La Gazzetta dello Sport

Merckx-Gimondi

Il plurivitto­rioso contro il più tenace Come Golia e Davide

- Paolo Marabini

La prima volta: 7 agosto 1963, BruxellesA­lsemberg, ultimo test prima del Mondiale dilettanti di Renaix. Eddy ha 18 anni, Felice quasi 21. Se le danno di santa ragione, per tutta la corsa. Poi, nel finale, sulla Cote d’Alsemberg che Eddy conosce come le sue tasche, Felice lo lascia lì: primo e secondo. Quel giorno — nessuno ancora lo sa — nasce una rivalità magnifica, che sarà il sale di un decennio. Merckx contro Gimondi, Gimondi contro Merckx. Il fiammingo che sarà il Cannibale, plurivitto­rioso di tutti i tempi, nonostante la caparbia opposizion­e dell’indomabile rivale. E il bergamasco dalla classe immensa, che sarà comunque grande, nonostante la presenza fissa di «quello là»: su ogni terreno, salita, volate, cronometro, classiche, grandi giri. Golia contro Davide. Nessuno sarebbe stato in grado di non arrendersi mai, e di rendere ardua la vita a quel satanasso, come ha saputo fare Felice. E non c’è stata corsa in cui Eddy, con lui al via, abbia potuto dormire sonni tranquilli.

LE TRE CIME

Gli inizi, vuoi anche per i tre anni d’età di differenza, sono a favore di Gimondi. E il trionfo al Giro d’Italia ‘67, quello che rivela comunque Eddy come corridore adatto pure alle gare a tappe, è il momento clou. Vero, la tappa delle Tre Cime di Lavaredo sarà annullata per spinte, ma sulla salita dolomitica (e anche altrove), Felice dimostra di avere ancora qualcosa in più rispetto al fiammingo. Poi cominciano i guai, perché l’anno dopo «quello là» indossa i panni del pigliatutt­o. Sono proprio le Tre Cime ad annunciare l’imminente sorpasso: lassù Merckx rifila al rivale 6 minuti e ipoteca il primo dei suoi 11 trionfi in una grande corsa a tappe, preludio a un’era da dominatore come mai si era visto nella storia del ciclismo. Per otto anni sarà un duello accesissim­o, quasi sempre a favore del Cannibale, e Gimondi attaccato con i denti alla sfida. A volte sono sconfitte nette, altre sono rese onorevoli. Come al Mondiale di Mendrisio, 5 settembre 1971: Eddy e Felice soli nel finale a giocarsi la maglia iridata, Eddy che prova più volte a levarselo di dosso, e il bergamasco tenace sempre pronto a rispondere, prima di inchinarsi in volata. «Un Merckx così forte —

1Gli

dirà — non l’avevo mai visto». APOTEOSI

Ne vedrà anche di più forti, nei cinque anni a venire. Ma gli rifilerà anche qualche delusione cocente. Come al Mondiale ‘73, a Barcellona, in quel magico 2 settembre. In quattro per la vittoria: Merckx, Maertens, Gimondi e Ocaña. I due belgi si fanno la guerra, lo spagnolo non è un fulmine allo sprint, Felice mette ogni stilla di energia e tutto il suo acume tattico — la ruota di Eddy nel mirino per ogni metro degli ultimi 5 chilometri — per andare a prendersi l’apoteosi. Una gioia che premia la sua caparbietà, la sua ostinata convinzion­e di poter sempre ribaltare qualunque pronostico, anche il più sfavorevol­e. Appunto, Davide che batte Golia. Se è già successo...

inizi sono del bergamasco, poi arriva l’era del Cannibale. Ma quel 2 settembre ‘73 a Barcellona...

«EDDY? CERTO, MI HA CAMBIATO LA VITA: IN PEGGIO E PURE IN MEGLIO»

FELICE GIMONDI

«FELICE? SÌ, GLI HO RESO L’ESISTENZA DIFFICILE. MA ANCHE LUI A ME...»

EDDY MERCKX

 ??  ?? Eddy Merckx e Felice Gimondi all’attacco sulle strade del Giro d’Italia ‘74, con il bergamasco in maglia iridata vinta a Barcellona nel ‘73
Eddy Merckx e Felice Gimondi all’attacco sulle strade del Giro d’Italia ‘74, con il bergamasco in maglia iridata vinta a Barcellona nel ‘73
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