La Gazzetta dello Sport

Rimpianto Vettel: «Siamo rimasti a volte in panchina»

È stato determinan­te nella riscossa». Cancellare il tabù Messico è l’obiettivo

- Mario Salvini INVIATO A CITTÀ DEL MESSICO

La frase di Yogi Berra, leggendari­o vincitore di 10 World Series come catcher degli Yankees, resta sempre il mantra di questo finale di stagione, Sebastian Vettel l’ha ripetuta anche ieri: «Non è finita finché non è finita». Detto questo è vero anche che, come ha aggiunto lui stesso: «Adesso non è più nelle nostre mani». Cioè la corsa al titolo non dipende più solo da lui. Qui infatti a Seb non basta vincere. Se anche arrivasse davanti a tutti, a Hamilton basterebbe il quinto posto per esser campione. E se l’inglese non dovesse correre né qui né nei rimanenti due GP, per vincere il titolo Seb non dovrebbe far meno di due vittorie e un secondo posto.

TRE VITTORIE E allora c’era una sola cosa che era giusto dire, e Seb l’ha detta: «Vogliamo vincere tutte e tre le ultime gare. È l’obiettivo, penso sia alla nostra portata. Staremo a vedere». Poi, riflettend­o sulla stagione, il tedesco ha ripetuto quel che aveva sottolinea­to spesso: «Nessuno immaginava che saremmo stati dove siamo. La Mercedes era favorita dall’inverno, quando tanti parlavano anche della Red Bull più che della Ferrari. Il team ha fatto un lavoro incredibil­e. Purtroppo ci sono state gare in cui non siamo stati in grado di lottare: le avrei corse anche su tre ruote. Eravamo come in panchina».

TEAM RADIO MESSICANI Del Messico Seb non ha grandi ricordi. Nei due soli precedenti sono rimasti più celebri i suoi team radio dei risultati. Nel 2015, dopo una collisione con Daniel Ricciardo al via, uscì di strada due volte alla stessa curva, la 7. E si scusò con un eloquente: «Ho fatto una gara di m…». L’anno scorso, dopo aver preso a male parole Fernando Alonso nelle libere e Felipe Massa in gara, sparò il celeberrim­o «Charlie Vaffa…» all’indirizzo del direttore di gara Whiting. Prima di salire sul podio per effetto di una penalizzaz­ione a Max Verstappen, e poi ridiscende­rne (virtualmen­te) per una sanzione a carico suo. «Sono sempre successe cose strane, ma non ho particolar­i problemi qui: mi piace il circuito. Per certi aspetti, per la velocità soprattutt­o, lo trovo abbastanza simile a Monza. Speriamo non succedano più guai».

FUTURO ROSSO Nella chiacchier­ata di ieri a Seb è stato chiesto anche se Maurizio Arrivabene debba restare. «Assolutame­nte. E’ un leader forte, ha portato delle innovazion­i. Dobbiamo pensare a dov’era la squadra dopo il 2014 quando l’ha presa e a dove è ora. Lui è stata la persona chiave che ha riportato in alto il team. Speravamo di essere in una situazione un po’ diversa in questo finale, ma i progressi sono evidenti». Una domanda ha riguardato Daniel Ricciardo come eventuale compagno. «Mi piace Daniel. Se sei qui, devi essere pronto a confrontar­ti con tutti. Ma non ho mai pensato a quale compagno sarebbe meglio, anche perché non decido io».

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AFP Sebastian Vettel, 30 anni, ieri durante la conferenza stampa

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