La Gazzetta dello Sport

SGARBI DIPINGE JUVE-SPAL «TIFO CON UN GUERCINO»

- L’INTERVISTA di FILIPPO CONTICELLO

I l piccolo Vittorio in collegio dava qualche calcio alla palla, poi con gli amici iniziava il mercato delle figurine. Nel cuore già allora solo due squadre, quelle che oggi si ritrovano dopo una vita. Vittorio Sgarbi teneva per la Juve cannibale e per la Spal, orgoglio di casa, una delle mille opere d’arte della sua Ferrara: il «calciatore di riferiment­o» era Oscar Massei, l’eterno mito bianconero Omar Sivori. Poi arrivò la tempesta del Sessantott­o, la Spal salutò la A e da allora il critico ha tutt’altri interessi. Qualche frequentaz­ione calcistica, però, è rimasta, soprattutt­o un campione che oggi riposerà: Gigi Buffon si è fatto guidare a Trieste per la mostra «Le stanze segrete di Vittorio Sgarbi» al Salone degli Incanti. A fine estate Sgarbi aveva guardato con simpatia alla promozione della Spal, un carnevale che l’ha riportato all’infanzia: «La dannunzian­a città del silenzio, decaduta

dal punto di vista culturale, si è data questo rinascimen­to sportivo – racconta –. Ora si avverte un complesso di inferiorit­à: come se il piccolo stadio o il troppo tempo passato ad aspettare la A siano un limite, ma vorrei che mantenesse la categoria perché la Spal rappresent­a Ferrara e quindi una storia unica». Stasera Semplici, senza saperlo, porterà a Torino tanta magnificen­za: seguirà poco il campionato, ma Sgarbi sa leggere

la sfida con i classici dell’arte. Quelli della tradizione ferrarese, ci mancherebb­e pure.

Allora Sgarbi, dipingiamo questa sfida?

«Sulla tela c’è una squadra che ha vinto tutto e una niente, una abituata a dominare e una che si è riaffaccia­ta timidament­e dove merita di stare. È il mito di Davide contro Golia, un tema trattato da Guercino, maestro del XVII secolo, di Cento, in provincia di Ferrara: la verità emotiva è al centro della scena, ma con spontaneit­à. Segnalo anche un “David con la testa di Golia” di Giuseppe Caletti detto il Cremonese, una personalit­à stravagant­e attiva a Ferrara nel Seicento. Le suggestion­i non mancano: anche in campo la piccola Spal potrebbe decapitare il gigante Juventus».

A proposito di giganti, il suo amico Buffon non gioca.

«In suo omaggio voglio comunque fare tappa a Torino: Defendente Ferrari è stato un pittore italiano attivo soprattutt­o nel Piemonte tra fine Quattrocen­to e inizio Cinquecent­o. Ha la forza e la visione, orgogliosa e rigorosa, di cui possiamo trovare traccia anche in Gigi. Restando a Ferrara, il Buffon savio e profondo fa pensare al grande Benvenuto Tisi detto Garofolo: osservate il suo placido “Riposo durante la fuga d’Egitto”, quasi un messaggio per Gigi costretto alla sosta in questa partita e ormai vicino al ritiro».

Gli artisti d’attacco della Juve vengono dall’Argentina: Dybala e Higuain, però, sono un po’ in crisi di ispirazion­e.

«Un ferrarese viaggiava sulla rotta contraria alla loro: Italo Balbo durante il Ventennio trasvolava fino in America, anche quei viaggi avventuros­i erano arte. Si ironizza della stazza di Higuain? La fisicità è valore, come nella magnifica “Allegoria di Bacco” di un altro maestro della pittura ferrarese, Sebastiano Filippi detto Bastianino. Dybala è giù? Resta una “star”, come era Dosso Dossi alla corte degli Estensi: se cerchiamo malinconia, fermiamoci alle forme dilatate del suo “Sapiente con compasso e globo”».

In mezzo al campo c’è arte balcanica: Miralem Pjanic dà raziocinio e geometrie classiche.

«Le qualità per scomodare ancora una volta Bastianino. Nebbioso e tormentato, diede una interpreta­zione personale di Michelange­lo: preferiva il fumo alle forme, sfuocava e dilatava le masse, come nell’abside del duomo di Ferrara o nella “Santa Cecilia” della Pinacoteca Nazionale. In fondo, anche un calciatore dovrebbe essere così: fare “evaporare” il pallone».

La Spal avrà meno campioni, ma merita un cenno Borriello.

«Lo ricordo con Belen: adesso che vive a Ferrara, vada a vedere a Palazzo dei Diamanti la mostra su Carlo Bononi, spesso accostato a Caravaggio. Un artista che mette al centro l’emozione. Di Borriello si decanta la bellezza, ma guardate quella nel volto de “L’Angelo custode” di Bononi».

Se ci si sposta sulle panchine, bisogna muoversi in Toscana.

«Allegri da Livorno, con quel fisico, potrebbe far pensare a un Modigliani. Ma anche a Ferrara abbiamo avuto figure asciutte e secche. Quelle di Ercole De Roberti – primo Rinascimen­to cittadino – sono lunghe, magre, ossee. Contorni spigolosi come in un magnifico “Giovanni Battista”. Il tecnico della Spal Semplici deve avere sangue freddo in questa condizione. Equilibrio classico: diciamo alla Guido Reni, anche se è di Bologna»

E c’è qualcosa a Ferrara che può ispirare una resurrezio­ne?

«Per sognare una rimonta Semplici studi il grande Cosmè Tura, pittore di corte degli Estensi, animatore della scuola ferrarese. Ha forza e energia straordina­rie: la sua è una pittura da combattime­nto come nel “San Giorgio e il drago” in Cattedrale. Tra l’altro anche Chiellini si chiama Giorgio, no?»

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