Comunque vada, Ducati e Dovizioso sono da applausi
Forlivese ha raggiunto lo status di top rider, la rossa è diventata la moto da battere e Borgo Panigale non è più in vendita. Non è il titolo, ma...
Eadesso, che si fa? «Si fa che andiamo a Sepang per provare a vincere. Anche se, solo perché ci sono riuscito un anno fa, la gente non si illuda che sarà scontato». Battuto ma non abbattuto, Andrea Dovizioso già domenica sera guardava avanti per provare a costruire quella che, dopo domenica, è diventata davvero una quasi Mission Impossible: recuperare 33 punti di distacco da Marc Marquez, quando il calendario ne mette in palio appena 50 in due gare, domenica in Malesia e tra tre settimane a Valencia.
VINCERE E POI… «Difficile sì, impossibile no», ripeteva ancora in serata DesmoDovi, prima di salutare l’Australia. Destinazione Langkawi, isoletta a un’ora di volo da Kuala Lumpur, dove con Simone Battistella, il suo manager, Michele Pirro, il collaudatore che ha molto contribuito per portare la Ducati a questo livello, e alcuni meccanici, cercherà di lasciarsi alle spalle il weekend più complicato e brutto dell’anno. «Voglio pensare che la rimonta sia possibile, anche se ora il campionato non è più nelle mie mani. Io posso solo provare a vincere domenica e poi si vedrà. Il problema è che Marc è un fuoriclasse, va forte sempre, le altre Honda no, anche se la loro moto è migliorata durante la stagione. Però non vedo questa grande superiorità rispetto a Ducati e Yamaha, è lui col suo talento che maschera i problemi. E, come si è visto, non ha timori nel gettarsi nella lotta. Ma quello è il pregio del campione, se ti senti forte giochi. Altro che fortuna o sfortuna, uno la fortuna se la crea».
RILASSATO MA… Omaggio sincero a un rivale che Andrea rispetta tantissimo, venendo ricambiato. Per questo, pur sapendo di poter correre in Male-
Andrea Dovizioso, 31 anni. Il 13° posto in Australia è il peggior piazzamento in stagione
sia con molta meno pressione — per diventare campione gli basterà finire alle spalle di Dovi in caso di una vittoria del forlivese o, in ogni caso, non perdere più di 8 punti —, Marquez sa di non poter rilassarsi troppo. Lo si è visto nella splendida battaglia dell’Isola, che per 27 giri da cuore in gola è stata un festival del sorpasso — e del contatto —: se l’equilibrio tra le moto lo permette, nessuno è disposto a frenare un metro prima dell’altro. E duellando con tanta aggressività sul filo dei 300 km/h, il confine tra errore e impresa è sempre molto labile.
CHE ANNATA
Il weekend inguardabile della Ducati tutta non deve però oscurare quella che, finora, per merito proprio di Andrea e in buona parte di Petrucci, è stata una grande stagione per la rossa: 5 vittorie (tutte con Dovi), 3 secondi posti (1 il forlivese e 2 Petrucci) e 5 terzi posti (1 Andrea, 2 ciascuno Danilo e Jorge); lotta con la Yamaha per il secondo posto nel Costruttori ancora aperta (7 i punti in favore di Iwata, con la Honda lontana a 41). Seppure minimamente, è anche grazie ai risultati della pista se Audi, proprietaria di Ducati, ha rinunciato alla vendita di Borgo Panigale quando si erano sparse voci di una possibile cessione per rientrare dai costi del dieselgate.
CAPOSQUADRA
L’esplosione di Dovizioso ha mascherato quello che finora è il fallimento dell’operazione Lorenzo, ricoperto d’oro per lasciare la Yamaha, ma ancora troppo incostante. Scaricato di responsabilità, Dovizioso ha lavorato con serenità e tranquillità assieme al suo gruppo, sfruttando finalmente tutte le proprie doti: intelligenza, strategia, lavoro sulla moto, velocità. «La gara di Phillip Island purtroppo è arrivata nel momento sbagliato della stagione — spiega Pirro, che dal ruolo di «consigliere-allenatore» di Lorenzo, in questi mesi ha affinato parecchio il rapporto con Dovizioso —, perché è il tracciato dove la Ducati ha sempre fatto molta fatica e che anche Andrea non ha mai digerito troppo. Il suo inizio venerdì ci faceva ben sperare, la caduta di sabato gli ha fatto perdere fiducia in qualifica e poi il lungo a inizio gara gli ha tagliato le gambe».
SOGNO ITALIANO
Un weekend nero ci può comunque stare per una squadra che ha fatto grossi passi avanti e che, nonostante i piccoli numeri rispetto ai rivali giapponesi, è temuta sempre più per organizzazione, reattività e inventiva: le limitazioni a livello di test ne sono una dimostrazione. L’importante è però girare subito pagina: «Io sono convinto che Andrea a Sepang lotterà per la vittoria. Il problema semmai è che Marc non ha punti deboli, è forte in tutte le condizioni. Non dovremmo scordarcelo nel giudicare la stagione di Andrea».