La Gazzetta dello Sport

Decisivo un 20-0 a inizio 3° quarto Gudaitis è super

Lo sloveno è immenso, l’Olimpia non sfigura Pianigiani: «Ho visto anima, arriverà il nostro momento»

- Vincenzo Di Schiavi INVIATO A MADRID

Vassilis Spanoulis, uno che se ne intende, ha detto che talenti come Luka Doncic nascono una volta ogni 50 anni. In effetti quello che il talento sloveno sforna di questi tempi, dopo un Europeo vinto da protagonis­ta, ha del paranormal­e. Sembra giocare un altro sport tanto è dominante. Gli undici minuti del primo tempo gli sono sufficient­i per produrre 12 punti 3 rimbalzi e 3 assist. Quando arriva a giocarne 16 nel suo score ci sono già 24 ciliegine, quelle che animano il 20-0 del terzo quarto che mette il match in mani spagnole proprio quando Milano tocca il suo massimo vantaggio (+6). «È un leader, spero resti al Real anche l’anno prossimo» dice Laso. «Non siamo riusciti ad arginarlo perché è un fenomeno» spiega Pianigiani, forse un po’ risentito per un arbitraggi­o, diciamo così, piuttosto casalingo e un tantino protettivo verso lo sloveno. Due tecnici e un antisporti­vo, nel fatale terzo periodo, che manda pure a sedere per 5 falli Theodore e Tarczewski.

ARBITRI

«Non parlo degli arbitri – dice il coach Olimpia –, non è il mio lavoro. Certo, non abbiamo ancora lo status del Real e a volte diventa un po’ frustrante. Certe fischiate potevano essere fatte anche contro di loro». Pianigiani intanto incassa l’ennesimo faccia a faccia con una big che non termina con un k.o. tecnico, anzi. Milano, dopo la tempesta Doncic, ricuce il -14 arrivando con Goudelock a -3, per poi cedere sul traguardo. «Altra buona partita contro un avversario di primo livello – continua il coach biancoross­o –. Nel terzo periodo abbiamo perso troppi palloni. In quelle situazioni è più facile scivolare a -25 che tornare a -3. Ho visto anima e impegno, arriverà anche il nostro momento». Milano non batte il Real dal 2008-09 e non espugna Madrid da tredici anni. Digiuni utili a ribadire che per costruire un futuro che profumi di passato serve tempo. Ora, come ha più volte ribadito l’ex c.t. azzurro, sta tutto nella forza della mente, se capace di andare oltre il relativism­o disfattist­a delle prime cinque terribili giornate. Oltre c’è un futuro se si ha la convinzion­e di poterlo cogliere.

CARTUCCE Ancora un segnale insomma. Ancora un’Olimpia che non piega la testa davanti a chi possiede arsenali da superpoten­za. Il 10-7 iniziale firmato da M’Baye, ormai un must, affoga nel contro parziale di 14-6, perché il real vuol mostrare subito i muscoli. Non sbanda in verità l’Olimpia, il problema è che questa gente ti castiga anche le mezze sbavature. Al netto di Doncic, il Real sfutta i mille mismatch e vola +5, spinta ovviamente dal suo fenomeno. Lodevoli sono i continui raddoppi degli esterni ma lo sloveno spiattella, in nemmeno 9 minuti, 10 punti e 3 assist uno più bello dell’altro. Ma anche Milano ha le sue cartucce. Il controllo dei rimbalzi, per esempio (15-7 nei primi 20’), che tolgono al Real la sua mortifera transizion­e. E poi un trittico di esterni che davanti fanno di tutto: penetra nel burro Theodore, colpisce da lontano uno splendido Micov, scaglia siluri e affetta da vicino Goudelock. La tripla di Micov (13 punti in 14’) dà persino il +4 in coda un primo tempo in cui Pianigiani sforna quintetti atipici ma redditizi, in cui brilla l’estro e la sostanza di Gudaitis in poderosa crescita. Jefferson invece rimane seduto per 40 minuti. Già una sentenza? «No – spiega Pianigiani –, non era la partita adatta a lui. Loro giocavano con tanti “quattro” agili e veloci e lui ora il ritmo per tenerli non ce l’ha. Tornerà utile».

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EPA Il coach dell’Olimpia Simone Pianigiani, 48 anni carica la squadra

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