La Gazzetta dello Sport

«La mia maglia rosa è appesa in soggiorno Non mi stanco di vederla»

re del Giro e iridato della crono fa il bilancio del suo 2017: «È stata la stagione perfetta»

- Ciro Scognamigl­io twitter@cirogazzet­ta

Un Giro d’Italia e due titoli mondiali a cronometro (a squadre e individual­e), conquistat­i a 27 anni non ancora compiuti, valgono eccome l’ingresso nel ristretto club dei protagonis­ti della stagione. E pensate che Tom Dumoulin non si è negato Tre Valli Varesine e Milano-Torino, la scorsa settimana, e avrebbe voluto chiudere con una grande prestazion­e al Lombardia: «Sì, con un’ottima condizione credo che sia una classica in cui posso fare bene. Peccato che un’influenza mi abbia tolto ogni possibilit­à, e mi abbia fatto rientrare a casa in anticipo». Un esempio da applaudire, quello dell’olandese della Sunweb, che ha parlato con la Gazzetta a tutto campo prima di partire per le meritatiss­ime vacanze.

Dumoulin, lei e la sua squadra avete avuto una stagione straordina­ria, nonostante un budget non altissimo. Quali sono i motivi?

«È una buona domanda, a volte ci penso anch’io. E non ho una risposta chiara. Non abbiamo tantissimi soldi, ma li spendiamo bene, al contrario magari di altri team. Siamo attenti ai piccoli dettagli, allo sviluppo. Non alloggiamo nei migliori alberghi… ma in fondo non è così necessario per andare forte in bici. Siamo un bel gruppo, già nel 2016 lo avevamo dimostrato. Quest’anno è andato tutto al posto giusto. Insomma: non so esattament­e perché, ma ciò che ho visto mi è piaciuto molto».

Il trionfo al Giro d’Italia vinto le ha cambiato la vita?

«Decisament­e. In Olanda, ero già uno sportivo conosciuto. Ma ora non sono più un semplice sportivo. Mi riconoscon­o tutti, mi fermano per gli autografi e le foto».

Le piace questa popolarità?

«A volte sì, altre no. Alle corse non è un problema. Se sono per i fatti miei… non mi piace molto. Ma per la gente vedo che non fa troppa differenza».

La maglia rosa dove la tiene?

«In soggiorno, in bella mostra. Quando sto a casa, voglio vederla tutti i giorni. Poi magari la sposterò in camera, ma per adesso sta benissimo lì».

Per lei è stata la stagione perfetta?

«Sì. Ho raggiunto ogni obiettivo che ho messo a fuoco. Al Mondiale in linea ho sbagliato i tempi dell’attacco, ma pazienza».

Tutti pensano che nel 2018 andrà al Tour a caccia della maglia gialla. Sarà effettivam­ente così?

«In realtà non ho ancora deciso. Dipenderà dai percorsi. È vero, alla Vuelta e al Giro ho già lottato per la classifica generale e al Tour non ancora. Ma se il Tour 2018 non avrà un tracciato adatto… perché dovrei andare a caccia della vittoria già l’anno prossimo? Ho amato il Giro e mi piacerebbe molto ritornarci».

Il 2017, a parte lei, ha avuto protagonis­ti vittoriosi come Sagan, Froome, Van Avermaet… chi è stato il migliore?

«Mmmhh. In Olanda c’è un detto secondo cui non si possono paragonare le mele alle pere. Sagan e Froome non potrebbero essere più diversi. Certo, io sono fondamenta­lmente un corridore da grandi giri e Froome, con la doppietta Tour-Vuelta, mi ha impression­ato. Ma scegliere non è possibile».

Un giorno anche lei tenterà di lottare per la classifica generale in due grandi giri nello stesso anno?

«In diversi lo hanno fatto e lo fanno. Nibali in questa stagione ha puntato su Giro e Vuelta ed è andato due volte sul podio, quindi due ottimi risultati. Sì, ci proverò pure io. Ma non so quando».

Negli ultimi tempi si è parlato molto di due questioni. La prima è un salary cap stile Nba per limitare lo strapotere degli squadroni tipo Sky. Che cosa ne pensa?

«Sinceramen­te non mi sono mai posto il problema. Non saprei».

L’altra è l’abolizione dell’uso dei misuratori di potenza in corsa, una ‘battaglia’ di Contador.

«Per me non c’è davvero alcun problema. Non li uso mai nelle gare in linea, ma solo nelle crono. Vado a sensazioni. Devo dire che secondo me Contador sopravvalu­ta l’influenza che questo strumento ha nello stile di corsa di Froome, per esempio. Io non credo che Chris lo usi poi così tanto. E neppure altri. Si possono togliere, ma non cambierebb­e molto».

Chiudiamo con due curiosità. Rimpiange il fatto di non avere fatto il medico?

«No, sono contento della mia vita. E il ciclismo ne è solo un aspetto: riesco a immaginare facilmente un’esistenza senza le gare quando smetterò».

Ci sono degli grandi sportivi che le piacerebbe conoscere?

«Seguo molti sport e mi piacciono grandi personaggi come Usain Bolt o Leo Messi. Ma mi accontento di guardarli. Conoscerli… non mi cambierebb­e la vita».

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BETTINI Tom Dumoulin, 26, nella crono iridata

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