Hamilton già oltre Vettel Il 4o titolo per l’assalto ai record di Schumacher
Scavalcato Michael nelle pole (72), può puntare alle sue 91 vittorie e ai 7 titoli. «Il mio futuro nelle corse ma non sino a 40 anni»
Da ragazzino è cresciuto nel mito della McLaren e ha raccontato che guardava Michael Schumacher alla tv sognando un giorno di vincere contro la Ferrari. Ora che Lewis Hamilton è a un passo dal quarto titolo iridato, non è più follia fare certi paragoni. Lo dicono i numeri, quelli delle pole position, delle vittorie, dei Mondiali. Domenica, sul circuito di Città del Messico, l’inglese della Mercedes ha un appuntamento con la storia. Gli basta un quinto posto, anche se il rivale Sebastian Vettel dovesse vincere, per chiudere i conti con due gare d’anticipo. Ma, al di là del duello con il ferrarista, questa stagione magica ha lanciato Hamilton nella dimensione dei grandissimi.
I RECORD La sua rincorsa ai record l’ha già portato a superare Ayrton Senna, l’idolo dell’infanzia, ma all’orizzonte ci sono i primati assoluti di Schumacher sempre più vicini. Uno Hamilton l’ha già abbattuto, centrando 11 pole che hanno fatto arrivare il totale a 72, cioè 4 più di Schumi. Ma anche le 91 vittorie del tedesco e suoi 7 titoli non sembrano colonne d’Ercole inviolabili. Hamilton, 32 anni, ha già conquistato 62 GP e di questo passo in tre-quattro stagioni potrebbe riuscire a riscrivere tutti i primati della F.1, considerando anche il dominio delle Frecce d’argento. Ci riuscirebbe in meno tempo di Schumi, che li ha ottenuti in 16 stagioni, contro le 11 disputate finora da Lewis. Sempre che lo voglia, che la sua vita da rockstar e i suoi interessi variegati non lo dirottino altrove, lontano dallo sport. «Tutti i piani che sto facendo per il futuro sono legati alle corse — spiega Hamilton, legato da un contratto con la Mercedes destinato a essere esteso fino al 2020 —. Ma non correrò fino a 40 anni».
LA SFIDA Intanto la sfida con Vettel, che gli ricorda Schumi, lo ha esaltato. «Quando Seb ha firmato per correre con Maranello, un paio d’anni fa, gli ho detto: “Un giorno lotterò per il titolo contro di te e la Ferrari”. Adesso mi capita spesso di ripetergli: “Ti ricordi quello che dicevo?” — sorride Hamilton —. La battaglia è stata divertente. Loro sono andati in testa a inizio campionato e Seb ha risposto ogni volta che mi riavvicinavo in classifica. Ma ero sicuro che a un certo punto le cose sarebbero girate a nostro favore. E’ stata decisiva l’affidabilità della Mercedes. Però non potete immaginare quello che ho fatto in ogni gara per gestire al meglio i motori e allungare la loro vita. Spesso ho sfruttato le gomme oppure ho usato mappature meno spinte». Un modo per rivendicare i propri meriti. Anche in risposta a chi ritiene che l’assenza in squadra di un compagno scomodo come Nico Rosberg gli abbia facilitato il compito: «Per la verità credo che sarei andato forte comunque quest’anno. Però Bottas è stato importante, togliendo punti agli avversari e contribuendo al Mondiale costruttori. Un futuro con Ricciardo? Alla McLaren ho tenuto testa pure ad Alonso...».
IL BOSS Il quarto titolo sembra quasi meno importante della vittoria, un imperativo assoluto. «Sarebbe un sogno conquistare il Mondiale salendo sul gradino più alto del podio — spiega Lewis —. Nel 2008, quando vinsi il primo titolo con la McLaren, battendo Massa e la Ferrari a Interlagos, ero un bambino. Avevo lo stesso talento naturale di adesso, ma niente dell’esperienza e delle conoscenze attuali. E neppure la stessa fiducia in me stesso. Avere un boss come Toto Wolff, che mi ha lasciato la libertà di esprimermi, di vivere la mia vita fuori dalle corse e di essere come sono, si è rivelata una fortuna. Mi ha reso più sicuro e mi ha dato serenità. Se non avessi dato il massimo in pista, sono certo che mi avrebbe licenziato».
L’UOMO Così, crescendo come uomo, Lewis è diventato anche un pilota più forte. E alla fine l’ha spuntata nella guerra dei nervi con Vettel, evitando i blackout del passato e facendo emergere le debolezze del rivale, come in Azerbaigian. Perché cambiare allora? «Voglio vivere ogni istante al massimo, sfruttare ogni secondo del mio tempo, viaggiare in continuazione e arricchire il mio spirito, poi arriverà una terza parte della vita in cui mi fermerò e magari metterò su famiglia. Il prossimo posto da visitare è Machu Picchu (sito archeologico del Perù; n.d.r.). Ci andrò presto». Già, con il Mondiale in tasca.