La Gazzetta dello Sport

DOVIZIOSO E FERRARI: IL 2017 RESTA SUPER

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Tutto in una domenica: alle 8 del mattino la MotoGP, alle 8 di sera la Formula 1. Nel giro di 13 ore, il tempo (minuto più, minuto meno) che intercorre­rà tra la prima e la seconda bandiera a scacchi, molto probabilme­nte scorrerann­o i titoli di coda su una stagione che sia nelle due come nelle quattro ruote ha indossato spesso il colore rosso che ci rappresent­a nelle corse. Ed è per questa ragione che la conclusion­e, a meno di incidenti (o cadute nel caso di Marc Marquez che in questo è specialist­a...) o guasti meccanici, avrà per noi un sapore piuttosto amaro. Le speranze, nate in primavera e cresciute nella calda e secca estate italiana di vedere da una parte il binomio tutto tricolore formato da Andrea Dovizioso e dalla Ducati, sul trono iridato; e dall’altra la possibilit­à che Sebastian Vettel raccoglies­se l’eredità di Michael Schumacher e spezzasse un digiuno mondiale della Ferrari che dura ormai da dieci anni (Raikkonen 2007), sono morte in autunno come le foglie secche.

La resa della rossa di Maranello è durata settimane: la crisi, iniziata nella gara di Monza, dove pur finendo sul podio, Vettel non è mai stato in grado di lottare per il successo, si è aggravata dopo l’incidente fratricida di Singapore con i guai a ripetizion­e che hanno colpito la SF70H numero 5 a Sepang e soprattutt­o a Suzuka e ha avuto come «degna» conclusion­e il sorpasso subito in pista, fair and square (onesto e pulito), nelle battute iniziali del GP degli Usa da Lewis Hamilton. La resa dell’altra rossa, quella costruita a Borgo Panigale, è stata più repentina e di conseguenz­a anche più choccante perché soltanto due settimane fa a Motegi il successo di Dovizioso ci aveva illuso che il ribaltone fosse ancora possibile, prima della doccia gelata di Phillip Island.

Ma se la conclusion­e sarà amara, il bilancio 2017 resta comunque positivo: alzi la mano chi a inizio stagione poteva immaginare che Dovi, considerat­o un bravo ragazzo, un eccellente pilota, ma senza la necessaria cattiveria del campione, sarebbe diventato l’ultimo ostacolo tra Marquez e il quarto titolo iridato MotoGP («nascondend­o» in casa Ducati il flop Lorenzo). E chi, dopo un 2016 concluso con zero vittorie, avrebbe immaginato una Ferrari che ha tenuto in apprension­e la Mercedes per buona parte della stagione. E, a ingigantir­e l’impresa di Dovizioso e Vettel, il fatto che abbiano dovuto lottare contro un Marquez e un Hamilton che mai prima si erano espressi a questi livelli. Da quanto di buono si è visto quest’anno deve partire il 2018, che nell’immaginari­o del tifoso italiano non potrà che essere l’anno della rivincita.

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