La Gazzetta dello Sport

Scherzetto in serbo Roma, Kolarov punisce Mihajlovic

Il serbo decide su punizione una gara bruttina Granata senza reazione: zero tiri in porta

- Andrea Elefante INVIATO A TORINO

Èstata una punizione, in tutti i sensi. Una rasoiata al minuto 24’ della ripresa, quando la gara non sapeva ancora che direzione prendere davvero, e Kolarov ha schiaffegg­iato la Roma e il Torino insieme: ha scosso i suoi e castigato, esponendol­e all’evidenza, le incertezze degli avversari. Non solo quella di Sirigu, un po’ troppo gelato da quel tiro. Per Mihajlovic il danno e anche la beffa: chissà a suo tempo quanti consigli ha dato a Kolarov su come tirare le punizioni. Morale del giorno: c’è un’Europa più vicina e una che, per ora, si allontana. Questa Roma che in viaggio è un bunker (ancora zero gol subiti) e non perdona (11a vittoria in trasferta di fila, eguagliato il record dell’Inter 2006-07) ha recuperato due punti su Sarri e Spalletti e tiene il traguardo Champions bene in vista. Questo Toro vede l’Europa League più lontana perché ha perso anche la rima del suo stadio: il Grande Torino, dove non vince da quasi due mesi, non è più un fortino. Numeri di una semicrisi della squadra di Mihajlovic: due punti nelle ultime quattro partite, prende gol (13) da sei gare di fila. E stavolta non ha avuto neanche la forza di rimontare, anzi. IL SOLITO DISCO Se fino a ieri era la squadra dei rimpianti, ieri il Toro non ha avuto neppure quelli: se non l’assenza di Belotti, che sta mancando quanto era logico immaginare e forse più. Il solito disco, senza cambiare lato: errori individual­i (il fallo di De Silvestri su El Shaarawy da cui è nata la punizione-gol), poca concretezz­a e tanta confusione nel cercare la porta. L’attacco infarcito di ex gialloross­i – Iago, Ljajic, Sadiq – ha prodotto la miseria di zero tiri nello specchio e alla Roma è bastato badare all’utile, non al dilettevol­e: concretezz­a e personalit­à, più che bellezza. Di Francesco aveva proposto un «finto» 4-3-3 tendente a 4-3-1-2: Nainggolan esterno destro con licenza di accentrars­i. Soluzione per lo Schick in arrivo, forse: il tempo dirà. E dirà anche se per Nainggolan il ruolo di trequartis­ta può essere davvero ideale: dubitativo d’obbligo. Così, con gli spazi liberati dal belga per la corsa (intermitte­nte) di Florenzi e gli inseriment­i di Pellegrini, la Roma si è trovata a pendere molto a destra. Rispetto a Londra, più tiepide la corsa e l’intensità nell’aggression­e per andare a stanare nel suo territorio il Toro, che è stato al gioco per scelta.

INCARTATI Compatto e tosto (15 falli nei primi 45’) grazie al doppio lavoro di Rincon, Baselli e pure Iago che hanno cercato di isolare De Rossi, confidando sui limiti di impostazio­ne dei due centrali difensivi, in assenza di Fazio. E però molto basso, in attesa di ripartenze solo estemporan­ee e poi condite male. Quattro giocatori offensivi, due soli mediani (e Baselli non lo sarebbe) per disegnare una squadra che ha aspettato, più che aggredire: tanti lanci lunghi e troppo poco Ljajic per vedere un vero lampo di luce. Risultato: i primi 45’ sono stati assai incartati. A parte un colpo di testa fuori di Dzeko e un’esitazione fatale di Strootman a porta aperta, l’unico tiro della Roma (di Florenzi) non voleva esserlo; a parte una lettura ispirata di un taglio di Sadiq da parte di Ljajic, poi frustrata dal nigeriano, il Toro ha cincischia­to strappi di volontà, più che vere idee offensive.

VARIABILE Nella ripresa Di Francesco, con Under, ha scelto un 4-3-3 più ortodosso, anche se Nainggolan ha avuto la stessa libertà di oscillare alle spalle di Dzeko, modulandol­o in 4-23-1. La vera variabile è stato il colpo da biliardo di Kolarov da fermo: alla Roma non è rimasto che intensific­are il possesso palla per prendersi definitiva­mente la partita e governarla, perché è stato lì, quando avrebbe dovuto provare a restituire il colpo, che è emersa l’impotenza offensiva del Toro, la sensazione che avrebbe fatto una fatica immane a pareggiare. E infatti il gol l’ha sfiorato davvero solo Bruno Peres, nel finale: ci mancava solo quella beffa.

 ?? ANSA ?? Aleksandar Kolarov, 31 anni, festeggiat­o da De Rossi, Under e Juan Jesus dopo aver segnato lo 0-1
ANSA Aleksandar Kolarov, 31 anni, festeggiat­o da De Rossi, Under e Juan Jesus dopo aver segnato lo 0-1

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