La Gazzetta dello Sport

SCONFITTA INDIGERIBI­LE ERA PISTA PER LA ROSSA

- di PINO ALLIEVI

Il presidente Marchionne le ha definite «cavolate», le vicende che hanno impedito a Vettel di mettere le mani sul Mondiale. Dividendo però le responsabi­lità tra il pilota e i guai tecnici della macchina. Fatto sta che, per un motivo o per l’altro, la Ferrari ha consentito alla Mercedes di ottenere i punti più pesanti del campionato proprio sui circuiti dove la monoposto anglo-tedesca soffriva di più. E così Hamilton ha preso l’abbrivio, rivendican­do immodestam­ente per sé i meriti del balzo in avanti. Ci sta anche questo se si prende il modesto paragone con Bottas, ma parzialmen­te, se analizziam­o il modo con cui Lewis ha dominato la gara di ieri. Doveva infatti essere la Ferrari la vettura da battere ad Austin. E invece è stato dominio assoluto Mercedes, con una macchina che si è rivelata nettamente più veloce con tutti i tipi di gomme. Come mai la Ferrari non è riuscita a rispondere alle promesse? Per un piccolo dettaglio: l’asfalto era più freddo rispetto a sabato, quando Vettel aveva fatto faville in qualifica. Questione di pochi gradi, 5 soltanto, ma abbastanza da ribaltare le gerarchie. Inezie che in altre occasioni hanno mandato in difficoltà le gomme della Mercedes. La Ferrari ha rimediato una sconfitta difficile da digerire perché è stata impossibil­itata ad attaccare. Ci ha provato Vettel con una bellissima partenza e una splendida manovra alla prima curva, ma si è capito subito che la Ferrari non aveva ritmo e infatti Hamilton è ripassato al comando subito dopo. Finale beffa sul podio: a festeggiar­e la Mercedes campione del mondo è andato James Allison dt di Stoccarda, ma sino a metà 2016 capo della Ferrari.

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