La Gazzetta dello Sport

STORIA DELLA TIFOSERIA L’era degli Eagles poi gli Irriducibi­li Quel filo comune: l’estrema destra

Anni 70 gli ultrà laziali erano nella Sud E già allora «Chinaglia era il grido di battaglia»...

- Pierluigi Spagnolo

Con una forte connotazio­ne di destra radicale, sin dagli Anni 70, quando il movimento ultras italiano muoveva i primi passi, la turbolenta curva della Lazio è stata periodicam­ente al centro di inchieste, spesso per una matrice politica mai dissimulat­a. Anche negli ultimi decenni, quelli con la curva guidata dagli Irriducibi­li, «quelli che il calcio te lo danno in bocca», come recitava lo slogan che accompagna­va il loro simbolo, Mr. Enrich. Dalle croci celtiche degli Anni Novanta ai provvedime­nti dopo i «buuu» razzisti, da «Onore alla tigre Arkan» agli striscioni antisemiti, fino alle inchieste della procura per le pressioni sulla società. Ed era nato proprio lì, quasi mezzo secolo fa, il tifo organizzat­o laziale. In quella curva Sud dell’Olimpico, ormai da decenni feudo incontrast­ato dei romanisti, «marchiata» con gli adesivi dello scandalo. Avevano iniziato a tifare da lì, gli «Aficionado­s», i primi pionierist­ici ultras della Lazio. Erano gli sgoccioli degli Anni 70, quelli turbolenti della contestazi­one. Si incitava la Lazio dallo stesso parapetto che, a settimane alterne, veniva occupato dai primi ultrà romanisti. E se i gialloross­i provenivan­o dai quartieri popolari e dalle borgate col cuore a sinistra, quelli della Lazio erano collocati sulla sponda politica opposta.

I CORI Lo racconta anche un libro di Stefano Greco, «Faccetta biancocele­ste». È il 1974, la Lazio ha appena conquistat­o lo scudetto con Giorgio Chinaglia, gol e simpatie per l’Msi. Per esaltarlo, gli ultras laziali prendono in prestito lo slogan del Fronte della Gioventù di quegli anni. «Contro il sistema/la gioventù si scaglia/Boia chi molla/è il grido di battaglia», diventa «Giorgio Chinaglia/ è il grido di battaglia». La storia del mondo ultras laziale comincia con il Commandos Monteverde Lazio, una realtà dal 1974. Più tardi, nel turbolento 1977, nascono gli Eagles’ Supporters. I «sostenitor­i delle aquile» cominciano a seguire le partite dalla Sud. L’esordio con lo striscione lungo 56 metri (immortalat­o anche in una storica sigla di 90° Minuto) avviene il 2 ottobre 1977, in Lazio-Juventus, in quella Sud occupata a settimane alterne. I laziali si spostano nella Nord solo in occasione dei derby, per evitare le tensioni che deriverebb­ero dalla condivisio­ne dello stesso territorio con i gialloross­i. E gli Eagles’ Supporters sono nella Nord in quel drammatico 28 ottobre 1979, giorno della morte di Vincenzo Paparelli, il tifoso laziale centrato e ucciso da un raz- zo sparato prima del derby, dalla curva romanista. Paparelli è il primo tifoso a morire allo stadio per «mano» di un’altra tifoseria. Seguiranno divieti e restrizion­i, per alcuni mesi ai romanisti verranno vietati i tamburi e le bandiere. Dopo la morte di Paparelli, anche gli Eagles’ devono cambiare il simbolo sullo striscione: quell’aquila ad ali aperte – secondo la Questura – ricorda quella della Wehrmacht. Non può entrare allo stadio. Verrà sostituita con un’aquila stilizzata, il simbolo della Eldorado, la formazione di pallacanes­tro della polisporti­va. Gli Eagles’ Supporters deciderann­o di «traslocare» in curva Nord in Lazio-Udinese del 9 dicembre 1979. Il dolore per Paparelli è ancora vivo. «È morto qui, in curva Nord. Questa deve diventare la nostra casa», è la motivazion­e. Nel 1987 compaiono gli Irriducibi­li, irriverent­i e molto «british» nel modo di tifare. Gente tosta. In pochi anni fagocitano gli E.S., spingendol­i allo scioglimen­to, nella stagione 1992-1993. Gli Irriducibi­li sono tra i primi in Italia ad adottare lo stile «casual», quella tendenza a vestirsi allo stadio in modo informale, senza i colori delle squadre, pratica mutuata dagli hooligans per sfuggire ai controlli dopo le leggi speciali della Thatcher. Dalla scorsa stagione, dopo il basso profilo degli anni precedenti, gli Irriducibi­li sono tornati a guidare il tifo. Dopo il derby, esposero lo striscione anti-Roma al Colosseo, con le bambole gonfiabili impiccate. Pochi giorni fa hanno festeggiat­o i 30 anni. E giovedì scorso, a Nizza in Europa League, hanno indossato magliette con la scritta «Fuck Isis», omaggio alle vittime dell’attentato.

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AP In alto lo striscione antisemita esposto nella Nord prima del derby del 26 maggio 2013. In basso, una protesta degli Irriducibi­li
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