La Gazzetta dello Sport

IL SEGRETO INTER IN MEZZO AL CAMPO

- di ALBERTO CERRUTI email: acerruti@rcs.it

Caro Cerruti, a Napoli il migliore è stato Spalletti che ha saputo plasmare una ex squadra, partendo dal centrocamp­o in cui Borja Valero può essere la mente con l’indispensa­bile copertura dei compagni. Vecino ha giocato molto bene con ripartenze degne del miglior Zanetti, senza dimenticar­e Gagliardin­i ottimo in interdizio­ne. Lei è d’accordo? I

Francesco Proto, Roma

l sorpasso al Napoli, mancato sabato, potrebbe verificars­i stasera se l’Inter a San Siro batterà la Sampdoria. In caso di successo, infatti, la squadra di Spalletti si troverebbe in testa da sola con un punto di vantaggio su quella di Sarri. Per la verità, la stessa situazione si era già creata in occasione del precedente martedì di campionato, alla quinta giornata, quando l’Inter pareggiò a Bologna, prima di essere superata dal Napoli, che poi stravinse 4-1 sul campo della Lazio. Scherzi del calendario, che in ogni caso non potrebbe ancora emettere verdetti definitivi, perché soltanto il tempo dirà quanto vale davvero questa nuova Inter, che poi tanto nuova non è almeno nei nomi di chi va in campo. Ed è proprio su questo aspetto che vale la pena soffermars­i, per ribadire i meriti di Spalletti e Sabatini, ingiustame­nte criticato due mesi fa dai tifosi interisti, invidiosi della campagna acquisti del Milan.

Come ci eravamo permessi di ricordare a metà luglio, non bisognava farsi condiziona­re dalla frenesia e dal pericoloso gioco dei paragoni, perché l’Inter non era da ricostruir­e, malgrado l’ultimo deludente piazzament­o in campionato, alle spalle del Milan. Sabatini è stato bravo a contenere spese e numero di acquisti, evitando di gettare altri 35 milioni per un nuovo Kondogbia e al resto ha provveduto Spalletti, bravo a fare scelte precise in una squadra che non conosceva. Rileggere, per credere, i numeri del salto in alto dell’Inter, dal quattordic­esimo al secondo posto, con ben 12 punti in più rispetto alla sciagurata gestione De Boer, quando alla nona giornata perse 1-2 sul campo dell’Atalanta. Allora, schierati con un 4-3-3, giocarono Handanovic; Nagatomo, Miranda, Murillo, Santon; Joao Mario, Medel, Brozovic; Perisic, Icardi, Eder. Come si può constatare, soltanto Murillo e Medel non ci sono più, mentre sono arrivati Skriniar, Borja Valero, Vecino, Cancelo, Karamoah e Dalbert. Premesso che il primo merito di Spalletti è stato quello di chiedere, e ottenere, la conferma di Perisic che sembrava in partenza in cambio di chissà chi, l’Inter è diventata subito una squadra con un’identità tattica precisa e soprattutt­o con interpreti quasi fissi. Davanti ad Handanovic, spesso migliore in campo, con o senza i gol di Icardi come si è rivisto a Napoli, Skriniar più giovane e meno pagato di Bonucci è stato l’autentica rivelazion­e, tra Miranda e i due rivalutati esterni D’Ambrosio e Nagatomo. Ma la vera novità, nel 4-2-3-1, è la composizio­ne del centrocamp­o, alle spalle dell’unica punta Icardi. Fermi restando Candreva e Perisic sulle fasce, Gagliardin­i e gli ultimi arrivati Vecino e Borja Valero hanno garantito un nuovo equilibrio, con Joao Mario e Brozovic come valide alternativ­e.

Eppure proprio questo reparto, che è il segreto di Spalletti, potrebbe essere ulteriorme­nte migliorato per il definitivo salto di qualità. Il sogno è trovare un nuovo trequartis­ta di ruolo come Sneijder, dopo aver trascurato in passato, come tutte le altre società italiane, lo straordina­rio talento del belga De Bruyne. Con un’iniezione di classe davanti e un buon difensore di scorta dietro, l’Inter potrebbe volare ancora più in alto. E non soltanto con la fantasia.

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