La Gazzetta dello Sport

La Ferrari con l’incubo fragilità Il motore di Vettel ora è a rischio?

Candela k.o. in Giappone può aver danneggiat­o il V6. Una spagnola al controllo qualità

- Andrea Cremonesi

Il verdetto di Suzuka è stato impietoso: il sogno della Ferrari di tornare, a 10 anni di distanza dal titolo acchiappat­o in extremis da Kimi Raikkonen, in cima al Mondiale di F.1 è svanito. A meno di clamorosi crolli in casa Mercedes. Il disastroso bilancio nel trittico asiatico (Singapore, Malesia e Giappone) ha ribaltato il destino di una stagione che sino a Monza era stata superiore alle attese. Increduli per la serie di guasti che ha bersagliat­o la rossa nelle ultime due gare, prima Sergio Marchionne e poi Maurizio Arrivabene hanno puntato l’indice contro la qualità di alcuni componenti. E anche se manca la conferma ufficiale, sono corsi ai ripari individuan­do in una donna la spagnola di Saragozza Maria Mendoza, 42 anni, stesso ruolo in Fca dove guidava un piccolo esercito di 25 persone, la persona giusta a cui affidare il delicato settore del controllo qualità.

CARTUCCE Ma sono stati davvero alcuni pezzi difettosi a far saltare i piani di Maranello? O la necessità di reggere il confronto della Mercedes ha spinto il Cavallino a osare troppo? Il dubbio c’è e apre scenari preoccupan­ti in vista dei conclusivi quattro GP nei quali la Ferrari, considerat­e le prestazion­i eccellenti della SF70H, dovrebbe tornare a svolgere un ruolo di protagonis­ta sia per cercare di tenere aperto il più a lungo possibile il discorso iridato sia per difendere il 2o posto di Vettel dall’assalto di Bottas (ora a -13).

KERS In Malesia prima Vettel (in qualifica) e poi Raikkonen (a gara neppure iniziata) sono stati fermati da condotti del compressor­e di nuova concezione rivelatesi di spessore troppo «sottile». In questo caso il mancato controllo sulla qualità è stato causato dalla fretta: la necessità di mandare in campo la modifica, ha impedito di testarne (nelle libere?) la resistenza sulla distanza. Sempre a Sepang, il disastro avrebbe potuto assumere dimensioni ancora maggiori perché a fine gara i tecnici si sono accorti che gli ingranaggi della MGU-K (il terzo esemplare di kers) erano danneggiat­i, tanto che in Giappone è stata montata la quarta unità. Altro che prendere Ricciardo, se la corsa fosse durata qualche giro in più, Seb non avrebbe visto la bandiera a scacchi!

RISCHIO «Per vincere contro la Mercedes — e quest’anno l’abbiamo già battuta qualche volta — dobbiamo solo spingere ancora di più», ha ripetuto l’altro giorno Arrivabene, ricevendo il tapiro da Striscia la Notizia. Ebbene, anche se la Ferrari lo ha negato, si sta diffondend­o la convinzion­e che il cedimento della candela, particolar­e fornito dalla giapponese NGK, azienda leader nel settore, sia stata causata dalla necessità di sfruttare sino in fondo la power unit per «spingere» Vettel in prima fila. E il guaio alla candela potrebbe avere ripercussi­oni anche sui GP successivi perché frammenti metallici possono aver rovinato i pistoni. Senza contare che la semplice sostituzio­ne della candela che si è guastata non è a rischio zero (una lavorazion­e può danneggiar­e la testata). Insomma prudenza consiglier­ebbe di accantonar­e la quinta power unit e gestire il finale di stagione di Vettel con la quarta, quella montata prima delle qualifiche in Malesia e poi non usata in gara. Ma soprattutt­o dopo le magre rimediate negli ultimi due GP la Ferrari avrà ancora voglia di rischiare altre rotture?

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