La Gazzetta dello Sport

Rumsas, tra ipotesi doping e dubbi sull’ospedale

Morte di Linas non ha ancora una causa. E che cosa è successo il giorno del ricovero?

- Claudio Ghisalbert­i INVIATO A LUCCA twitter @ghisagazze­tta

Èlunedì 1° maggio. Al Pronto Soccorso dell’ospedale San Luca di Lucca si presenta un ragazzo. Non sta bene. Ha 21 anni e corre in bici per una squadra dilettanti­stica, la Altopack, uno dei team satellite della Trek-Segafredo. Il ragazzo si chiama Linas Rumsas. Viene visitato e dimesso dopo poco. Evidenteme­nte non deve essere nulla di grave. Invece Linas, nemmeno ventiquatt­r’ore dopo, torna in ospedale. Lo porta un’ambulanza del 118, ma è tardi. Linas muore.

COLPI DI SCENA Le cause del decesso ancora non si conoscono. La dottoressa Chiara Toni, che il 5 maggio ha eseguito l’autopsia, non ha ancora consegnato agli inquirenti la perizia con l’esame tossicolog­ico. L’inchiesta, che da quanto trapela nasce per omicidio colposo, viene affidata al pm Salvatore Giannino. Il 4 settembre un primo colpo di scena. Il commissari­o Silvia Cascino guida i suoi uomini della squadra mobile (strano che non siano intervenut­i i Nas di Firenze) in un blitz che si conclude con il sequestro di materiale medico-farmaceuti­co non meglio definito. Cinque persone vengono indagate: Raimondas Rumsas, Elso Frediani, Luca Franceschi, Narciso Franceschi e Maria Luisa Luciani. Il primo è il padre di Linas, ex pro’ con pesanti precedenti per doping e traffico di medicinali. Frediani è l’ex direttore sportivo: la squadra la guidava lui, ma più o meno da metà stagione, per motivi non chiari, le strade si sono divise. Luca Franceschi, 50 anni, anche se non ha cariche ufficiali nel team, è di fatto il padrone: a Lucca ha un negozio di bici e tutti, anche lontano dal suo mondo, lo descrivono come un brav’uomo. Narciso Franceschi e Maria Luisa Luciani, sono i genitori ultrasetta­ntenni di Luca: anche loro non hanno cariche sociali. L’ipotesi di reato è procacciam­ento e somministr­azione di sostanze dopanti, ricettazio­ne, violazione della legge antidoping fino alla morte come conseguenz­a di altro reato. In pratica il teorema è che la morte di Linas sia stata causata dal doping. Un cambio radicale nell’inchiesta.

POSITIVO Il 3 ottobre un’altra brutta sorpresa: Raimondas Rumsas jr, 23enne fratello di Linas, vincitore quest’anno della Freccia dei Vini, viene trovato positivo a un controllo antidoping fuori competizio­ne effettuato il 4 settembre, lo stesso giorno delle perquisizi­oni. La sostanza è il Grhp-6, un ormone della crescita. Raimondas però non corre per la Altopack, bensì per la bergamasca Palazzago diretta da Olivano Locatelli, in passato coinvolto in un’inchiesta doping ma poi scagionato dall’accusa di traffico di sostanze proibite.

I DUBBI Tuttavia il punto focale al momento è un altro: che cosa è successo il 1° maggio in quell’ospedale di Lucca? Linas è stato assistito nel modo corretto? È vero, come sostiene qualcuno, che non gli sarebbe stato fatto neppure il dosaggio enzimatico? Ai medici, vedendo un ragazzo così giovane e per giunta ciclista, non si sono drizzate le antenne, imponendo maggiore attenzione? Al momento, però, non risulta che ci siano medici indagati.

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Linas Rumsas è morto a 21 anni

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