La Gazzetta dello Sport

La rivincita di Allison

Via dalla Ferrari diventa campione con la Mercedes «Ero da buttare?» d.t. inglese è ripartito dopo la perdita della moglie e la cacciata decisa da Marchionne: «Che gioia il Costruttor­i dopo un duello così»

- Luigi Perna INVIATO AD AUSTIN (STATI UNITI)

Sono le 7 della sera e Lewis Hamilton parla rilassato, fumando un sigaro che gli è stato regalato dopo la vittoria. La Mercedes ha appena festeggiat­o il quarto Mondiale costruttor­i consecutiv­o, il campione britannico è a un passo dal quarto titolo personale e il clima non potrebbe essere più felice nell’hospitalit­y delle Frecce d’argento. «Non avevo mai provato il sigaro, devo dire che è disgustoso — scherza Lewis —. Mi è piaciuto lottare con Vettel e con la Ferrari. Mi sono ricordato di quando da bambino guardavo Schumacher alla tv e sognavo di gareggiare un giorno contro la rossa. Avrei voluto che la battaglia durasse di più. E mi auguro che ce ne siano ancora. Sono sicuro che Seb non mollerà».

DIETA

La faccia di Hamilton è lo specchio della serenità. Non sembra neppure stanco al termine della sfida nel GP degli Usa, coronata con l’11a pole e il 9o successo. «Fisicament­e e mentalment­e mi sento meglio che mai. La decisione di modificare la mia dieta e diventare vegano è stata fondamenta­le. Non è che prima di Singapore avessi guidato male. Ma ho cambiato marcia. Si può capire dal confronto fra me e Bottas rispetto alla prima parte del campionato. L’atmosfera in squadra ha aiutato. L’anno scorso non mi trovavo bene, quando due piloti si combattono (riferiment­o a Rosberg;

n.d.r.) è come se ci fosse un uragano nel team e le energie si disperdono. L’incontro privato con Toto Wolff, alla fine del 2016, è stato cruciale per chiarirci e gettare le basi di un nuovo sodalizio alla Mercedes. Inoltre ho trovato in Valtteri un ragazzo splendido, con il quale mi piace collaborar­e».

SIMBOLO

Poco prima, sul podio, a celebrare il trionfo con Lewis c’era James Allison. Non uno qualsiasi, ma l’ex direttore tecnico della Ferrari, passato quest’anno alla Mercedes con lo stesso ruolo. Una scelta non casuale e dal valore fortemente simbolico. Wolff, il capo dei tedeschi, ha voluto che fosse proprio Allison ad alzare il trofeo dei Costruttor­i: «Per quello che ha portato nel team. E perché era l’uomo giusto a rappresent­are gli sforzi di tutti». Così, mentre Hamilton raccontava le sue emozioni, poco più in là era possibile incontrare un Allison altrettant­o sorridente: «Mi sento fortunato. Sul podio ero emozionato. Non sono un ingegnere proprio da buttare, ma non era facile e neppure scontato che, lasciando la squadra dov’ero, trovassi un posto così, in un team fortissimo e con colleghi bravissimi e anche simpatici. Avere dato il mio contributo al successo di questo gruppo mi riempie d’orgoglio». RIVALSA

La consideraz­ione di Wolff e del team sa di rivincita, per uno che era stato scartato dal Cavallino come capro espiatorio di tutti i mali della passata stagione, dopo che un grave lutto (la perdita improvvisa della moglie) lo aveva allontanat­o per vari periodi da Maranello. Ma Allison, arrivato al posto di una figura difficilme­nte sostituibi­le come Paddy Lowe, non sente di doversi togliere dei sassolini: «Non è questo che mi rende contento. Mi sento privilegia­to per il fatto di essere stato parte della Mercedes in una stagione storica. Non capita spesso di vedere lottare due grandi team per la vittoria. E quest’anno lo abbiamo potuto vivere grazie al duello fra noi e la Ferrari».

SEGRETI

Non bisogna pensare a Allison come a colui che dise-

gna la vettura. Non è un Adrian Newey. E neppure in Ferrari aveva questo ruolo. La sua impronta è nelle grandi scelte strategich­e che riguardano il progetto della monoposto. Ed è lì che è intervenut­o per migliorare la W08. «Abbiamo studiato i punti deboli della vettura e cambiato strada per minimizzar­li». Non è un caso, forse, che la Mercedes abbia superato i problemi che aveva a inizio stagione nello sfruttamen­to delle gomme e anche ad Austin abbia fatto la differenza su una Ferrari inspiegabi­lmente in crisi con Vettel. Pure Hamilton si prende i suoi meriti: «Il modo in cui ho guidato la macchina è la ragione per cui ho salvato le gomme». E Allison non ha nulla da ridire: «Fra i motivi per cui sono venuto alla Mercedes, c’era la voglia di lavorare con Lewis. Ho scoperto un uomo, oltre che un grande pilota».

 ?? COLOMBO-AFP ?? A sinistra, James Allison, 49 anni, ai tempi della Ferrari (da cui è andato via nel 2016); A destra, l’ingegnere britannico sul podio di Austin insieme a Sebastian Vettel e Lewis Hamilton, con cui festeggia il titolo Costruttor­i CHAMPAGNE
COLOMBO-AFP A sinistra, James Allison, 49 anni, ai tempi della Ferrari (da cui è andato via nel 2016); A destra, l’ingegnere britannico sul podio di Austin insieme a Sebastian Vettel e Lewis Hamilton, con cui festeggia il titolo Costruttor­i CHAMPAGNE
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