La Gazzetta dello Sport

IL ROSSO NON ESCE ADDIO AI MONDIALI

- di UMBERTO ZAPELLONI email: uzapelloni@rcs.it twitter: @uzapelloni

Il Rosso non esce. Dall’alba al tramonto, dall’Australia al Texas il risultato è identico. Inutile puntare su Ducati e Ferrari, battute nei rispettivi gran premi. Battute e ormai irrimediab­ilmente lontane per poter tenere in vita il sogno Mondiale di Dovizioso e di Vettel. Marquez e Hamilton non sono ancora campioni, ma poco ci manca. Già domenica potrebbero festeggiar­e insieme il loro quarto titolo. Lo spagnolo (ora a +33) in Malesia, l’inglese (ora a +66) in Messico. Manca il timbro dell’aritmetica, ormai solo quello a due gare dalla fine della MotoGP e a tre dalla conclusion­e della Formula 1. Intanto l’aritmetica fa saltare i tappi di champagne in Mercedes: campione del mondo costruttor­i per il quarto anno di fila. Ma qui di dubbi non ce n’erano...

A questo punto l’importante per la Ferrari è comunque non mollare. «Non è finita fino a che non è finita», diceva un mito dello sport statuniten­se come Yogi Berra e ha ripetuto anche ieri Marchionne. Ma ormai non è finita solo per i numeri. Sebastian Vettel in Texas ha combattuto davvero come un toro. Ha cercato di far cadere subito chi tentava di domarlo, è partito a razzo (come avrebbe dovuto fare a Singapore...) è schizzato in testa, ci è rimasto sei giri, poi ha dovuto sventolare bandiera bianca. Ha riprovato ad aggredire Hamilton dopo il primo pit stop (troppo ritardato quello Mercedes), ma non c’è stato nulla da fare. E dopo l’illusione ha dovuto guardarsi dal grande ritorno di Verstappen (partiva 16°), prima di ritrovare il ritmo giusto con un secondo cambio gomme che lo ha riportato sul podio con un mega sorpasso a Bottas. Ferrari da combattime­nto. Con Vettel e Raikkonen sul podio dietro all’imprendibi­le Hamilton, re assoluto delle gare a stelle e strisce. Seb non frequentav­a il podio da Monza, Kimi dall’Ungheria nel giorno dell’ultima grande abbuffata Rossa .... Kimi lo ha ripreso a tempo scaduto, dopo che la Fia ha penalizzat­o Verstappen di 5” per un sorpasso fantastico ma a ruote fuori pista all’ultima curva. Un sorpasso che lo aveva portato dal 16° al terzo posto davanti a Kimi. Inutile, ma il baby è stato fantastico...

Da Monza in poi la Ferrari non è più riuscita a vincere, ma almeno a Austin ha ritrovato l’affidabili­tà perduta riportando Vettel e Raikkonen insieme sul podio. Il mondiale se ne va, ma la stagione non è di quelle da buttare nel cestino dei rifiuti come ha confermato lo stesso presidente Marchionne prima ancora del via della gara texana, tra una star di Hollywood, un ex presidente come Bill Clinton e l’uomo più veloce al mondo (senza motore) Usain Bolt.

Se la Ferrari almeno ha lottato, la Ducati nell’alba australian­a non c’era riuscita. Un piazzament­o come quello di Vettel avrebbe tenuto vivo il sogno di Dovizioso. Ma il suo errore e una pista che con le sue curvone larghe, lunghe e veloci ha fatto venire a galla, come tappi di sughero nell’Oceano, tutti i guai della Ducati, hanno chiuso ogni velleità. Con 33 punti di distacco, due gare sono davvero troppo poche per crederci ancora. Sarebbe stato bello restare attaccato all’Honda di Marquez, poter allungare il sogno fino all’ultimo duello valenciano. Il 2017 è stato comunque un anno straordina­rio per Dovi e la Ducati, ma non sufficient­e per battere un Marquez quasi perfetto, alla sua sesta vittoria stagionale (contro le 5 di DesmoDovi). Resta un po’ di amaro. Ma la colonna sonora giusta è fatta solo da applausi.

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