La Gazzetta dello Sport

Alla fine sbuca Cornelius Atalanta, festa continua

A scacchi tra allenatori, che a lungo si bloccano a vicenda Gasp pesca il jolly dalla panchina, il Bologna di Donadoni non incide

- G.B. Olivero INVIATO A BERGAMO

La Dea sa sempre come sorprender­e, trova strade nuove per vincere, mette ogni volta un nuovo eroe in vetrina, ma gli applausi se li meritano tutti e in particolar­e l’allenatore. Il successo contro il Bologna conta tantissimo perché tantissimo è costato: in termini di sacrificio, di recupero, di preparazio­ne della gara, di sforzo fisico. Tre giorni dopo la notte di Europa League e senza il Papu Gomez, l’Atalanta soffre, combatte e vince contro un Bologna preparatis­simo dal punto di vista tattico ma stranament­e incapace di sfruttare il talento e la velocità dei suoi attaccanti. Dopo un primo tempo di attesa, concluso con una clamorosa occasione per Verdi, era presumibil­e la crescita del Bologna anche per la stanchezza degli avversari. L’Atalanta, invece, è stata più brava a trovare motivazion­i che hanno cancellato le tossine e le hanno consentito di schiacciar­e progressiv­amente i rossoblù.

LE MOSSE Ci aspettavam­o una partita diversa, più aperta, ma i due allenatori sono stati più bravi dei calciatori. Gasperini e Donadoni hanno giocato a scacchi e la loro sfida è stata avvincente. Donadoni ha tenuto basse le ali alzando però la pressione degli interni di centrocamp­o in modo da rendere più lenta e complicata la circolazio­ne degli avversari. Infatti Masiello è salito spesso per dare una mano in costruzion­e visto che Freuler e De Roon erano bloccati o rallentati da Poli e Donsah. Dopo un primo tempo senza tiri nello specchio, Gasperini ha deciso di mettere chili e centimetri in mezzo all’area togliendo Cristante, inserendo Cornelius e arretrando la posizione di Ilicic. La contromoss­a di Donadoni è immediata: fuori un esterno (Di Francesco), dentro un centrale (De Maio) con conseguent­e cambio di modulo (3-5-2) e una più folta contraerei davanti a Mirante. Lo scacco matto di Gasperini arriva con l’ingresso di Kurtic per Petagna, generoso quanto impreciso oltre che stanco. De Maio non ha punti di riferiment­o, un rimpallo lo tradisce e consente a Freuler di innescare Cornelius per la sentenza finale.

EMERGENZA Al di là delle mosse dei due tecnici resta negli occhi la forza di volontà dell’Atalanta, capace di mascherare la stanchezza e le difficoltà legate all’assenza di Gomez e alla scarsa penetrazio­ne sulle fasce. Al Bologna, invece, sono mancate spavalderi­a e convinzion­e indispensa­bili per fare punti su un campo come quello di Bergamo. Donadoni ha perso Torosidis a metà primo tempo, è stato costretto a sostituire Palacio per problemi fisici e anche Poli ha finito ammaccato. Ci sono stati problemi oggettivi, quindi, ma è rimasta l’impression­e di una squadra che ha eseguito solo a metà uno spartito che poteva essere vincente: lo zero alla voce «tiri nello specchio» è abbastanza eloquente. E così a far festa è stata solo la Dea.

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