azienda leader nel settore, sia stata causata dalla necessità di sfruttare sino in fondo la power unit per «spingere» Vettel in prima fila. E il guaio alla candela potrebbe avere ripercussioni anche sui GP successivi perché frammenti metallici possono aver rovinato i pistoni. Senza contare che la semplice sostituzione della candela che si è guastata non è a rischio zero (una lavorazione può danneggiare la testata). Insomma prudenza consiglierebbe di accantonare la quinta power unit e gestire il finale di stagione di Vettel con la quarta, quella montata prima delle qualifiche in Malesia e poi non usata in gara. Ma soprattutto dopo le magre rimediate negli ultimi due GP la Ferrari avrà ancora voglia di rischiare altre rotture?