La Gazzetta dello Sport

L’orgoglio di Delneri «Visto la mia Udinese? È tornata a “sgarfare”»

- Guglielmo Longhi

Gigi Delneri è contento che la sua squadra, l’Udinese, «è tornata a sgarfare». E cioè, in friulano, è tornata a lottare. Il tormentone nato un anno fa e subito finito sulle magliette dei tifosi, è di moda dopo la vittoria sul Sassuolo.

Adesso le basta un pari con l’Atalanta.

«Per fare cosa?».

Per salvare la panchina: la società non le ha chiesto 4 punti in 2 partite?

«No, abbiamo parlato, come facciamo sempre. Ma nessuno mi ha dato ultimatum».

Le hanno anche chiesto di cambiare modulo e passare alla difesa a 3?

«Negativo anche questo. A parte che non avrei gli uomini per farlo (Angella e Nuytink sono infortunat­i, ndr), secondo voi a 67 anni mi farei dare la formazione da qualcuno? Sono l’allenatore e decido io».

Ha detto: troppe pressioni per una squadra appena nata.

«E lo confermo. Ci sono molti giocatori nuovi, come Barak, Lasagna, Behrami».

Ma non sono troppi gli stranieri? Con il Sassuolo solo un italiano in campo più Danilo che ha il doppio passaporto.

«Ormai è una caratteris­tica di molte squadre. Certo, anche giocatori che arrivano da culture diverse hanno bisogno di tempo per ambientars­i».

De Paul per la prima volta è partito in panchina.

«Niente di strano: non può giocare 50 partite».

L’Udinese è la squadra che ha mandato in gol più uomini: 12. Un caso?

«No, un’idea di gioco. Tutti hanno il compito di proporsi, soprattutt­o le mezz’ali. Andate a vedere quanti gol hanno fatto l’anno scorso Fofana e Jankto».

Non serve una punta da 10 gol?

«Serve, eccome. E spero che sia Maxi Lopez, un centravant­i che aiuta la squadra».

Rimpianti per aver ceduto Thereau?

«No, ha fatto una scelta, cercava nuove motivazion­i. E’ un attaccante particolar­e, un accentrato­re: senza di lui, abbiamo

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LAPRESSE Gigi Delneri, 67, seconda stagione alla guida dell’Udinese

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