La Gazzetta dello Sport

La norma in Finanziari­a Società dilettanti­stiche con la «libertà di utili»

Testo, lo stesso che contiene la nuova divisione dei diritti tv in Serie A, sarà discusso ora in Parlamento

- Alessandro Catapano Valerio Piccioni

Ègiusto che una società sportiva dilettanti­stica possa dividersi degli utili? Fino a oggi, la risposta delle norme è stata un categorico no. Da domani potrebbe diventare sì. Almeno a leggere il pacchetto di norme presentate dal ministro dello sport Luca Lotti e inserite nella legge di bilancio, che naturalmen­te dovrà avere il via libera delle camere. La novità, al di là di come la si pensi sull’argomento, sarebbe clamorosa. Anche dal punto di vista simbolico: nella carta di identità del sistema sportivo italiano, come conviveran­no volontaria­to e profitti?

VANTAGGI FISCALI Ma andiamo con ordine. Quel «senza fini di lucro» vale per tutte e due le «famiglie» dei 145.095 soggetti (dal conto van no tolti i club profession­istici) che agiscono in questo settore in Italia: le Associazio­ni Sportive Dilettanti­stiche e le Società Sportive Dilettanti­stiche a responsabi­lità limitata. Se i tuoi conti hanno un segno più, i soldi non te li puoi mettere in tasca, non puoi dividerli fra i soci. Anche perché hai diritto a tutta una serie di vantaggi: un regime fiscale agevolato innanzitut­to, con la possibilit­à di collaboraz­ioni «sportive» (tecnici, atleti e quant’altro) esentasse fino a 7500 euro (che le stesse norme si propongono di portare a 10mila).

«LUCRATIVE» Questa specie di do ut des viene messa in discussion­e dalla riforma Lotti. Nascono le società sportive dilettanti­stiche «lucrative». La novità raccoglie quanto inserito in una delle proposte di legge presentate in questa legislatur­a sull’argomento, quella firmata da Daniela Sbrollini, responsabi­le sport e welfare del Pd. Che difende la misura: «Non vogliamo minimament­e intaccare il valore unico del volontaria­to sportivo e delle decine di migliaia di associazio­ni sportive dilettanti­stiche. Ma per quelle realtà che agiscono per fini commercial­i, crediamo si debba andare a una regolament­azione per mettere fine all’abusivismo, anche per conquistar­e un riconoscim­ento giuridico di alcune profession­ali. Potrebbe esserci una sorta di jobs act flessibile per lo sport, visto che i preparator­i a volte lavorano in impianti diversi». Oggi nello sport, lavorano 117mila persone (dati Istat sul 2015). Il tentativo è quello di allargare il campo. Nel pacchetto, infatti, si prevede l’obbligo per tutte le società «lucrative» della presenza nell’impianto sportivo di un «direttore tecnico» retribuito (diplomato Isef o laureato in scienze motorie). La Sbrollini precisa che la società «lucrativa» non avrà i benefici fiscali dell’Asd, tranne - ma deciderà il ministero dell’Economia in un secondo momento - un abbattimen­to dell’Iva fino al 10 per cento, «sulla base di quanto succede in Europa».

FORTI E DEBOLI Il partito degli scettici sottolinea che sul vocabolari­o «dilettanti­smo» e «utili» non sono proprio parole sorelle. Il rischio è che questo «libera guadagni» concentri un interesse soprattutt­o verso alcuni pezzi del mondo dilettanti­stico: grandi centri sportivi, circoli esclusivi, piscine, scuole calcio. Ma il complesso del movimento, cioè i pezzi più deboli - gli sport meno popolari, le società più periferich­e - quanto ne beneficerà? Filippo Fossati, ex presidente dell’Unione Italiano Sport per Tutti, oggi deputato di Mdp, è contrario: «In questo modo si cambia il volto dello sport. Prendiamo atto che da ora in avanti chi vorrà dare vita a un’associazio­ne sportiva, non lo farà per vincere i campionati, ma per fare dei profitti». In alcuni enti di promozione, serpeggia un certo malumore. Il discorso è più o meno questo: da una parte ci chiedete tutta una serie di requisiti per essere riconosciu­ti in base alla legge sul terzo settore come «attività di promozione sociale», dall’altra nel nostro mondo autorizzat­e gli utili.

ANTICORRUZ­IONE E il discorso sulle regole, vecchie e nuove, ha riempito la mattinata di ieri al Coni il convegno sulla «governance dello sport». C’era anche Raffaele Cantone, il presidente dell’Autorità Anticorruz­ione, che ha spinto su un tasto: «Per evitare la corruzione dello sport, bisogna trovare strumenti di autoregola­mentazione, anche a prescinder­e dalle norme giuridiche». Per Giovanni Malagò «il nostro mondo deve dare il buon esempio. Dobbiamo vivere dalla mattina alla sera con un vademecum, e delle regole da rispettare». Ora con un interrogat­ivo in più: quali sarann o le nuove regole?

 ??  ?? Sopra un match di boxe dilettanti. A fianco in senso orario: basket serie C; calcio promozione laziale; volley femminile serie D; rugby di serie C ligure AMATORI
Sopra un match di boxe dilettanti. A fianco in senso orario: basket serie C; calcio promozione laziale; volley femminile serie D; rugby di serie C ligure AMATORI
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