La Gazzetta dello Sport

DELIRIO ULTRÀ LAZIO ANNA FRANK IN MAGLIA ROMA

Chiusa per razzismo: imbrattata la Sud. Insorge la comunità ebraica, inchiesta Figc: rischio stangata

- Nicola Berardino Stefano Cieri ROMA

Messaggi e foto vergognosi nella curva Sud gialloross­a. La società rischia una stangata. Lotito e i giocatori oggi si recano in visita alla Sinagoga

Doveva essere la giornata della lotta al razzismo, promossa dalla Lazio per voltare pagina dopo i cori razzisti intonati da alcuni suoi tifosi durante Lazio-Sassuolo, con conseguent­e chiusura della curva Nord per due partite. Si è trasformat­a, invece, in una nuova pagina di intolleran­za razziale. Protagonis­ti sempre gli ultrà laziali. Saranno anche pochi sconsidera­ti, come ha sottolinea­to il portavoce della società romana Arturo Diaconale, ma sono stati sufficient­i a macchiare l’immagine di un club che, peraltro, da anni convive con questi episodi.

I FATTI L’ultimo si è appunto verificato domenica, durante il match con il Cagliari. Alcuni ultrà laziali hanno tappezzato le barriere divisorie in plexiglass della curva Sud di adesivi antisemiti. Da «romanista ebreo» ad «Aronne Piperno romanista», fino al più pesante e grave: un fotomontag­gio di Anna Frank con la maglia della Roma. A denunciare l’accaduto sono stati gli inservient­i del Coni ieri mattina mentre effettuava­no le pulizie degli spalti dello stadio. In un attimo la notizia si è diffusa, provocando le reazioni sdegnate, a partire dalla Comunità ebraica di Roma, la cui presidente Ruth Dureghello ha twittato: «Questa non è una curva, questo non è calcio, questo non è sport. Fuori gli antisemiti dagli stadi». Ferma pure la condanna di autorità istituzion­ali e sportive. Il presidente della Figc Carlo Tavecchio ha parlato di «atteggiame­nto inqualific­abile che offende una comunità e tutto il nostro Paese». Mentre a tarda sera gli autori, il gruppo «Irriducibi­li Lazio», ha definito «contesto goliardico» il vergognoso gesto dell’Olimpico. Una definizion­e che, se possibile, peggiora lo scenario in cui è maturata la vicenda. La Figc aprirà oggi un’inchiesta. La Lazio, recidiva, rischia una stangata. Possibile che stavolta a essere chiuso sia l’intero stadio e non il solo settore interessat­o. Ma i tempi dell'indagine non saranno brevi. Il procurator­e sportivo dovrà acquisire gli atti dalla Questura che, a sua volta, deve ancora fare luce sull’episodio. Stamani il presidente Lotito e una delegazion­e di calciatori si recheranno alla Sinagoga di Roma per deporre una corona di fiori in memoria delle vittime dell’antisemiti­smo. Un modo per dissociars­i da quanto accaduto.

I PRECEDENTI A pesare, per la Lazio, sono i numerosi e gravi precedenti. Il club, nonostante i vari tentativi di prendere le distanze da certe manifestaz­ioni, ha colleziona­to una serie-record di squalifich­e in Italia e in Europa. La prima arrivò dopo il derby del 29 aprile 2001 proprio per uno striscione antisemita, oltre che di discrimina­zione razziale («squadra di negri, curva di ebrei», ai romanisti). Nei sedici anni successivi ne sono seguite altre, la maggior parte per buu razzisti, ma nel 2013 l’Uefa sanzionò i biancocele­sti con due partite a porte chiuse per cori antisemiti durante LazioTotte­nham. E nello stesso anno il derby-finale di Coppa Italia fu preceduto da un altro striscione antisemita: «La storia è sempre quella sul petto vuoi la stella». Le ultime squalifich­e sono contempora­nee. La Lazio ha giocato quest’anno (il 28 settembre) la prima partita di Europa League a porte chiuse per gli ululati dei suoi tifosi a Praga nel 2016. E quella con il Cagliari era la prima delle due partite con la Nord chiusa per altri ululati, nel match con il Sassuolo.

IL CLUB La società, per venire incontro alle esigenze di quanti con quei buu non c’entravano nulla, ha aperto la Sud, consentend­o anche agli abbonati della Nord di accedervi. Una decisione che si è rivelata un autogol. Il portavoce del club, Arturo Diaconale, ha preso le distanze: «La Lazio ha sempre condannato ogni forma di razzismo, si resta interdetti di fronte a manifestaz­ioni che riguardano un gruppo ristrettis­simo di persone, che non coinvolgon­o i tifosi che si sono sempre comportati bene. Ci preoccupa che un numero minutissim­o di sconsidera­ti possa provocare danni d’immagine e materiali clamorosi a una società che sta facendo ogni sforzo per essere al passo coi tempi».

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Vetrata della Curva Sud imbrattata con scritte e simboli antisemiti

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