La fidanzata muore sotto una valanga Kennedy si suicida
1Coinvolti entrambi nell’incidente, lui non regge al dolore: era uno dei più forti alpinisti della nuova leva
Un gesto d’amore estremo. Tragico. La montagna che diventa matrigna e si trasforma in un letto di morte, unendo nel destino uno dei più apprezzati giovani alpinisti contemporanei, Hayden Kennedy, e la fidanzata Inga Perkins. Giulietta e Romeo tra le nevi. Vengono travolti da una valanga sabato, mentre stanno sciando sull’Imp Peak, in Montana, a oltre tremila metri di altezza. Un fronte di 46 metri, fatale per la ragazza, mentre lui, seppur semisepolto, sopravvive. Alla natura, ma non al dolore.
LE PAROLE Lo trovano il giorno dopo, in casa, nella cittadina di Bozeman: si è suicidato. Erano andati a prelevarlo gli amici per fargli coordinare la squadra di ricerca del corpo di Inga. Ai familiari tocca dare la tremenda notizia: «Ha scelto di mettere fine alla sua vita. Lo rispettiamo». E di fronte alle vie impenetrabili e incomprensibili della morte, suonano profetiche le parole che Kennedy affidò a un sito specializzato due settimane fa, ricordando due amici morti scalando: «Negli ultimi anni ho visto troppi amici andare in montagna per poi non tornare mai più e ho capito qualcosa di doloroso. Non sono fugaci soltanto le cime memorabili o i passaggi chiave. Anche gli amici e i compagni di cordata». Da brividi.
LA CARRIERA Figlio d’arte, Hayden Kennedy era considerato uno dei più forti e completi alpinisti della sua generazione. Si era già meritato due volte il Piolet d’or, il massimo riconoscimento dell’alpinismo, per altrettante, notevolissime imprese. Nell’agosto 2012, insieme a Kyle Dempster, apre una nuova via sulla parete sud dell’Ogre (7285 metri), in Pakistan, mentre nell’ottobre 2015 con Novak, Pellissier e Prezelj sale l’inesplorata parete est del Cerro Kishtwar (6173 metri), nell’Himalaya indiano. E’ vero che il suo nome è anche legato alla polemica seguita all’ascensione della Via del Compressore sul Cerro Torre, in Patagonia, nel gennaio 2012, quando in discesa, insieme al canadese Jason Kruk, rimuove un centinaio di chiodi piantati da Cesare Maestri e compagni nella famosa prima salita del 1970. Kennedy e Kruk erano saliti senza utilizzare quei chiodi se non per le soste e con il loro gesto avevano voluto probabilmente denunciare che non era più necessario salire su quella sorta di via ferrata. Un comportamento che provocò addirittura il suo arresto alla fine della spedizione e polemiche ancora non sopite, insieme alla reazione di un amareggiato Maestri e di tutti i puristi della montagna che ritennero quel gesto offensivo per la storia dell’alpinismo. Ma sarebbe riduttivo ricordarlo soprattutto per quell’episodio. Semmai, resta solo da biasimare la sorte: Hayden e Inga si erano trasferiti in Montana per lavorare lui come tecnico delle emergenze mediche e lei per completare gli studi accademici in matematica. Quella sciata era iniziata solo per puro divertimento e ha finito per inghiottirli.