Micidiale sul giro secco Si è esaltato contro Vettel
La chiave vincente di questo 2017? Ha trovato i punti deboli di Seb
Puoi avere milioni di euro in banca e una sfilza di trofei in bacheca, ma alla fine nelle corse conta il gusto della sfida. Lewis Hamilton vive per quello. È rimasto ancora il ragazzo che correva in kart e vinceva dopo rimonte furibonde e duelli contro Nico Rosberg e Robert Kubica. Non importa che oggi sia la rockstar della Formula 1, un personaggio planetario circondato di amici famosi nello sport, nel cinema e nella moda. E tantomeno che sia così ricco da potersi permettere qualsiasi capriccio, anche quello di sognare un viaggio nello spazio sullo Space Shuttle. «Vinco il titolo e poi mi metto in lista — ha detto dopo avere visitato la Nasa a Houston —. Posso pagare». La vera molla per Lewis è il piacere di correre. La pura competizione. Senza artifizi tecnici e senza politica. Alla stessa maniera del suo idolo Ayrton Senna.
RIVALITÀ Ecco perché Hamilton si è esaltato nel confronto con Vettel, una rivalità che quest’anno ha avuto momenti infuocati, sfociando nella ruotata da cartellino rosso di Seb in Azerbaigian. Anche domenica ad Austin, nel GP che gli ha dato quasi la certezza del quarto titolo iridato e ha consegnato il trofeo costruttori alla Mercedes, il britannico sembrava più felice per la battaglia appena vinta in pista contro il tedesco della Ferrari, che gli ricorda Michael Schumacher. E in fondo, il vero capolavoro di Hamilton, una delle chiavi per cui ha vinto il braccio di ferro con Vettel, è stata la capacità di scoprire i punti deboli dell’avversario e farli emergere, demolendo gara dopo gara le certezze di Seb. «E’ stato bello lottare contro un quattro volte campione del mondo e spero ci siano molti più duelli fra noi. Io non ne ho mai abbastanza».
CHE VITA La capacità di tirare fuori il giro magico in qualifica resta la dote più straordinaria di Hamilton, che in questa stagione da incorniciare ha eguagliato e poi superato il record assoluto di Schumacher. Ma la vera differenza Lewis l’ha fatta restando freddo nei momenti difficili, evitando i blackout del passato e trovando la strada per venire a capo dei problemi della Freccia d’argento, assieme agli ingegneri. «Nella mia vita c’è molto di più dei gran premi — racconta Hamilton —. Non potrei limitarmi solo a questo mondo». Le collane d’oro, gli orecchini di diamanti, il look da rapper, la musica con chitarra e pianoforte, i miti come Muhammad Ali e Michael Jackson, i viaggi in posti bellissimi sull’aereo privato, i giochi con le tigri in cattività, fa tutto parte dell’universo variopinto e stravagante di Lewis. Ma poi, quando abbassa la visiera, è capace di isolarsi da ogni cosa e diventare un pilota perfetto.
CONSACRATO Questo Mondiale, che può conquistare già domenica con un quinto posto in Messico, a prescindere dal risultato di Vettel, lo ha consacrato. Forse il miglior Hamilton della carriera. In una Formula 1 che ha rimesso al centro l’uomo, con macchine più veloci e difficili da guidare, ha dimostrato di essere un fattore decisivo almeno quanto la Mercedes quattro volte iridata nell’era ibrida. «Lewis è cresciuto sia come pilota sia come persona — spiega Toto Wolff, responsabile della scuderia di Brackley —. Ha alzato il livello di tutto il team». La sicurezza di avere la squadra dalla sua parte, senza più Rosberg a infastidirlo, ha trasformato le fragilità di Lewis in punti fermi. Aveva bisogno di una coperta di Linus, di un placebo, e così si è inventato pure la dieta vegana. Il resto l’ha fatto il suo talento immenso.